Attualità

A proposito di Pubblico/Privato

di Rosanna Conte
La spartizione della torta

 .

Leggendo l’articolo di Paolo Iannuccelli (leggi qui) ho fatto diverse riflessioni.

Il rapporto degli italiani con il pubblico e il privato ha subito nel tempo delle oscillazioni che nel senso comune sono state assorbite come dati di fatto nel momento in cui avvenivano: il pubblico è sempre migliore o è il privato ad essere sempre migliore.

La Costituzione repubblicana, nei primi decenni della sua applicazione, ha indirizzato col suo dettato la scelta del pubblico per tutti i servizi ritenuti essenziali per la libertà dei cittadini e la tutela dei loro diritti fondamentali.

Se la salute, l’istruzione, i trasporti, l’approvvigionamento idrico, i lavoro, la libertà di pensiero costituivano diritti basilari perché degli individui potessero essere considerati cittadini della repubblica italiana, era importante che fossero garantiti dallo Stato. E per decenni è stato così.

Lo Stato ha fatto funzionare trasporti, ospedali, scuole ecc… senza fra prevalere il guadagno delle attività sulla necessità di tutelare i cittadini che rischiavano di non avere o perdere alcuni di quei diritti. E sembrava ovvio che così dovesse essere.
Tutto è incominciato a saltare negli anni a ridosso di ‘Tangentopoli’, quando lo sperpero è diventato la vetrina attraverso cui  impadronirsi della leadership politica. I partiti non sono stati più lo strumento attraverso cui il cittadino partecipava alla vita politica, ma sono diventati luoghi di potere e di  spartizione dei privilegi e del denaro pubblico.
Si sono create le famose Partecipate in cui comuni, province e regioni (nate nel 1974), hanno dominato per decenni e là dove sono state gestite da persone oneste hanno funzionato, là dove hanno prevalso persone con interessi di parte, hanno accumulato debiti. È stato il periodo dei grandi grassatori ed ancora non è finito.

Negli ultimi decenni si è, quindi, dibattuto sulla necessità di privatizzare perché, ovviamente, il pubblico non poteva più reggere.
Tante sono state le privatizzazioni che le istituzioni hanno messo in atto, rinunciando a tutelare direttamente i cittadini nei loro diritti e dando ai privati importanti comparti del settore pubblico o consentendo che concorressero nell’offerta dei servizi.

Pensiamo all’energia, alle scuole, agli ospedali, ai trasporti, all’acqua e così via.

Oggi, che l’italiano ha sperimentato anche il privato, non solo con aggravi di spesa, ma anche con i disservizi, possiamo dire che non esiste un buon privato contro un cattivo pubblico, come non esiste un cattivo privato contro un buon pubblico.

La gestione del pubblico pone un duplice problema, morale e politico.

Se la regolamentazione con leggi e controlli adeguati dell’attività di chi gestisce settori  fondamentali per i cittadini è indispensabile, altrettanto indispensabili sono le capacità e l’onestà delle persone candidate e scelte a gestirli. Purtroppo questo aspetto è ignoto alla nostra classe politica che tutela al suo interno persone inquisite e condannate, quando dovrebbe allontanare qualsiasi politico che possa essere sfiorato semplicemente dal sospetto di essere scorretto.

È  proprio l’annosa pervicacia  con cui da anni si continua a mal-gestire il pubblico che induce a far ritenere il privato la soluzione dei nostri mali.

Il privato, quando interviene in concorso col pubblico o in sua sostituzione, ha sempre la finalità del guadagno, come è giusto che sia per un’impresa privata, e ciò, molto spesso, non collima con la tutela dei diritti. La necessità di incassare può invogliarlo a trovare escamotage che possano scusare un mancato servizio, ma capita anche che gli convenga pagare la penale per la riduzione del servizio, invece che effettuare il servizio stesso secondo contratto. Le clausole, sempre ben descritte e molto vincolanti, dovrebbero costituire una garanzia, ma non sempre è così, perciò anche per il privato è il controllo che deve funzionare.

Cosa accadrà ai trasporti marittimi delle isole Ponziane con il gruppo di società private che gestirà nei prossimi dieci anni le tratte di collegamento con la terraferma?

Non lo so.

Forse sono poco fiduciosa perché, come Paolo Iannuccelli, ritengo che il pubblico sia migliore, nel senso che per definizione dovrebbe tutelare i cittadini senza scopo di lucro, e quando vedo esaltare “le magnifiche sorti e progressive” dell’arrivo del privato io non riesco a goderne perché da cittadina portatrice di diritti, mi vedo trasformata in cliente e non sempre nella nostra società il cliente viene rispettato, anzi è spesso strapazzato.

Beh, ormai, non c’è che da verificare. Intanto ci auguriamo tutti che vada bene!

1 Comment

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  1. Antonio Capone

    1 Febbraio 2014 at 11:01

    Nella mia esperienza lavorativa ho avuto a che fare con grandi aziende pubbliche, private e parastatali.

    La qualità dei servizi offerti non dipende dalla tipologia dell’azienda ma solamente dal capitale umano che la compone.
    Se è fatta di persone oneste, capaci e con una forte etica del lavoro l’azienda funziona, viceversa se è composta da scaldapoltrone incompetenti e senza etica l’azienda è vergognosa.

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