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“Il Naufrago”, di Pascoli, recitato da Gassman

proposto da Gabriella Nardacci
Onde. Naufrago [1]

 .

È una notte tempestosa sul mare; esso appare come un mostro spaventoso che urla forte e che si placa solamente all’alba. Al rientrare della calma, lascia sulla riva, alghe e schiuma e in questi rifiuti sfiniti, si scorge la sagoma di un uomo.
Le onde accarezzano i suoi occhi aperti e pensano sia il naufrago che urlava nella notte… accarezzandolo gli dicono che anch’esse muoiono sulla sponda del mare e come gli uomini, anche loro sono gioco di una forza misteriosa che crea forme di una realtà apparente di brevissima durata.
Da qui le considerazioni sulla effimera durata della nostra esistenza e l’ondata di nuove persone nell’incalzare delle generazioni  …come le onde che muoiono mentre altre successive rinascono.

Vittorio Gassman (1922-2000) ha saputo dare, con la recitazione di quest’ode, l’immagine dolce e disperata del messaggio pascoliano.

Vittorio_Gassman [2]

 

La poesia ‘Il Naufrago’ di Pascoli, recitata da Vittorio Gassman

 

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“Il naufrago”

I

Il mare, al buio, fu cattivo. Urlava
sotto gli schiocchi della folgore! Ora
qua e là brilla in rosa la sua bava.

Intorno a mucchi d’alga ora si dora
la bava sua lungi da lui. S’effonde
l’alito salso alla novella aurora.

Vengono e vanno in un sussurro l’onde.
Sembra che l’una dopo l’altra salga
per veder meglio. E chiede una, risponde

l’altra, spiando tra quei mucchi d’alga…

II

– Chi è? Non so. Chi sei? Che fai? Più nulla.
Dorme? Non so. Sì: non si muove. E il mare
perennemente avanti lui si culla.

Noi gli occhi aperti ti baciamo ignare.
Che guardi? Il vento ti spezzò la nave?
Il vento vano che, sì, è, né pare?

E tu chi sei? Noi, quasi miti schiave,
moviamo insieme, noi moriamo insieme
costì con un rammarichìo soave…
Siamo onde, onda che canta, onda che geme…

III

Tu guardi triste. E dunque tua forse era
la voce che parea maledicesse
nell’alta notte in mezzo alla bufera!

Noi siamo onde superbe, onde sommesse.
Onde, e non più. L’acqua del mare è tanta!
Siamo in un attimo, e non mai le stesse.

Ora io son quella che già là s’è franta.
E io già quella ch’ora là si frange.
L’onda che geme ora è lassù, che canta;
l’onda che ride, ai piedi tuoi già piange.

IV

Noi siamo quello che sei tu: non siamo.
L’ombre del moto siamo. E ci son onde
anche tra voi, figli del rosso Adamo?

Non sono. È il vento ch’agita, confonde,
mesce, alza, abbassa; è il vento che ci schiaccia
contro gli scogli e rotola alle sponde.

Pace! Pace! È tornata la bonaccia.
Pace! È tornata la serenità.
Tu dormi, e par che in sogno apra le braccia.

Onde! Onde! Onda che viene, onda che va…

 

L’ode “Il Naufrago” è tratta da “I Nuovi Poemetti” di Giovanni Pascoli ((1855-1912). Da Nuovi Poemetti (Bologna, Zanichelli; 1909); in: Oscar Classici, Arnoldo Mondadori editore, Milano 1974, III edizione (I ed. 1939)