Attualità

’U sexi shop

di Sang’ ’i retunne (*)

 .

Il rutunno o zerro (Centracanthus cirrus) è pesce pelagico che usualmente vive in branchi, ma  gli individui più interessanti occupano posizioni defilate, dalle quali osservano gli eventi  adottando particolari precauzioni. Per il noto principio di Heisenberg, ogni osservazione/misurazione perturba il moto dell’oggetto osservato, pertanto lo Zerro-osservatore deve operare in condizioni di assoluto anonimato.
Libero docente presso l’ateneo di Vascio ’o Campus – www.univasciocampus.org – lo Zerro-osservatore partecipa ai più importanti Convegni  e pubblica su riviste  specializzate; per gentile concessione,
Ponza racconta ne pubblicherà  alcuni Abstracts.
La Redazione

Sexy Shop

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Sang’ ’i retunne – Gigi’, ma che devi aprire un bar?
Gigi’ – No, quale bar, arap’ ’nu sexi shop.

Sr – A Ponza?! …’u sexi shop? Maronna mia, chist’ è ’sciute pazze.
Gg – Sì, propretamente un sexi shop, ho fatto un’immagine di supermercato ed ho visto che qua non c’è.

Sr – E c’era bisogno di fare un’indagine di mercato per scoprire che qua non ci sta? …Ma nemmeno credo che possa convenire aprirlo.
Gg – E chi lo dice? Se non c’è significa che nessuno ci ha pensato, e che sarà un grande successo.

Sr – Ma chi sarebbero i clienti? E poi chi lo sa di questa cosa?
Gg – Lo sapranno tutti. Io farò una grande inaugurazione pubblicitaria con tutte le autorità… Il sindaco, ’u marasciall’… zi’ Tatonne… ‘u prevete…

Sr – …’U prevete?
Gg – E pecché, nun è omme pure isso? Quello poi lo dirà in chiesa e sai la pubblicità..!

Sr – Ma chill’ è ’u prevete, ma quala chiesa?
Gg – E lui sarà contento: favorirò l’incremento storiografico… la Chiesa lo vuole.

Sr – Con il sexi shop agevolerai l’incremento demografico? Ma dai..!
Gg – E sì, i mariti invece ’e se schiaffà ’nfacce a ’na televisione, si daranno da fare con le mugliere… e alla fine coc’cosa esce. O no?

Sr – Ma tu lo vedi ’nu Verucciell’ o’ sexi shop p’accatta’ i perizoma sexi a ’Ndunetta?
Gg – Il perizoma no, ma coccos’altro sì! …accussì Verucciell’ s’arriposa.

Sr – Gigi’, sarrà comme dici tu, ma io chesta cosa nun ‘a veca bona.
Gg – Ma tu fusse diversamente maschio? Guarda che io sarò attrezzato per tutti i gusti!

Sr – Wueee, ma ch’è capito? Ma guard’a chisto! …le tengo a mugliereme.
Gg – E falla veni’ a muglièrete, ca ce faccio ’o sconto!

Sr – Gigi’, secondo me è sbattuto ’a capa ’nderra.
Gg – Quando farò affari ti regalerò un completino sexi da Rambo pe’ ghi a caccia …Sai gli uccelli che prenderai..!?

Sr – Gigi’ vattenne! Statt’ luntane che si addeventate pericoloso…
Gg – E sì pericoloso! …Io voglio risollevare il morale dei ponzesi e tu mi scoraggi…

Sr – Ma te pare chisto ’u mode? Tu l’arruìne ancora di più.
Gg – I ponzesi hanno qualità nascoste, sono zulù di grande valore: basta saperli prendere e ti danno tutto…

Sr – Gigi’, prenderli come? …e ti danno cosa? Secondo me a tte internet t’ha accise ‘e cervell’
Gg – Non c’entra internet. Qua ci stanno violentando a turno da un paio d’anni: tanto vale provare a senti’ piacere cu’ ne poca ’i fantasia.

 .

(*) – La Redazione accetta la richiesta di anonimato dell’Autore ed è garante del contenuto dei suoi scritti

9 Comments

9 Comments

  1. vito favata

    28 Febbraio 2014 at 22:20

    Sang’ ’i retunne
    Complimenti, hai fatto un salto di qualità da Facebook a Ponza racconta.
    Comunque complimenti e tanti auguri per la nuova attività di
    sexi shop.

