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Mediterraneo domani. (1)

di Adriano Madonna

delfino [1]

Non è infondata l’ipotesi che in un futuro più o meno lontano il nostro Mediterraneo diventi povero di pesce e di specie marine in genere. Lo dimostra questo studio di endocrinologia alla luce dei mutamenti avvenuti nel Mare Nostrum. Il motivo va ricercato nello stress, dovuto a diverse cause, che esamineremo, a cui è soggetta la nostra fauna marina.

Che cos’è lo stress

Con il termine “stress” si intende una risposta dell’organismo a stimoli di varia natura. Non è facile, quindi, dire se lo stress sia un fenomeno patologico oppure solo fisiologico.

Secondo Seyle, è essenzialmente una risposta dell’organismo a qualunque tipo di richiesta. Lo stesso Seyle, per distinguere la causa dall’effetto, ha definito stressor l’agente scatenante e stress response o semplicemente stress l’effetto risultante. Quest’ultimo comporta una serie di mutamenti nella struttura e nella composizione chimica dell’organismo: una vera e propria sindrome di adattamento, quindi, indicata dalla sigla SGA (Sindrome Generale di Adattamento – Seyle 1936).

Ai primi del Novecento, Cannon evidenziò che non solo le alterazioni dell’omeostasi (gli equilibri interni costanti di un organismo, indipendentemente dall’ambiente esterno, come la temperatura corporea e la pressione arteriosa) ma anche l’avvertimento di situazioni potenzialmente dannose riesce a mobilitare tutte le difese dell’organismo per far fronte a un evento probabile in tempi brevi, con produzione di adrenalina e l’attivazione del sistema simpatico.

Ancora Seyle, nel 1950, definì la risposta allo stress come “la somma di tutte le risposte fisiologiche attraverso le quali un animale tenta di mantenere o di ristabilire il normale metabolismo in opposizione a forze fisiche e chimiche”.

Wendelar Bonga, nel 1997, definì lo stress come “una condizione in cui l’equilibrio dinamico dell’organismo animale, chiamato omeostasi, è minacciato o disturbato dall’azione di stimoli intrinseci o estrinseci, chiamati stressori, i quali, da un lato producono un effetto che minaccia o disturba l’equilibrio omeostatico, dall’altro promuovono una serie di risposte comportamentali e fisiologiche compensatorie e/o adattative, che permettono all’animale di superare il problema”.

Se, però, lo stress è intenso e cronico, l’animale può perdere le sue capacità adattative e, nella migliore delle ipotesi, accuserà una crescita corporea ridotta, una resistenza molto minore agli agenti patogeni e una grande difficoltà nel riprodursi. Nella peggiore delle ipotesi, lo stress intenso e cronico porta alla morte.

balene spiaggiate [2]

In ogni caso, con il termine stress non si indica solo una situazione svantaggiosa e di mancato benessere, bensì ogni momento in cui un animale necessita di una quantità ingente di energia per far fronte a una sollecitazione estrema. Ad esempio, un leone che, nascosto tra le alte erbe della savana, si prepara ad aggredire una gazzella in corsa, è sottoposto a uno stress, poiché necessita di una grande quantità di energia per mettere in moto al massimo il proprio apparato muscolare, con una pronta risposta del sistema endocrino: infatti, i veloci segnali delle cellule nervose deputati a innescare la contrazione muscolare si coniugano con la secrezione di adrenalina da parte delle ghiandole surrenali. L’adrenalina raggiunge il fegato attraverso il circolo sanguigno e lo sollecita a liberare glucosio, che andrà a “carburare” il muscolo, conferendogli la quantità di energia necessaria a sostenere la risposta meccanica.

Nella gazzella, che deve contrarre i muscoli in una corsa estrema per sottrarsi agli artigli del leone, accade la stessa cosa.

Stress è anche la pratica riproduttiva di quasi tutti gli esseri viventi: ad esempio, pensiamo alle energie che deve spendere un piccolo uccello per “costruire” un uovo che magari è pari a poco meno della metà del suo peso corporeo.

Tutto ciò è definibile come stress.

tartarughe verso il mare [3]

Le tre fasi dell’SGA

Nell’SGA (la sindrome di adattamento di Seyle) si distinguono tre momenti: la pronta reazione all’agente scatenante, la resistenza e l’esaurimento della risposta.

Quando lo stress si prolunga nel tempo, si osservano tre fenomeni ricorrenti: un’attività delle ghiandole surrenali che ne comporta l’ingrossamento, la riduzione dei linfonodi, della milza e del timo e, a volte, sanguinamenti di stomaco e duodeno oltre ad altri fenomeni, come diminuzione della massa corporea, alterazioni della temperatura etc., perché nello stress vengono coinvolti diversi organi e apparati, come il sistema nervoso (in particolare l’ipotalamo), il sistema immunitario e quello endocrino.

Ci occuperemo in particolare di quest’ultimo, con speciale attenzione alla risposta del sistema endocrino dei pesci quando sono sottoposti a stress.

In linea generale, possiamo asserire che lo stress genera la produzione dell’ormone CRH (Corticotropin-Releasing-Hormone), che rilascia la corticotropina. Questa, una volta entrata in circolo, va a stimolare la produzione degli ormoni surrenali, in particolare del cortisolo (ricordiamo che il cortisolo, della categoria dei glucocorticoidi, è un ormone steroideo, quindi prodotto dal colesterolo. Essendo liposolubili, gli ormoni steroidei possono attraversare la membrana plasmatica e raggiungere i recettori proteici situati nel citoplasma delle cellule bersaglio).

L’ormone CRH stimola l’ipofisi anteriore a rilasciare l’ormone adrenocorticotropo ACTH, che, agendo sulle ghiandole surrenali, induce queste ultime a produrre diversi ormoni steroidei, a loro volta agenti su organi e cellule bersaglio, come sui linfociti e sulle cellule dello stomaco e del duodeno.

Ciò spiega come forti stress possano comportare importanti effetti immunosoppressori.

                                                 [Mediterraneo domani –  (1) – continua]

Dott. Adriano Madonna, EC Lab Laboratorio di Endocrinologia Comparata, Università degli Studi di Napoli “Federico II”