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Ma perché i cittadini pagano le tasse?

di Vincenzo Ambrosino
Zecca euro [1]

 

 .

Iannuccelli, ha  affermato: “io sono per  il pubblico, perché garantisce i servizi essenziali e soprattutto quelli a scopo sociale”

Rosanna fa una ampia disquisizione sulla controversia pubblico/privato e dice che la Costituzione tutela i servizi essenziali e obbliga lo Stato a gestirli, ma poi dice che anche per colpa di politici corrotti siamo arrivati a mettere in dubbio l’affidabilità del pubblico nel gestione dei servizi.

Io sono e rimango un socialista per cui dico che lo STATO deve accollarsi il benessere dei propri cittadini fornendo i servizi essenziale ed è per questo che i cittadini pagano le tasse.

Tutto questo valeva bene o male quando l’Italia era un Stato che poteva fare debito pubblico per il suo welfare e non più adesso che l’aumento delle tasse servono  per pagare solo gli interessi di quell’enorme buco nero contratto nel tempo.

Ma poi chiediamoci: l’Italia è ancora uno Stato? Uno Stato che non può coniare moneta si può definire Stato?

Senza Stato non c’è welfare e Obama nell’ultra liberista USA lo sta dimostrando finanziando le banche, finanziando i privati e in ultima fase anche riconoscendo a tutti gli impiegati pubblici un aumento del salario per ore lavorative.
Ma Obama può farlo, lui ha la Federal Reserve, lui può coniare moneta e creare benessere.

Federal Reserve [2]

E invece che deve fare l’Italia?
Privatizzare, svendere i gioielli di famiglia e non può fare altro perché è costretta a pagare i suoi debiti e non a creare benessere per la sua popolazione.

Torniamo a noi: siamo stati costretti a privatizzare le nostre linee di collegamento marittime tra l’altro, ritardando questa procedura, la Regione Lazio, e quindi il nostro non-Stato, ha rischiato l’ennesima sanzione di infrazione alle norme comunitarie.

Vogliamo ancora parlare di privato e pubblico? Per farlo dobbiamo parlare di volere o non voler stare in questa Europa dei burocrati e delle banche, oppure trovare una forma di coesistenza che non continui ad impiccare gli ex stati, soprattutto quelli mediterranei, alla ghigliottina del ripagare il debito pubblico accumulato.

Ma stiamo a Ponza e Ponza fa parte di questo non-Stato e anche il nostro Comune ha un debito contratto nel tempo e l’amministrazione  ha fatto un programma di rientro  ed è stata costretta a spremere i cittadini con nuove tasse.

Molti, soprattutto i grandi commercianti non le pagheranno e faranno ricorso al Tar, molti altri, i cittadini e i piccoli operatori turistici saranno costretti a pagarli; la bancarotta statale e comunale è sulle spalle della gente meno abbiente e questa è la cosa più terribile della crisi in atto e come ha detto bene Rosanna: della incapacità degli amministratori pubblici che hanno pensato ad arricchirsi personalmente anziché pensare al bene comune.

Ma le notizie negative, in questo caso, per i ponzesi, non finiscono e infatti il 29/01/2014  la Giunta Comunale si è riunita per deliberare il conferimento all’avvocato Biasotti Magliazzo per proporre istanza di opposizione alle richieste per il fallimento SeGePo.

Il Curatore fallimentare della SeGePo, con atto Stragiudiziale di Diffida e messa in mora chiede al Comune di Ponza una somma di 4.214.350,42 € per la copertura dei debiti della citata società.
Ma che cosa è successo nel tempo per arrivare a tanto? Chi è stato il responsabile di questo debito? A proposito di pubblico e privato: la SeGePo era pubblica o privata?

Se l’avvocato Magliazzo non riuscirà a trovare un compromesso economico praticabile per le già provate casse comunali che pensate possa fare l’Amministrazione Comunale?
O aumenta ancora le tasse o cercherà di vendere i gioielli di famiglia!

Purtroppo, questo è il destino: se non può farlo lo Stato Italiano figuriamoci se lo può fare il Comune di Ponza, cioè coniare moneta per ripianare i debiti e consentire il benessere ai propri cittadini.