  2. Gennaro Di Fazio

    1 Marzo 2014 at 01:21

    Non sono un moralista, ma mi sia concesso dissentire dalla qualità dell’articolo che credo non sia adatto a questo sito che ha espresso quasi sempre buoni livelli di cultura con picchi anche di eccellenza.
    Gennaro Di Fazio

  3. Francesco Ambrosino

    1 Marzo 2014 at 10:45

    Il contagio delle idee
    di Francesco Ambrosino

    “Prima che il tempo cancelli le tracce, raccogliamo insieme la storia e la cultura di Ponza e dei Ponzesi”.
    Questo è il testo che padroneggia nella home page del sito.
    Il sito ha evidenziato e sottoposto alla pubblica fruizione numerosissimi argomenti e approfondimenti che esattamente rispondevano al motto statutario.
    Oggi però la scelta redazionale di pubblicare un testo discutibile sia per fattura, per contenuto ed anche per i riferimenti pseudo dialettali, mi è parsa fuori luogo e impropria.
    Si aggiunga a questo, che il “poeta” in questione è un anonimo e che per diretta ammissione della redazione, tale vuole rimanere. Mi era parso, ma è possibile che mi sbagli, che il codice deontologico del sito non prevedeva *(leggi qui) queste libertà.
    Comunque, si registra positivamente questa nuova apertura, questa contaminazione facebookiana e si spera in una pari dignità e garanzia di visibilità, per tutti gli altri anonimi che circolano nel web, e che a mio modesto parere, sono capaci di opere molto più rispondenti alla cultura e alle tradizioni locali.

    * (leggi qui) http://www.ponzaracconta.it/2013/05/14/sulla-questione-dellanonimato/

  4. vincenzo

    1 Marzo 2014 at 11:20

    Evviva la nuova cultura effimera della redazione di Ponzaracconta ma fatemi capire: il nostro “Sang’ i Retunne” è un esimio professore che dedica il suo prezioso, illuminato tempo ad occuparsi dei nostri rassegnati lidi?

    E Ponzaracconta lo conosce di persona? E Ponzaracconta capisce e intende l’importanza strategica del contributo di questo dottore che con ironia sopraffina vuole curare i mali delle nostre contraddizioni?

    Beh se è così, non conoscendo questo esemplare dal sangue freddo ma dall’intelligente visione che ci evidenzia l’inutilità delle nostre umane fatiche… se è così, ci affidiamo con fiducia a Ponza Racconta e alla sua nuova veste redazionale.

  5. sandro vitiello

    1 Marzo 2014 at 14:31

    Non mi piacciono questi “parrucconi” che si scandalizzano davanti ad un’innocente provocazione di “Sang’ ’i retunne ” e richiamano PonzaRacconta al dovere della serietà, della moralità e della trasparenza dei suoi contributi.
    Non mi piace l’intervento di Franco Ambrosino che trova ora il coraggio di scrivere direttamente al “rinnegato” sito quando ultimamente l’ha fatto solo per interposta persona.
    Non mi piace il commento di Vincenzo Ambrosino che, pur avendo goduto di ampi spazi da queste parti senza particolari censure, spiega a PR cosa è giusto e cosa è sbagliato.
    Con tutto il rispetto io credo che questo sito possa guadagnarci qualcosa quando ha la pretesa di “mischiarsi con popolino”.
    Grande rispetto per la cultura “alta” e per i contributi autorevoli che questo sito ospita: sono la sostanza e siamo contenti che ci siano.
    Però la cultura popolare è fatta anche di queste piccole cose e “Sang’ ’i retunne” è un esponente autorevole di questo modo ponzese di raccontarla.
    Non ha accusato nessuno personalmente e se ha chiamato in causa le figure istituzionali lo ha fatto senza riferimento preciso agli attuali uomini delle istituzioni.
    Potremmo parlare di Trilussa e pure di de Andrè ma la faremmo troppo lunga.
    Lunga vita a “Sang’ ’i retunne”.

