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L’esperimento di Ponza e Ventotene narrato dal basso. ’Mmaculata. (2)

di Rita Bosso
Casa grotta a Frontone.2 [1]

Continua il racconto di ’Mmaculata…

Per la prima parte leggi qui [2]

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“Quando io sono arrivata qua, e lasciamo perdere il motivo per cui sono arrivata… dicevo, arrivo qua e vedo uno scoglio deserto, senza una casa, senza un’anima; solo la grossa torre all’imboccatura della baia si vedeva… Il resto era una desolazione, ’nu scuramiento ’e core”.


Questa è l’ora di Federigo; sotto mezzogiorno esce dal magazzeno in cui vive, in mezzo a reti e nasse di ogni forma e misura, e si avvia a passo sicuro verso la Caletta.
– ’U fuculare è ancora friddo, ’a pignata è ancora vacante, Federi’? – domanda ‘Mmaculata ridendo; lui non risponde.
Si sa che a quest’ora, con ogni tempo e in ogni stagione, la pentola di Federigo è sempre vuota; come pure si sa che, tra poco, tornerà con un polpo o un rancio fellone, presi a mani nude, senza lanzaturo, semplicemente arrotolandosi i calzoni e scendendo tra gli scogli, dopo avere scrutato l’acqua con attenzione.

“Non una strada ci stava, non una piazza, non una bettola, niente di niente.
Ci misi ore a capire che qualche anima ci stava, perché all’epoca si campava come i conigli: accovacciati nei loro fossati, e là nascono, là mangiano, là saltano, là si accoppiano; escono dal fossato solo quando qualcuno li acchiappa con un laccio, gli tira il collo e li mette in un tegame di coccio per cucinarli.
Insomma, io sbarco qua e non vedo un paese, ma uno scoglio deserto; a poco a poco, mi rendo conto che qualche anima di Dio ci sta: chi accovacciato nella sua grotta, chi con la zappa in mano, qualcun altro sta per mare, a pesca…
Ma te l’ho detto, tutto sembravano fuorché  cristiani; e l’isola, tutto sembrava tranne che paese.
Perché cominciasse a diventare paese ci sono voluti anni e anni”.

Federigo ritorna cantando: – Dimani, vene n’atu veliero. Dopp’dimani, vene n’atu veliero…
– Addò te piens’ ’e sta’, Federi’’? ’Nterra Napoli? ’nterra Marsiglia? –
sfotte ’Mmaculata.

– Federi’, come sono i porti che hai visto quando stavi imbarcato? – domando.

– Come devono essere, Amalie’? Il porto più bello ce l’abbiamo noi. E pure le guaglione più belle…

– Racconta, Federi’..!

– A Ischia non hanno porti, hanno delle marine. A Portici il re si è fatto costruire un bel porticciolo collegato alla reggia, con le peschiere, ma se ne vede bene solo lui perché le paranze non possono accostare. Procida ha un bel porto, ma non è riparato; quello di Ventotene è piccolo … Te l’ho detto Amalie’, il meglio sta qua. Ah, quant’è bella giovinezza…

Immagine del Porto in una vecchia stampa [3]

 

Immagine del Porto in una vecchia stampa

A. R. Mengs- Ritratto di Carlo di Spagna- Madrid, Museo del Prado [4]

A. R. Mengs- Ritratto di Carlo di Spagna- Madrid, Museo del Prado

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[’Mmaculata.(2) – Continua]