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Luigi Vitiello. Il nostro sito cerca di raccogliere ricordi che possano far luce sulla vita isolana del passato utilizzando diverse tipologie di testimonianze.
Sono stati (e ancora verranno ) presentati personaggi di diversa estrazione che sono rimasti nella memoria dei ponzesi perché con essi hanno avuto relazioni durature e costruttive e fanno ormai parte della piccola storia isolana. . La ricerca è un’attività affascinante e il nostro sito la stimola, anzi molto spesso la richiede.
Quando ho scritto l’articolo su “Don Mario, il sindaco Vitiello” (leggi qui) mi sono premurata di fare domande in giro e di risalire il più possibile al contesto in cui egli visse. Ma andiamo in ordine temporale… Il nonno Benedetto, padre di don Mario, non è morto dopo il ’28, come si poteva dedurre dall’articolo che non aveva riportato alcuna data, bensì nel 1914, all’età di 38 anni (era nato nel 1876) per tubercolosi, malattia allora incurabile. In quel periodo la farmacia era situata all’attuale n° 13 di via Dante. Alle spalle c’era la padura dove affacciavano degli ambienti presi in affitto da alcuni confinati “per trascorrervi le ore di libera uscita”, come scrive Silverio Corvisieri 1, e dove era situata anche la loro mensa. Questo locale, insieme ad altre proprietà, fu successivamente perso dalla famiglia Vitiello perché Benedetto vi aveva fatto porre l’ipoteca per aiutare suo fratello Silverio; così la farmacia passò all’attuale n° 42. La giovane farmacista Assunta Battaglia, moglie di don Mario, sulla porta della farmacia dopo il 1937 Il figlio maggiore, Luigi – padre del Benedetto americano – aveva solo 8 anni quando morì suo padre e sua madre, donna Margherita Coppa, vedova con 5 figli (pare che l’ultima, Rita, non fosse ancora nata), mentre faceva funzionare l’attività mediante farmacisti venuti da fuori con contratti a termine, mandò il figlio a studiare in collegio presso un suo fratello gesuita a Vico Equense. Incuriosita, sono andata a pescare la genealogia dei Coppa (http://www.ponza.net/ancestors) ed ho trovato che donna Margherita aveva ben due fratelli gesuiti, non uno solo, Giuseppe e Raffaele, e fu quest’ultimo che si prese cura del piccolo Luigi. Non deve meravigliare che ci fossero due appartenenti al clero (anzi tre, perché c’era anche la figlia maggiore che era diventata suora) nella stessa famiglia. Era abitudine secolare che le famiglie benestanti, per non frammentare troppo il patrimonio, destinassero alla chiesa alcuni figli. Il collegio in cui studiò il giovane Luigi, era certamente il “Sozi-Carafa”, il collegio dei gesuiti presente a Vico Equense, nato nel 1743 come seminario, su un vecchio convento carmelitano, ad opera del vescovo da cui prende il nome. Il collegio Sozi-Carafa a Vico Equense Un collegio storico2 che proprio quando ci andò Luigi, raggiunse un numero considerevole di allievi (intorno a 160 dopo il 1914). Non sappiamo con certezza se i nostri compaesani gesuiti insegnassero in questo collegio, ma certamente Raffaele doveva conoscerlo bene per farci studiare il nipote. E’ una cartolina firmata da Raffaele Coppa? Come è possibile che da un collegio di gesuiti sia venuto fuori un giovane antifascista, visto che sono da attribuire a lui le iniziative descritte nell’articolo “Don Mario, il sindaco Vitiello” (leggi qui e qui)? Luigi, una volta laureato, intorno al 1928 torna a Ponza a lavorare nella farmacia di famiglia. Ricordiamo che in questa farmacia i confinati avevano trovato un luogo sicuro in cui incontrarsi sia per la compiacenza del farmacista sia per la particolare struttura del fabbricato che possedeva una via di fuga dal retrobottega. Inoltre, tramite gli ordinativi dei farmaci, avvenivano scambi di informazione con antifascisti liberi che eludevano la censura. E di ciò i fascisti dovevano avere sentore se in un rapporto di polizia nel 1931, la farmacia Vitiello fu definita “luogo di ritrovo dei confinati”3.