  6. Rita Bosso

    1 Marzo 2014 at 15:27

    La pubblicazione del testo solleva una serie di osservazioni e di considerazioni fondate, alle quali provo a dare risposta in qualità di redattrice che ha proposto e caldeggiato l’inserimento del pezzo.
    – Franco Ambrosino pone la questione dell’anonimato; a dire il vero, ne abbiamo discusso a lungo prima di pubblicare. Anche in letteratura e nel giornalismo è sempre esistito il nom de plume: talvolta l’identità dell’autore è nota ai lettori – tutti sapevano chi fosse il Ghino di Tacco dei corsivi sull’Avanti – altre volte l’anonimato è difeso a spada tratta, sollecita curiosità e determina, almeno in parte, il successo di un’opera: è così per Elena Ferrante, caso letterario, alter ego di uno scrittore tuttora ignoto. In entrambi i casi, nulla in comune con l’anonimato che Ponzaracconta ha più volte respinto e su cui non muta posizione: l’anonimato della denuncia facile, dell’offesa, della volgarità.
    Franco Ambrosino propone di pubblicare scritti di altri autori anonimi: li segnali, la redazione li valuterà come è suo preciso compito e, se li riterrà interessanti, li inserirà. Alla valutazione sono peraltro assoggettati tutti gli scritti che pervengono al sito, indipendentemente dalla firma, il che ha fatto gridare in tempi non remoti alla censura; è perciò fuori luogo pensare che “tutti gli anonimi che circolano sul web” debbano trasferirsi su Ponzaracconta, posto che lo vogliano. Anche su questo punto, dunque, nessun mutamento di rotta.
    Mi permetto un suggerimento: nell’ambito di “PonzaEstate”, perché non dar voce a tali numerosi autori “capaci di opere (molto più) rispondenti alla cultura e alle tradizioni locali”?
    – Gennaro Di Fazio pone la questione della qualità del pezzo, Vincenzo Ambrosino paventa uno slittamento verso la cultura dell’effimero. Se badiamo all’aspetto formale, occorre precisare che la Redazione non ha mai fatto della scorrettezza ortografica e sintattica motivo di mancata pubblicazione; tutti i pezzi vengono sottoposti a lettura, talvolta ad editing, in qualche caso ad una più o meno integrale riscrittura perché gli svarioni li renderebbero incomprensibili; il vernacolo, poi, rappresenta un campo minato anche per scrittori di fama.
    Nel sito è presente la sezione “Dialetto”: chi ritiene che in questo o in altri testi compaiano espressioni non corrette o pseudo-dialettali non ha che da segnalarle, contribuendo in tal modo alla conoscenza e allo studio del nostro idioma. Resta il fatto che il pezzo possa non piacere; l’esercizio della critica è legittimo e può risultare molto costruttivo, se deriva da un’analisi e da una chiara articolazione delle motivazioni. In quanto all’effimero, non so rispondere: di fronte ad un quadro, ad un romanzo, ad una musica non mi sono mai chiesta se sia opera effimera o meno, ma se susciti emozioni, se comunichi o provochi, se usi un linguaggio innovativo, autentico; se sia coinvolgente o noioso; se presenti tratti di originalità o sia la scopiazzatura di un’opera già vista.

  7. vincenzo

    1 Marzo 2014 at 18:20

    Caro Sandro Vitiello, magari fossimo “parrucconi”: i capelli scarseggiano. Vedi amico, l’importante è capirsi: se scelgo di andare a mangiare in un ristorante cinese non mi aspetto di mangiare piatti francesi e viceversa.

    Su Ponzaracconta mi aspetto sempre che chi scrive è una persona nota e conosciuta e può rispondere sempre con la sua faccia, al di là di quello che scrive che sia anche originale, artistico e unico.

    Se le regole sono cambiate, bisogna che si sappia, basta cambiare l’insegna del ristorante.

  8. Francesco Ambrosino

    1 Marzo 2014 at 18:57

    Mi dispiace che il mio commento abbia suscitato una presa di posizione, anche se palesemente imbarazzata, da parte dei redattori Bosso e Vitiello.
    Non è solo mia intenzione evidenziare una caduta di stile di PonzaRacconta o censurare la tematica trattata per ragioni moralistiche. Il mio appunto, rilevante e non smentibile è il doppiopesismo che spesso la redazione usa. Questo evidenziai al tempo e questo si è riproposto oggi con assoluta e palese evidenza ed eccomi qui a rimarcarlo nuovamente con forza.
    Tutto il resto, compreso la provocazione gratuita della Bosso (relativa a PonzaEstate) sono tentativi di depistaggio inutili. La signora può tentare di celare la sua responsabilità con belle parole, dicendoci che “Ponzaracconta ha più volte respinto e su cui non muta posizione: l’anonimato della denuncia facile, dell’offesa, della volgarità”, quasi a dirci che quello e solo quello è il discrimine per escludere scritti anonimi, ma la verità è un’altra, fortunatamente scolpita a chiare lettere da un altro redazionale, che qui allego per completezza. “Ci siamo dati delle norme comportamentali che includono la civiltà del dialogo, il rispetto della privacy e delle posizioni altrui, il rifiuto dell’informazione a fini intimidatori. Come siamo stati categorici nel rifiutare l’anonimato in tutte le sue forme”.
    Gentile signora Bosso quale dei due redazionali è falso?
    Quale in questo momento le conviene che lo sia?
    Eviti i “suggerimenti”, non si accettano da chi mistifica la verità.

  9. Silverio Tomeo

    1 Marzo 2014 at 22:51

    Inventarsi un “canone” per il vero dialetto ponzese è solo una sciocchezza, come se il “vero” dialetto fosse cristallizzato e congelato nel dialetto ischitano e torrese della colonizzazione, immemore e isolato (è il caso di dire) nel bell’azzurro del Tirreno…Ragion per cui il dialetto usato dall’autore lo trovo assai corrispondente al nuovo e moderno dialetto ponzese, mischiato con parole in italiano quando non romanesche. Nessuna pruriginosità può mai scatenare il testo, oltretutto, e la conclusione non lascia poi dubbi nella sua valenza di metafora di una condizione collettiva avvertita come una fregatura passiva e dolorosa.

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