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Studiare nelle isole minori

di Silverio Lamonica
Asino-in-barca [1]

 .

Ho letto con attenzione l’articolo di Vincenzo (vedi qui [2]) sul futuro della scuola secondaria di secondo grado a Ponza (Istituto tecnico con indirizzo turistico) e le perplessità dei ragazzi isolani a doverlo frequentare.

Purtroppo non ci sono ricette atte a migliorare ipso facto una situazione che per la verità, interessa  tutte le isole minori italiane. Ma prima di proseguire nel ragionamento, vorrei soffermarmi, solo per un istante, sul concetto di “isole minori”.

Le “isole minori”, com’è noto, per definizione comprendono anche l’Elba, Ischia, Capri, Procida, le quali, oltre ad essere molto vicine al “continente”,  hanno una popolazione pressoché stabile e superiore ai diecimila abitanti. Altre isole, invece, come appunto Ponza, Ventotene, Giglio, Ustica, Salina, Le Egadi, Le Tremiti, oltre ad avere una popolazione che va riducendosi quasi a vista d’occhio e ben al di sotto dei 5000 abitanti, sono lontane dalla “terra ferma” più di dieci miglia marine, vale a dire almeno 18, 19 chilometri e il mare quando è agitato, e in autunno inverno capita spesso, rappresenta un limite pressoché invalicabile.

Per questa tipologia di isole lo Stato dovrebbe avere un’attenzione particolare formulando adeguati provvedimenti, per incoraggiare a restare chi decide di viverci,  con dignità.

Nella seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso, sorse l’Associazione Isole Minori Italiane, facente comunque parte della più ampia Associazione Comuni Italiani. Ma un tale sodalizio trovò purtroppo i suoi limiti perché includeva anche le isole con popolazione superiore ai 5000 abitanti e ad un “tiro di schioppo” dal continente, di cui si è accennato sopra, quindi con bisogni e problematiche diverse.

Perciò,  per migliorare il settore della scuola, come altri settori, nelle isole veramente piccole, ritengo controproducente mobilitare l’Associazione Isole Minori (se ancora esiste) ma gli amministratori dei Comuni con meno di 5000 abitanti sopra elencati, potrebbero direttamente prendere contatti tra loro e con i rappresentanti regionali e nazionali dei rispettivi territori, per formulare una proposta di legge ad hoc, in cui, dopo aver premesso a chiare note che non è interesse dello Stato permettere l’abbandono progressivo, ineluttabile e definitivo di questi territori da parte della sparuta popolazione che ancora vi risiede stabilmente, elenchino dei punti essenziali atti ad incoraggiare gli stessi abitanti a rimanere.

A mero titolo di esempio:

1)   Consistenti sgravi fiscali per le famiglie i cui figli studiano nelle piccole isole con una popolazione inferiore ai 5000 abitanti.

2)   Borse di studio per tutti gli alunni che, dopo aver concluso l’intero ciclo scolastico esistente in tali isolette, devono trasferirsi altrove per frequentare le scuole di grado superiore o l’Università, prevedendo anche l’ospitalità gratuita in convitti e/o case dello studente.

3)   Indennità di alloggio ai docenti e personale ATA non residente che decidono di prestare servizio in tali scuole, con un obbligo di presenza di almeno 9/10 dell’intero ciclo di lezioni, oltre a incentivi economici per i docenti residenti.

4)   Nomina dei supplenti, nei vari gradi di scuola, anche per un solo giorno, con il reperimento del personale non di ruolo disponibile in loco.

5)   Autonomia scolastica garantita per gli istituti comprensivi esistenti, con almeno 200 alunni e con il capo d’Istituto in loco (non è concepibile, in base alla mia non breve esperienza di  dirigente scolastico, che si possa “pilotare a distanza” la scuola di una piccola isola, data la sua complessità, specie se, a svolgere un tale compito, sia un Preside di un Istituto distante qualche centinaio di  chilometri con l’aggravio di una struttura altrettanto complessa cui badare. Non intendo comunque mettere in discussione la bravura dei colleghi che attualmente versano in tali situazioni !).

6)   Prevedere i libri di testo gratuiti per tutti gli alunni dei vari ordini di scuola e il potenziamento dei sussidi didattici multimediali in tutte le classi, oltre ad un consistente finanziamento per progetti scolastici.

Se non ho calcolato male, le isole veramente “piccole” hanno complessivamente una popolazione inferiore ai 17.000 abitanti (dati 2010 e oggi, a distanza di circa 4 anni, sarà certamente ancora più esigua) distribuita tra una decina di Comuni (comprese le Eolie, ma esclusa Lipari che supera i 10.000 abitanti).

Dai dati suddetti appare evidente che esiste un’emergenza vera e propria che riguarda le isole veramente piccole, che lo Stato, nel razionalizzare la spesa pubblica eliminando gli sprechi, non può trascurare.
Diversamente, una volta spopolate, potrebbero essere “dismesse” e finire magari nelle mani di qualche sceicco. Del resto Alitalia docet…

 

Immagine di copertina: foto di Paola Pivi