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’Mmaculata. (5). Verso l’uscita dallo stato di minorità. Qui a Ponza, invece, si parte da zero: baroni non ce ne stanno e il clero si riduce al prete e a un convento di cappuccini, ’na maniata ’e fetienti.
Ci hanno dato qualche privilegio: terre in proprietà, niente gabella sul sale, niente dazi, qualche provvidenza per chi non tiene nemmeno gli occhi per piangere, ma sono aiuti temporanei, poi cammineremo sulle nostre gambe e cominceremo a produrre: non saremo più un peso morto per il Regno, porteremo ricchezza, pagheremo tasse. Io, grazie a chi mi ha spiegato le cose per filo e per segno, capisco perché a noi, morti di fame, hanno destinato settantamila ducati e manodopera e materiali per costruire un paese civile; capisco perché ci danno sale senza gabelle, ci danno sementi da piantare, calce per imbiancare e disinfettare; capisco perché qua ci hanno mandato il medico e la mammana. A Napoli si dovrebbero fare le leggi per abolire i privilegi; qua da noi, invece, non c’è niente da abolire, basta tenere la nobiltà lontana, con le buone maniere, senza fare proclami e dichiarazioni; sai come ha risposto il ministro Tanucci a chi chiedeva di affittare le isole dell’arcipelago? Sì, prego, accomodatevi, però ci sarebbero un porto da costruire, torri da riparare, lavoretti vari, e comunque tra vent’anni dovete sloggiare; così, elegantemente, quelli hanno girato i tacchi e la questione si è risolta. Ora capisci, Amalia cara, perché la sera devo scendere sul corso Farnese? Non importa se tira vento o scende acqua di cielo, non importano i dolori alle ossa, io quando fa sera devo vincere ’a ’pecundrìa e scendere, appoggiarmi al muretto, accarezzare il bordo curvo del basalto guardando il mare, e convincermi che è tutto vero. Aspetta che Federigo si allontani e riprende:
– Ama’, tenevo sedici anni quando sono arrivata qua. Sola. Perché sono arrivata qua, vuoi sapere… Sempre per le solite ragioni uno lascia la sua terra: per fame o perché sta scappando da qualcosa. Nel mio caso non fu la fame, nella casa in cui vivevo c’era da mangiare e da bere, pure troppo. Mia madre faceva la serva là dentro, forse non solo la serva.
Lui era un porco; avevo dodici anni, la prima volta. Un lurido porco, convinto di potersi permettere tutto perché era il padrone; su tutto allungava le mani, su tutto lasciava la sua impronta sudicia. . [’Mmaculata. (5). Fine] Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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