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’Mmaculata. (4). Verso l’uscita dallo stato di minorità

di Rita Bosso
Chiesa e Torre [1]

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Io mi fermo incantata a parlare con i capomastri, con i falegnami; vedo i disegni, i magazzeni ordinati a livello del mare, le case e le botteghe sopra, altre case ancora più sopra; vedo la strada, una passeggiata lungomare con una balconata alla quale affacciarsi; vedo la fila di archi, ordinati, semplici…
Li vedo sulla carta, li vedo diventare realtà, e neanche mi capacito:
– A che pro costruire tutto questo? – mi chiedo certe volte.
Neanche pensare che la costruzione di questo paese serva a fare bella figura: stiamo alla periferia della periferia del regno, queste opere le vedremo solamente noi.
Poi mi ricordo delle parole di lui: – Qua si disegna il Regno di Napoli, il Nuovo Regno di Napoli; questa è la Nea Polis dell’età dei Lumi.

- Ma che dici, ’Mmaculà’? Qua, in un posto scordato da Dio, si disegna il Regno di Napoli? Più che un disegno, a me mi pare uno scarabocchio – sfotte Federigo.
– Qua, Federì, proprio perché è un posto scordato da Dio. E non sono invenzioni mie, le cose che ti sto dicendo. Me le ha spiegate un signore importante e istruito, che è stato qua solo per pochi giorni ma, naturalmente, a casa mia si è fermato!

Banchine e bastimenti [2]

– Troppi ne hai conosciuto di signori importanti, questo è stato il guaio tuo. Chi sarebbe questo signore importante,’Mmacula’?
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Uh quanto sei traseticcio, Federi’! – E che altro ti ha spiegato, ’stu signore importante?
– Non è che a Napoli se ne stanno con le mani in mano, il re e i ministri: sanno bene che, mentre il resto del mondo è andato avanti, il Regno è rimasto arretrato di secoli; sanno bene che nobili e preti sono una palla al piede; sanno pure che non possono liberarsene facilmente, di quella palla al piede.
In pochi anni hanno fatto bei passi per ridurre i privilegi, però non è che possono fare una rivoluzione: tre quarti del Regno sono feudi, dove il nobile è padrone e giudice, dove neanche un mulino o un forno si possono costruire!. Quest’isola, invece, è ‘Bene Allodiale,’ proprietà del re in quanto possedimento della regina madre Elisabetta Farnese, dunque non è zavorrata da una nobiltà che dice no a qualunque cambiamento, perché qualunque cambiamento la danneggerebbe; Ponza ha una popolazione giovane, fresca immigrata; qua, e non altrove, si comincia a disegnare il Regno di Napoli.
In sordina, senza fare troppi proclami, che sennò nascerebbero gli intralci. Tutti quanti mi sfottete quando dico che si può abitare l’utopia, anzi si deve abitarla: non ci sono arrivata da sola a questa cognizione, me l’hanno spiegato, vabbè, ma almeno l’ho capito: a tutti voi, ai savi che mi ridete appresso,  l’ho detto chissà quante volte, ma avete continuato a ridere, ad abitare non l’utopia ma grotte o, tutt’al più, casupole.
Non vi volete convincere che sta cominciando una nuova epoca: nasce a Ponza e poi, piano piano, come una macchia d’olio…
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Overo, ’Mmacula’? La novità parte da qua, non da Napoli dove stanno re, ministri, baroni e cardinali? – ride Federigo.
– Non può che partire da qua: noi siamo come pianticelle che stanno appena germogliando, stiamo ricevendo la giusta quantità d’acqua e di concime per crescere bene; dopo daremo i frutti, e che frutti!
Napoli, Palermo, tutto il Regno, sono foreste di alberi secolari dove nessuna nuova pianta potrebbe attecchire; per seminare, prima dovrebbero sradicare nobili e clero: un parola!
Ci hanno provato a chiudere qualche convento, a cacciare i gesuiti: non è come abbattere la foresta, tutt’al più è come tagliare un ramo, ma non è un’operazione semplice.
Nobili e clero si tengono  stretti  i loro privilegi, le loro ricchezze, e non li mollano.

Madonna della Salvazione [3]

La Madonna della Salvazione o Madonna di Ponza- dipinto del XVII secolo – Ischia, Chiesa dello Spirito Santo

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[’Mmaculata. (4). Continua]