Ambiente e Natura

Mediterraneo domani. (2)

di Adriano Madonna

squalo all'attacco

per la prima parte (leggi qui)

Vari tipi di stress nei pesci
In genere, i pesci possono essere sottoposti a stress di varia natura. Tra i più importanti ricordiamo:

Esposizione a fattori ambientali avversi

Mancanza di cibo

Aggressione da parte di predatori

In tempi recenti, a causa del riscaldamento delle acque dovuto al global warming, molti pesci del bassofondo, come le specie costituenti la cosiddetta criptofauna (blennidi, gobidi, pomacentridi, alcune specie di sparidi etc.), di solito stanziali nella prima fascia del piano infralitorale, devono sopportare temperature molto elevate, ben al di sopra di quelle normali (ricordiamo che il cosiddetto strato mescolato risente moltissimo della temperatura atmosferica), e, quindi, sono sottoposte a stress.

Un secondo tipo di stress attualmente osservabile per le specie ittiche di bassofondo è dato dalle acque limacciose dovute al riversamento in mare e nelle acque interne di grandi quantità di terra. La diminuzione della superficie di assorbimento data dalla forte cementificazione, infatti, fa sì che le acque piovane affluiscano in mare trasportando terra dalla costa. Il terriccio si deposita sui piccoli organismi bentonici di cui le specie ittiche costiere normalmente si nutrono e queste vengono a trovarsi in una situazione di scarsità di cibo. Ma c’è di più: il terriccio in sospensione ad un certo punto precipita e va a coprire alghe e piante acquatiche, impedendo loro una corretta azione di fotosintesi, con il risultato di acque ipossigenate. Tutto ciò, ovviamente, provoca stress nei pesci, costretti a vivere in un ambiente difficile.

mare inquinato

Per quanto riguarda le aggressioni da parte dei predatori, possiamo asserire che queste sono in netto aumento per l’affluenza in Mediterraneo di specie provenienti da altri mari, come i barracuda, giunti nelle nostre acque dal vicino Oceano Atlantico, attraverso Gibilterra.

Barracuda

La colonizzazione delle acque nostrane da parte di specie non native provoca un aumento dei competitori delle specie autoctone e un continuo stato di allarme, che muta le abitudini di vita di molti pesci mediterranei e, pertanto, può essere decisamente considerato uno stress.

Vediamo, adesso, come tutte queste situazioni stimolano il sistema endocrino.

Com’è fatto e come funziona il sistema endocrino. In particolare, quello dei pesci
A differenza del sistema nervoso, quello endocrino opera un controllo lento e diffuso dei diversi organi e apparati. I due sistemi, quindi, tendono a controllare funzioni diverse, anche se, in realtà, la maggior parte degli organi di un animale subisce un duplice controllo: sia da parte del sistema nervoso sia da parte del sistema endocrino e una situazione tipica è proprio quella in cui un animale è sottoposto a uno stress. Un esempio calzante è quello succitato del leone che aggredisce la gazzella.

Il suddetto controllo da parte del sistema endocrino si concretizza per mezzo della secrezione di ormoni da parte delle ghiandole endocrine. Questi si dividono in tre categorie: ormoni steroidei (derivano dal colesterolo, sono liposolubili e sono prodotti e secreti dalle gonadi e dalla corteccia surrenale dei vertebrati e dalla placenta dei mammiferi); ormoni peptidici (sono costituiti da catene di amminoacidi, sono idrosolubili e si legano a recettori situati sulla membrana plasmatica); ormoni amminici (derivano da modificazioni di amminoacidi, possono essere sia idrosolubili, come la melatonina e le catecolammine, sia liposolubili, come gli ormoni tiroidei).

La “centrrale di controllo” del sistema endocrino è l’ipofisi o ghiandola pituitaria, che regola l’attività di tutte le altre ghiandole (epifisi, tiroide, paratiroidi, surrenali, isole di Langerhans, gonadi). Essa è situata alla base del cranio, nella fossa della sella turcica dell’osso sfenoide, ed è controllata dall’ipotalamo.

L’ipofisi è costituita da un lobo anteriore, detto adenoipofisi, e da un lobo posteriore, la neuroipofisi. Tra i due lobi troviamo la parte intermedia, che è più o meno sviluppata a seconda della specie e del grado di sviluppo dell’animale.

Adenoipofisi e neuroipofisi sono deputati alla sintesi di ormoni specifici.

Nei pesci e in alcuni vertebrati non mammiferi troviamo ghiandole endocrine particolari ed esclusive: urofisi, corpuscoli di Stannius, corpi ultimobranchiali.

Molti pesci sono dotati di un sistema neurosecretorio localizzato in prossimità della pinna caudale, in corrispondenza degli ultimi segmenti della colonna vertebrale. Questo sistema, che chiameremo sistema caudale, negli elasmobranchi (squali e razze) è costituito da grandi cellule neurosecretorie, le cellule di Dhalgren, i cui assoni si connettono con sinapsi a numerosi vasi sanguigni.

In alcuni osteitti (pesci con scheletro osseo, a differenza dei condroitti, a cui appartengono gli elasmobranchi, che hanno scheletro cartilagineo) esiste un rigonfiamento nella porzione caudale della colonna vertebrale, detto organo neuroemale, in cui giunge un’importante rete capillare, proiettata dagli assoni delle cellule di Dhalgren.

Ritornando al tema dello stress e restringendo il campo ai pesci, possiamo asserire che, in seguito a uno stress, avvengono cambiamenti importanti a livello biochimico e fisiologico, mediati dal sistema neuro-endocrino.

Queste reazioni allo stress possono essere riassunte in risposte di tre differenti livelli: risposta primaria, risposta secondaria e risposta terziaria.

Nella risposta primaria si percepisce e si riconosce lo stressore, con attivazione del sistema simpatico-cromaffine e dell’asse ipotalamo-ipofisi-interrenale. Vengono rilasciate catecolammine e corticosteroidi.

Nella risposta secondaria si osservano effetti quali l’aumento della capacità respiratoria e della gittata cardiaca.

La risposta terziaria determina mutamenti comportamentali del pesce (si sono osservati, in alcuni allevamenti di spigole e orate, comportamenti stranissimi, dovuti, di certo, a effetti neurologici, per cui i pesci battono ripetutamente la testa contro le reti delle gabbie, fino a uccidersi), blocco della crescita, facilità a contrarre patologie (tipiche le micosi dei pesci in acquario) e parassitosi, inibizione della riproduzione.

allevamenti di orate

 

[Mediterraneo domani (2) – continua]

Dott. Adriano Madonna, EC Lab Laboratorio di Endocrinologia Comparata, Università degli Studi di Napoli “Federico II”

 

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