Ambiente e Natura

I tre tempi della notte

di Marcella Sansoni
Notte-stellata-sul-Rodano. Van Gogh.1888

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Ospitiamo una vecchia amica di Ponza al suo esordio sul sito. Poche righe di presentazione di sua mano, alla Redazione, sono riportate alla fine del racconto.
l. R.

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Non era da molto tempo che avevo preso l’abitudine di osservarla mentre dormiva. Per la verità non avevo mai fatto nulla del genere con nessun’altra o almeno mobilitando un’attenzione tanto concentrata.

Avevo trasformato le mie notti con una strategia segreta. Mi preparavo. A lei non potevo dire niente. Avrebbe riso di questa fissazione. Parlarne con altri sarebbe stato folle. Come avrebbero potuto capire la sensualità ed il calore avvolgenti che emanavano dal suo corpo mano a mano che il sonno si faceva più profondo.

Sì, oramai ho una certa esperienza e posso dire che il sonno ha innumerevoli colori e profondità. Almeno il suo.

All’inizio è come se gradatamente rimettesse la sua anima al coperto, al sicuro, nel corpo. Piano piano l’anima diventa invisibile e resta solo il calore del corpo addormentato, non ancora immobile, ancora affascinato dalle false lusinghe della veglia anche se il sole è già basso.
Lentamente si abbandona avvolta in una grande coperta colore del mare, quella che ama di più: qualcuno deve averle detto che sta bene con il colore della sua pelle. Quella superficie di colori tenui e violenti che il sonno più profondo piano piano distende mostrandone impudicamente pieghe, profumi e umori.

Chi sa cosa penserebbe se mi vedesse così immobile a guardarla da un estremo all’altro di quel corpo meraviglioso sul quale mi piace stendermi.
Aggiusto la coperta blu resistendo a stento al desiderio di immergermi in quella coltre, profumata dal suo corpo.

Se parlassi con qualcuno di questa mania la ridurrebbero ad una  fissazione anche un po’ oscena. Non è poi che io lo faccia sempre, nel senso di ogni volta che si addormenta, ma ogni tanto: soprattutto in momenti diversi, nell’arco della notte invernale, perché il sonno non è sempre lo stesso.

Ecco, per esempio, prima che la notte cominci davvero, lei stenta a trovare la posizione più comoda: è allora, quando ancora sembra in cerca della sua anima che quasi sempre faccio finta di dormire.

Non è raro che le senta mormorare ma non credo voglia dire “buona notte”. Che senso ha, lei sa che la notte è notte e sono i sogni a darle i colori, ma quelli che abitano la pancia non quelli che si fingono intellettuali unicamente perché  hanno preso casa nel cervello, ai piani alti, come se poi quello fosse un bell’ambiente pieno di acquerugiola attraversata da  continue scosse elettriche.
Ponza blu su blu

Lei, tutte queste cose le sa e quando il primo terzo della notte comincia a possederla davvero, è per me il momento di svegliarmi e di tenere gli occhi bene aperti nel buio che poi buio davvero non è mai: è il primo terzo della notte, quando i sogni si fanno strada. Il corpo si distende, accenna dei sorrisi. A volte la coperta scivola via, altre volte sollevata in alto dalle lunghe gambe rassomiglia a una grande onda che però ricade senza fragore, come se al mare in tempesta avessero tolto il sonoro.

A volte mi spavento perché apre gli occhi di colpo ma, in realtà non mi vede, il suo sguardo è tutto interiore; ciò che accade fuori, che sia calma o tempesta, gelo o tepore non la riguardano, Che sia io soltanto a guardarla o mille – che però non ci sono – per lei sarebbe la stessa cosa.

La vita del suo corpo continuerebbe ignara di tutto per ritrovare la quiete e i sogni che ogni essere si porta dentro.

Il secondo terzo della notte in genere la trova più calma; è come se tutto fosse già successo.

A volte,  nel secondo terzo della notte mi assopisco anche io ma lei si fa abbracciare con riluttanza e si tira addosso l’enorme coperta blu lasciandomene neppure un brandello per non farmi congelare le spalle. Sono anni che nel secondo terzo della notte sogno quella coperta e sono anni che nel secondo terzo della notte devo rassegnarmi al plaid rosso di casa.

Ponza dall'alto. Notte
Poi accade qualcosa, non so a che ora esattamente.
Quando la luna si prepara a sfumare nel cielo che forse si rischiara o forse no, forse è solo il mio desiderio che si intensifica per l’ansia di vederla sveglia, non troppo che in quel caso mi snerva chè a volte pare una cocainomane senza nessuna cura di sé.

Aspetto invece il momento del risveglio più dolce, quando gli occhi non si spalancano ma si socchiudono appena: allora ci riconosciamo e finalmente posso immergermi in quella coperta resa tiepida dal suo corpo pieno di colori. Si sveglia piano, portando alla coscienza piccole parti di sé.
Mille sciarpe gialle adornano il corpo perché il giallo sta bene con il blu. E poi una mano si schiude: porte colorate si aprono per magia con il primo sole del mattino. 

Alba-sulle-Ponziane

Colori diversi negli occhi e spine nascoste nella morbidezza dei capelli.
Il sole non è ancora alto quando finalmente solleva la testa dal cuscino e con le mani  si accarezza braccia e gambe tanto per assicurarsi che quel lungo sonno l’abbia lasciata tutta intera. Perfetta. Dovrebbe vederlo anche nei miei occhi assonnati e soddisfatti.

Adesso dobbiamo fare attenzione. Quando si spargerà la voce che sei di nuovo sveglia, altri, al di là del mare non capiranno e penseranno “pronta” e faranno la fila per morderti e mangiarti!
A volte riesci a spuntar loro i denti ma quanta fatica hai già fatto per rimarginare tante ferite e cercare di nascondere lividi e slabbrature.

 

Cari amici,
vi allego un micro-racconto sull’isola, più esattamente sull’isola che si sveglia in primavera.
Mi chiedete dei miei rapporti con l’isola… Avevo 16 anni quando ci ho messo piede la prima volta. Ero con mio padre, aveva un motoscafo e arrivavamo da Anzio. Al porto, vicino alla rampa,  c’era “Biagino” e un negozio di alimentari – Ortensia forse… non ricordo – che ora non c’è più.

Da allora non ho saltato un anno: ne sono passati più di quaranta: ho dormito ovunque, nuotato a più non posso, camminato assai e ancora non sono stufa, in tutte le stagioni. Direi che si tratta di amore.
Cosa non va? In Lei (l’isola) proprio niente, anche se c’è dell’altro che non va; se lo ritenete lo racconterò un’altra volta.
Con simpatia.
Marcella Sansoni 

 

Immagine di copertina: Vincent Van Gogh, “Notte stellata sul Rodano”; 1888

1 Comment

1 Comments

  1. vincenzo

    23 Marzo 2014 at 18:08

    Complimenti Marcella le tue fantasie notturne mi hanno fatto ricordare questi pochi versi:

    “Lei stava prendendo la mano del mio carattere. Lì schiariva – era in piena fase crescente – l’olio della luna.
    E avvenne così che, in quel spuntare di istanti, io tornai a esaltarmi per quella amica, con un’allegria, che trovai d’amore.”

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