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Oggi, 14 febbraio, le donne di tante associazioni femminili e partiti politici hanno festeggiato San Valentino partecipando al flash mob One Billion Rising per la Giustizia, e non sono stati pochi i rappresentanti del genere maschile che hanno condiviso la manifestazione.
Questo è il secondo anno in cui la scrittrice statunitense, Eve Ensler (autrice dei Monologhi della vagina e fondatrice del V-Day, il movimento attivista globale che vuol porre fine alle violenze sulle donne) chiama le donne di tutto il mondo a prendere coscienza della propria forza e ad agire contro la violenza che si perpetra nei loro confronti in qualsiasi paese del globo.
I dati che arrivano dall’OMS (Organizzazione Mondiale per la Salute) dicono che 1 miliardo di donne (circa un terzo della popolazione femminile mondiale) subirà – o ha già subito – violenza nel corso della sua vita ed il femminicidio è diventato parte normale della cronaca quotidiana.
Il flash mob si svolge con una danza – la danza planetaria delle donne – sulle note di Break the chain (scritta da Tena Clark e musicata da Tena Clark e Tim Heinz), cioè Spezza la catena1, quella dei pestaggi e degli insulti.
La danza, momento di libertà, di gioia e di affermazione di sé, di presa di coscienza del proprio corpo, diventa così una modalità collettiva di essere al fianco delle donne per aiutarle a superare la vergogna, il senso di colpa, il dolore, e a denunciare.
La manifestazione a Piazza Plebiscito
Quest’anno il flash mob è stato davanti ai tribunali perché come dice Eve Ensler:
Fino a quando ogni violazione non sarà pronunciata
E ogni ferita condivisa
Fino a quando gli strati dei ricordi
E dell’oppressione non saranno svelati e messi a nudo
Fino a quando la legge non sarà al servizio dei più poveri
E smetterà di proteggere i potenti
Fino a quando tutti non saranno giudicati con la stessa misura
Fino a quando le donne non si ribelleranno, nella consapevolezza del proprio
Valore e dei propri diritti
Davanti a tribunali, miniere, stazioni di polizia, uffici governativi, luoghi di lavoro,
Tribunali militari, ambasciate, luoghi di culto, case
Fino a quando non ci libereremo dalla vergogna, dal senso di colpa, dal dolore, dall’umiliazione e dalla rabbia
Fino a quando i governi non chiederanno perdono e faranno ammenda,
Insieme a capi di stato, mariti, i fidanzati, i padri, i fratelli, i preti, i mullah, i ministri, gli zii, i datori di lavoro, i dirigenti d’azienda
Fin quando ci rifiuteremo di accettare qualsiasi cosa che non includa tutti
Un miliardo di persone nel mondo continueranno a lottare per ottenere giustizia
Non deve meravigliare che sia stato scelto il 14 febbraio e non l’8 marzo come giornata per la lotta contro la violenza sulle donne, perchè è proprio all’interno dei vincoli affettivi che avviene la maggior parte dei pestaggi e degli stupri ed è il legame affettivo che impedisce la denuncia.
E non è solo il segno fisico quello che denuncia la violenza, perché molto forte è anche quello che sembra volatilizzarsi con le parole, ma in realtà penetra nel cuore e nell’anima provocando ferite difficilmente rimarginabili. Quante Ofelie shakespeariane si sono suicidate dopo aver amaramente subito il disprezzo dall’amato?
Ophelia di John Everett Millais; 1851-52
Abbiamo introiettato la festa dell’amore con i doni e i bigliettini così come si è affermata nel mondo anglosassone a metà ‘800, ma nella pratica quotidiana la parvenza della politesse (cortesia, gentilezza) spesso nasconde l’abitudine alla violenza.
Chissà cosa direbbe papa Gelasio I (nell’immagine qui sopra), che nel 490 istituì la festa di san Valentino il 14 febbraio per evitare i riti dei Lupercali (*), se sapesse che dopo 1500 anni di tutela da parte del santo dell’amore consacrato dal matrimonio, la violenza è ancora presente non solo fuori dalla famiglia, ma anche all’interno della stessa coppia!
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(*) Nota – Nell’antichità romana si celebravano i Lupercalia, riti pagani dedicati al dio della fertilità Luperco. Questi riti ricorrevano il 15 febbraio e prevedevano festeggiamenti sfrenati, nettamente in contrasto con la morale e l’idea di amore professata dai cristiani. Per contrastare questo tipo di situazioni l’allora papa Gelasio I, nel 496 d.C. decise di fissare una sorta di festa dell’amore, quello vero, nel giorno precedente, il 14 febbraio ovvero il giorno di San Valentino che, in questo modo, divenne in maniera indiretta il protettore degli innamorati.
Foto di copertina: la manifestazione a Napoli in Galleria Umberto 1°
silverio lamonica1
15 Febbraio 2014 at 14:03
E’ proprio di oggi 15.02.14 la notizia (v. stampa provinciale) che c’è stata, appunto ieri, una condanna a otto anni ad un romeno che, nel giugno del 2010 stuprò una ragazza di colore assieme a 4 complici, rinviati pure loro a giudizio, proprio a Ponza.
Una condanna esemplare che, speriamo, serva da deterrente. Però occorre una seria “Educazione ai sentimenti” che dovrebbe entrare, d’obbligo, nei futuri programmi scolastici.