di Sandro Russo
.
L’attenzione quasi inconsapevole che, percorrendo i viottoli tra le macchie dell’isola, guida lo sguardo verso qualunque vegetazione o colorazione inusuale, per il luogo o per la stagione, già da qualche tempo si era soffermata su questo particolare aspetto della ginestra (Spartium junceum).
È subito evidente che si tratti di una cosa non buona, di qualche malattia o malformazione vegetale di cui però nessuno, per molto tempo, ha saputo darmi una spiegazione…
Malattia della ginestra a Ponza, località Schiavone
Malattia della ginestra a Ponza, Le Forna
Appare come un ispessimento dei tessuti, che divengono grossolani e ipertrofici e le foglie sono come ammassate tra loro, in nidi; ma guardando bene e sezionando le vermene – così si chiamano propriamente i fusti verdi cilindrici compressibili ma resistenti della ginestra, usati in passato come legacci per le viti – non abbiamo mai trovato parassiti visibili a occhio nudo.
Il fenomeno è ubiquitario sull’isola, prima più sporadico, ma forse solo perché recentemente ci ho fatto più attenzione; certo negli ultimi anni mi è sembrato più diffuso, spingendomi alla curiosità di vedere se è presente anche altre zone e a chiedere con insistenza notizia al riguardo.
Perseveranza infine coronata da successo, perché – grazie e Giuseppe Massari, botanico e insieme al fratello Giuliano, buon conoscitore di Ponza – sono venuti prima il nome della patologia, e poi, a cascata, varie altre informazioni.
La malattia non è solo un problema di Ponza; con la dovuta attenzione la si trova ovunque: l’ho vista in Sicilia e a Capri, dove l’ho sentita chiamare ‘cancro della ginestra’. Volgarmente questa manifestazione è nota come “scopazzo della ginestra”, mentre in ambito botanico più propriamente di parla di “fasciazione della ginestra”.
Immagini prese alla Riserva dello Zingaro, in Sicilia (Prov. di Trapani)
Immagina presa nell’entroterra pontino
Si tratta di una patologia da fitoplasmi, dei parassiti delle piante, appartenente alla classe dei Mollicutes, la cui sopravvivenza è possibile solo all’interno della pianta ospite.
I ‘fitoplasmi’ vengono considerati forme intermedie fra le entità virali e i batteri. Sono organismi di dimensioni simili a quelle dei virus e di conseguenza, come i virus, molti attraversano i filtri batteriologici.
Caratteristiche dei Fitoplasmi
A differenza dei batteri sono sprovvisti di parete cellulare e questo li porta ad assumere svariate forme; possiedono, però, una membrana di natura proteico-glucidica e lipidica. Non hanno un vero nucleo anche se contengono sia DNA che RNA. La loro riproduzione, peraltro non ancora perfettamente conosciuta, è simile a quella dei batteri (scissione binaria) [informazioni da Wikipedia].
I Fitoplasmi non sono coltivabili in vitro; sono cioè microrganismi ‘biotrofi’; non possono quindi vivere al di fuori delle cellule vive dell’ospite e non sono in grado di condurre vita saprofitaria.
I Fitoplasmi provocano malattie alle piante, localizzandosi nel floema (il sistema vascolare di conduzione della linfa, nelle piante) e sono trasmessi in natura da insetti dotati di apparato boccale pungente succhiante (afidi, cicadellidi).
I fitoplasmi invadono le vie floematiche della pianta e determinano nella pianta infetta una duplice influenza: interferiscono sul normale funzionamento dei tubi cribrosi del floema (provocando il blocco o il rallentamento della circolazione della linfa elaborata), e alterano l’equilibrio degli ormoni e dei regolatori di crescita (inducendo malformazioni ed anomalie dello sviluppo).