Luigi combatté il fascismo con gli strumenti che aveva a disposizione. Il suo antifascismo aveva radici profonde, collegabili più al periodo universitario che a quello liceale presso i gesuiti. Benedetto Croce Devono essere rimaste impresse nella sua mente le parole scritte dal grande filosofo nel Manifesto degli intellettuali antifascisti riguardo ai valori che lo ispiravano: “…amore alla verità, aspirazione alla giustizia, generoso senso umano e civile, zelo per l’educazione intellettuale e morale, sollecitudine per la libertà, forza e garanzia di ogni avanzamento”. Tuttavia anche gli anni trascorsi con i gesuiti hanno avuto la loro importanza. L’insegnamento crociano trovava terreno fertile nel giovane uscito da un collegio dove non si faceva certo propaganda antifascista, ma veniva impartita una ferrea disciplina oltre che una cultura vasta e profonda. S. Ignazio di Loyola Ad essi è stata sempre affidata la formazione della classe dirigente: sono stati per secoli precettori di principi e nobili e, ancora oggi, nelle loro scuole si persegue la finalità di sviluppare le eccellenze per formare dei leader.6 Da lì provengono personalità attuali importanti come Draghi, Ciampi, Monti, solo per dire alcuni nomi. E Luigi veniva da questa scuola. Le sue azioni non sono state eclatanti, di quelle a cui si guarda per parlare di eroi, ma sono state efficaci nella lotta quotidiana al fascismo.
Sono le piccole azioni che, inserite in un quadro generale, possono creare le condizioni del cambiamento: senza di esse gli atti eroici restano isolati e rischiano di essere inefficaci.
Note
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Cara Rosanna,
la foto messa nell’articolo non ritrae il signor Luigi Vitiello, ma mio zio Tommaso Lamonica, mia madre Angela, la loro cugina Maria Conte, la signora più anziana, Antonietta Zanetti di Mortara, moglie di un farmacista milanese amico della famiglia Vitiello, Rita Vitiello (la donna a destra nella foto), sorella di don Mario e la giovane Bruna Vitiello, figlia di don Mario.
(*) – La rettifica è stata effettuata. Preghiamo chi ha una foto di Luigi Vitiello di farla pervenire in Redazione. Grazie
Oltre al chiarimento espresso da mia nipote Polina, voglio aggiungere che il Prof. Luigi e mio fratello Tommaso erano legati da una profonda stima reciproca ed amicizia. Ricordo che il Prof. Luigi insegnava in una scuola professionale per orafi a Valenza Po, nota non solo in Italia e fu autore di un saggio sull’arte orafa di cui fece dono a mio fratello Tommaso. Inoltre, nel 1960 io ero a Mortara con mio fratello e mi preparavo da privatista a sostenere l’esame di “Abilitazione Magistrale”. Il Prof. Luigi mi diede alcune lezioni pratiche di chimica e fisica nel laboratorio della Scuola suddetta. Risultato: ebbi otto in chimica all’esame che sostenni presso l’Istituto Magistrale Carlo Tenca di Milano, l’anno dopo.
Chiedo scusa per l’errore e ringrazio Polina per la correzione. Spero di ricevere una foto di Luigi dal figlio Benedetto in modo da inserirla nel frontespizio dell’articolo. Caro Silverio, sei sempre una fonte inesauribile di informazioni. Che Luigi Vitiello sia diventato nel dopoguerra un docente in un Istituto d’arte, me lo fa sentire più vicino, visto che anch’io ho insegnato per molti anni nello stesso tipo d’Istituto e proprio nella sezione Metalli che forma gli orafi.
Sono state aggiunte all’articolo due foto di Luigi Vitiello gentilmente inviate dal figlio Benedetto