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A Ponza non si può più neanche morire. Vivere su un’isola comporta gioie e dolori, e tutti i suoi abitanti “stanziali” lo sanno bene: accettano le condizioni e amano viverci lo stesso e nonostante tutto. Non ricordo bene chi, un po’ di tempo fa, mi raccontò di un funerale svoltosi in piena estate: la popolazione era impegnata nelle attività estive e non si accorse di cosa stava succedendo. Questa persona mi disse: – In estate non si può morire a Ponza, perché tutti pensano ai fatti loro e nessuno pensa al dolore, meglio morire d’inverno. Il 29 gennaio scorso è venuta a mancare la signora Anna, nella frazione di Le Forna. Secondo la teoria siamo “nella stagione giusta”, Anna avrebbe dovuto essere accompagnata, nel suo ultimo viaggio, nella maniera più dignitosa possibile. Invece così non è stato. Sull’isola mancavano entrambi i parroci perché impegnati in un ritiro spirituale a Roma; ovviamente la diocesi non ha provveduto a mandare alcun sostituto, non tanto per un’eventuale funzione straordinaria (funerale, estrema unzione), quanto per la normale celebrazione eucaristica quotidiana. A Ponza, che sia estate o inverno, non si può neanche più morire.
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E non siete contenti ? Siete tanto ansiosi di morire a Ponza ?
Caro Antonino, noi non siamo ansiosi di morire ma vorremmo solo farlo con dignità.
Non credo che il dolore della morte meriti commenti di questo genere; non credo che le difficoltà di una comunità debbano essere canzonati da una battuta al limite se non addirittura oltre la volgarità. La denuncia di Martina Carannante merita rispetto così come tutte le gravi condizioni che stanno vivendo gli abitanti dell’isola di Ponza. Su questi tipi di articoli lasciamo i commenti a chi ha la sensibilità a comprenderli.
Eh! Ma come siete suscettibili! Per me morire con dignità significa altro che le parole di un prete che non si prende manco la briga di sapere chi fosse il morto e svolge burocraticamente la pratica. Morire con dignità per me significa soprattutto poter scegliere quando morire e che a parlare di me siano amici e parenti e non un prete a fare da garante per l’eternità.
“Caro” Antonino, qui si va oltre le parole. Tralasciando il caso in questione, per noi ponzesi morire è un vero problema, il Cimitero è in parte inutilizzabile perché pericolante e quindi c’è carenza di posti; poi morire, specialmente fuori dall’isola, lo si deve fare “con tempismo”. L’anno scorso una signora morta in ospedale a Roma, a causa del mare grosso, è stata sballottata tra Roma, Terracina e Formia per quattro giorni, prima di arrivare a degna sepoltura, quindi…
La morte non è una scelta… come diceva Totò, è una cosa seria e va rispettata, perciò per me i tuoi commenti sono decisamente fuori luogo
La mia battuta era riferita al titolo: “A Ponza non si può manco morire”. Purtroppo si muore anche a Ponza, la burocrazia ed i preti gambe lunghe, sono un altro discorso…
Una battuta fuori luogo