Tale patologia può interessare le piante più diverse, oltre alla nostra ginestra:
Fasciazione su Echium plantagineum (erba viperina)
Fasciazione in Erisimum sp.; foto Gianluca Nicolella
Fasciazione su dente di leone. Foto Giuliano Salvai
Sempre nell’ambito isolano (ponzese), caratteristicamente, tale patologia non interessa quella pianta affine alla ginestra (genere Spartium) che è Genista ephedroides, recentemente rinominata Genista tyrrhena (genere Genista), il nostro comune ’uastaccètt’ [per un tentativo di classificazione delle cosiddette “ginestre”, su Ponza racconta, leggi qui].
Conseguenze per le piante.
A parte il danno estetico, per la pianta le conseguenze non sono particolarmente gravi; la pianta non muore, anche se la zona colpita, dapprima ipertrofica, diventa poi sofferente, giallastra, e spesso secca: ma la parte è isolata dalla pianta stessa che ha altre parti normali e continua a vegetare. Per questi aspetti è una malattia a scarsa diffusività.
Fasciazione su pratolina. Dal basso e di fronte
Fitoplasmosi in Echinacea purpurea
La patologia interessa anche piante legnose: qui fasciazione in Robinia pseudacacia
Da quattro chiacchiere tra appassionati scambiate con Giuseppe Massari (*) – qualche giorno fa presso l’Orto Botanico di Roma – mi è stato chiarito che le piante spontanee in genere stanno bene; sono in grado di auto-proteggersi in quanto nel loro percorso evolutivo hanno imparato a farlo; non sarebbero sopravvissute, in caso contrario.
I problemi per loro nascono quando si verificano eventi “nuovi”, straordinari, come le introduzioni occasionali di parassiti estranei alla nostra flora, oppure sostanze inquinanti e via dicendo. In conseguenza di tali eventi, si verificano disagi anche in forma molto diffusa che, in genere, insorgono, si estendono, regrediscono fino a scomparire; è questione di tempo: serve quello necessario per organizzare le difese. Si considerano eventi ciclici proprio perché hanno un inizio e una fine; purtroppo si possono ripetere a intervalli più o meno lunghi.
Fasciazione su Spartium junceum; nell’ultima foto una giovane pianta infetta che fuoriesce da una ‘parracina’
“Che gli scopazzi, che non riguardano solo le ginestre, siano un segnale di indebolimento delle piante sembra altamente probabile” – dice Massari – “ma da qui ad attribuirli ad una causa precisa siamo ancora lontani”.
“Una concausa potrebbero essere gli incendi. Questi sono sempre avvenuti in ambito mediterraneo e le piante delle nostre latitudini sanno superarli quando sono un evento sporadico, mentre essi provocano danni ingenti quando si ripetono sistematicamente sulle stesse aree. I danni riguardano tutti gli organi del sottosuolo, apparati radicali, bulbi, rizomi, la microflora, la pedofauna, le micorrize, tutti i microrganimi dai decompositori ai fissatori d’azoto… in definitiva si compromette tutto ciò che assicura il regolare svolgimento della vita delle piante.
Non è stato messo in evidenza un diretto collegamento ‘causa-effetto’ tra gli “scopazzi” della ginestra ed il fuoco, si tratta di una supposizione; ma i miei colleghi ed io, ne abbiamo spesso notato l’insorgenza nelle aree ripetutamente colpite da incendi.
“Trattamenti ipotizzabili? – gli chiedo ancora.
“In questa fase delle conoscenze solo prevenzione delle cause che possono indurre indebolimento delle piante. Tra cui in particolare – perché è nelle possibilità umane evitarli – gli incendi.
Le parti affette delle piante possono essere rimosse e bruciate da parte.
Di mezzi farmacologici neanche a parlarne; su vasta scala possono indurre problemi peggiori del male stesso”.
(*) – Diversi articoli di Giuseppe Massari sono stati pubblicati sul sito: leggi qui o cerca nell’indice per Autori per cognome e nome
