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Pesca e acquacoltura. Novità che passano per il golfo di Gaeta e le isole ponziane

di Erminio Di Nora
Peschereggio con gabbiani [1]

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Dal 1° gennaio 2015 cambiano le regole in caso di pesca accidentale sotto la taglia minima consentita per acciughe, sgombri, sardine, suri, lanzardi. Questi prodotti, se inferiori alla taglia minima consentita, non potranno più essere rigettati in mare ma ci sarà per il pescatore l’obbligo di sbarco a terra, come previsto dell’articolo 15 del Regolamento (Ue) n. 1380/2013.
Dal gennaio 2019 tale obbligo scatterà anche per altri venti prodotti soggetti a taglia minima.

La Fao sottolinea che «La forte espansione del commercio mondiale di prodotti ittici sta generando molta più ricchezza che in passato, ma i Governi devono aiutare i piccoli pescatori e gli acquacoltori a poterne beneficiare anch’essi».

Pesca e acquacoltura sono una fonte vitale di occupazione, di cibo nutriente e di opportunità economiche, soprattutto per le comunità di pescatori su piccola scala. Eppure le minacce di epidemie su larga scala nel settore della pesca d’allevamento e l’impatto del cambiamento climatico potrebbero alterare drasticamente questa situazione.

Pensiamo ad esempio al nostro Golfo, alle correnti, alle imprese di pesca presenti, alle attività turistiche, a quelle industriali, passando obbligatoriamente per i fattori che inquinano e danneggiano il mare.
Ogni anno, in piena stagione estiva, ricominciamo a vedere scie di schiuma e immondizie che spiaggiano, con gravi ripercussioni sull’economia di tutto il litorale.
Si prosegue, anche a causa dei cambiamenti climatici, con le fioriture algali, la presenza di mucillagini, e con mareggiate che portano via migliaia di metri cubi di sabbia.
Le cause sono da ricercare anche nella mancanza di una programmazione adeguata, ma soprattutto nel valutare le varie problematiche quasi esclusivamente nei momenti emergenziali.

Ponza, ad esempio, è un’isola che ha scritto la storia della pesca in gran parte dell’Italia. Eppure oggi è “lasciata” ad un destino infelice, con abbandoni e demolizioni, trasferimenti sul continente e una totale mancanza di rinnovamento generazionale.

A Ventotene, benché i pescatori si contino sulle dita di una mano, si sentono esclusi dai piani di gestione dell’Area Marina Protetta, fonte importante di turismo ecosostenibile e di sviluppo della pesca professionale di “qualità”.

Non ultimo, abbiamo una importante problematica connessa ai pescatori abusivi, ai furti e/o ai dispetti, che avvengono soprattutto in zone isolate, come quelle lungo le sponde del fiume Garigliano, e al conflitto tra mestieri, cioè tra diverse tipologie di pesca.

Ovviamente, in periodi di crisi e di ristrettezze legislative ed economiche, tutte le situazioni sopra descritte finiscono per determinare uno stato di tensione e di sfiducia.
Cosa sta predisponendo il GAC – Gruppo di Azione Costiera che si è costituito il 4 maggio 2012?

Quali sono stati gli investimenti effettuati, e quali sono quelli programmati?

Quale parte della categoria è stata e/o sarà interessata da questi interventi?

In che modo le Amministrazioni si coordinano con questo “nuovo” Ente?

La “missione” del GAC è:

Piano Finanziario Totale:   €    1.412.199,00
Intervento Pubblico:            €    748.362,00
di cui:
Fondo Europeo Pesca:        €     374.181,00
Stato:                                      €     299.344,80
Regione:                                 €     74.836,20
Altri Soggetti:                        €     663.837,00