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Il presepe è sempre stato ed è di per sé un’opera di grande creatività. Chi s’impegna a costruire spazi, personaggi, atmosfere, a dare colore e patina storica a quanto esce dalle sue mani, ama il presepe nella sua interezza, ne cura i particolari e va alla continua ricerca, anno dopo anno, di piccoli aspetti innovativi; capita anche che, invece, abbia un’ispirazione folgorante e apporti cambiamenti rivoluzionari rispetto alle impostazioni precedenti,.
Egli attinge sempre con grande fantasia all’immaginario personale e collettivo e dà forma con le sue abilità manuali al prodotto rielaborato: quanto più è complesso ed armonico il progetto e quanto più le abilità manuali lo mettono fedelmente in essere, tanto più il livello artistico dell’opera si innalza.
Così, spesso, accanto ai presepi devozionali delle singole parrocchie, si trovano quelli prodotti con intenti artistici da associazioni di vario tipo.
A Procida, quest’anno, ne sono stati allestiti tre di quest’ultimo tipo: nella chiesa di San Giacomo dall’Associazione “Isola dei Misteri”, nella chiesetta ricostruita di Santa Margherita dall’Associazione “I ragazzi dei Misteri”, nella chiesa di San Tommaso d’Aquino dalla “Congrega dei Turchini”.
Io ho potuto visitare solo il secondo (a S. Margherita) e, anche se non sono una fotografa, ho scattato qualche foto che mi fa piacere condividere con chi ama questo genere.
Il presepe dell’Associazione “I ragazzi dei misteri” ha voluto interpretare la nascita di Gesù come “un dono del mare” e per degli isolani questo accostamento non è peregrino. Chi nel mare trova da generazioni sostentamento, gioia, dolore, piacere, insomma il senso della vita, non può non collegare anche la sua fede al mare.
Così Gesù, quest’anno, è nato in mezzo ai pescatori della Corricella, davanti ad un portone fra le barche e le reti.
Non ci sono pastori con agnelli, elementi specifici del contesto storico-geografico in cui nacque Gesù, ma le figure essenziali per la vita della comunità del caratteristico quartiere procidano, da chi trasporta le tinozze per raccogliere il pescato a chi aggiusta le reti, oltre al pescivendolo, al parularo (1), all’oste e così via.
Angolo Misteri
L’antica architettura della Corricella e le attività umane richiamate nella rappresentazione, attraversando i secoli simili a se stesse, dànno l’occasione di inserire non ambienti, ma tempi diversi. Così ci sono abiti procidani del ‘700, gozzi dell’800, richiami al contemporaneo come la costruzione di un mistero da portare in processione in uno qualsiasi dei nostri anni.
La Sacra Famiglia non è posta in una grotta fra il bue e l’asinello, ma davanti ad un portone, in mezzo allo slargo dove si svolge la vita della piccola comunità, fra la gente: la madonna è seduta sull’orlo di una barca mentre allatta il bambino e S. Giuseppe, lì vicino, è impegnato col suo lavoro da falegname.
Sacra famiglia sul fondo
I pastori sono tutti in terracotta e dipinti a mano da “I ragazzi dei misteri” e gli abiti sono stati cuciti dalle sarte di Procida. La struttura, come per i misteri, è stata costruita con legno, polistirolo, ferro e rame per i piccoli particolari, stucco per le decorazioni.
I tre re Magi sono stati fatti, invece, dai ragazzi dell’Istituto di pena minorile di Nisida: una mano tesa alla rieducazione dei giovani che si stanno mettendo alla prova per per intraprendere una nuova vita. Testimonianza dell’impegno sociale dei giovani di questa Associazione che non esaurisce il suo compito nella costruzione di manufatti, ma vede nella promozione dell’operatività uno strumento di miglioramento della società.
I tre re magi
Il colpo d’occhio è veramente gradevole: le case colorate, racchiuse alla base da due curve di scalini, si innalzano nella loro spontanea e reale costruzione verso la cupola del Santuario della Madonna delle Grazie che, lì in cima, non vuole dominare, ma sembra proteggere la vita della comunità che si stende ai suoi piedi.
Veramente bravi! Dopo la firma, all’uscita, ho pensato che qualsiasi offerta per supportare le spese di realizzazione rimane sempre troppo piccola se si considerano la capacità di rielaborazione progettuale e le abilità artigianali di chi si è profuso fattivamente in quest’opera.
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(1) – Il contadino che vende da ambulante i prodotti del suo orto situato nella piana della Chiaiolella dove d’inverno il mare è a meno di un metro dal fondo del terreno, per cui si possono coltivare solo ortaggi