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Per tutta l’estate la visione del cielo verso sud è stata dominata da tre stelle brillanti, Deneb del Cigno, Vega della Lira e Altair della costellazione dell’Aquila.
Delineando la Via Lattea, esse formano il Triangolo Estivo, non una costellazione, ma un riferimento stagionale per gli osservatori boreali.
Grazie a questo triangolo è facilissimo trovare la stella Polare. Basta ribaltare il vertice con Altair intorno alla base formata dalle stelle Vega e Deneb.
Il triangolo estivo
Il Cigno è la più caratteristica costellazione del cielo estivo.
Per la sua forma, popolarmente è nota anche come Croce del Nord.
Non sempre queste stelle sono state associate ad un uccello così elegante.
In passato fino a tutto il Medioevo, gli arabi vedevano in esse una gallina, finché nel rinascimento si affermò la versione latina del Cigno.
L’interpretazione cristiana data da Schiller nel 1627 (Croce di Sant’ Elena) per fortuna non ha avuto seguito.
L’alfa del Cigno è Deneb, nome che richiama le origini meno nobili della costellazione in quanto deriva dall’arabo dhanab al dajaja che significa ‘il sedere della gallina’.
19° corpo celeste per luminosità in tutto il cielo, Deneb è una delle maggiori super giganti conosciute, con una massa stimata 15 volte quella del sole e una luminosità 60 mila volte maggiore di quella della nostra stella.
La distanza è intorno ai 2500 anni luce.
È una stella bianco-azzurra con una temperatura di 9700 gradi k e con un diametro di 85 milioni di kilometri, quasi quanto l’orbita di Mercurio.
Nata un milione di anni fa, brucia a ritmi davvero vertiginosi e tra 200mila anni Deneb esploderà in una supernova.
I nostri discendenti la vedranno improvvisamente accendersi in uno spettacolare fuoco d’artificio e diventare in poche ore centinaia di migliaia di volte più luminosa di oggi, certamente più luminosa della luna piena.
Emanerà così tanta luce da splendere anche in pieno giorno e farà impallidire e sparire la maggior parte delle stelle notturne.
Questo bagliore durerà circa un mese e nel frattempo gran parte dell’enorme massa collasserà, ed essendo superiore al valore critico sfonderà lo spazio, formando un gorgo mostruoso che ingoierà tutto quello che gli è più vicino, compresa la luce.
Si formerà quindi un buco nero, e sarà forse il primo che si vedrà nascere dalla terra.
Dalla parte opposta di Deneb c’è beta cygni la testa del cigno ossia Albireo una tra le stelle più ammirate del cielo.
Vista ad occhio nudo appare singola, ma al telescopio è una stella doppia bellissima con uno splendido contrasto di colori: giallo oro e verde azzurro, come un topazio ed uno zaffiro messi uno accanto all’altro.
Albireo. La bella coppia ripresa dal telescopio dell’Osservatorio di Monte Wilson
Il cuore del Cigno è Sadr e le punte delle ali sono Gienah e delta cygni.
Ma l’oggetto più esotico della costellazione è Cygnus X-1.
Come già si può intuire dal nome è una delle più forti sorgenti di raggi x del cielo.
È il primo buco nero scoperto nella nostra galassia.
Questa mostro collassato del cielo che si stima in 10 masse solari non si può vedere perché nero, ma noi sappiamo della sua esistenza perché ruota con una stella massiccia di 10-20 masse solari. Tra i due oggetti avviene un abbondante scambio di materia caldissima, e i raggi x sarebbero prodotti appunto dalla vorticosa caduta di questo plasma nell’abisso senza ritorno del buco nero.
Ma chi si nasconde dietro il cigno?
Secondo la mitologia greca Giove per conquistare la riluttante Nemesi
ricorse ad uno stratagemma: ordinò a Venere di mutarsi in aquila mentre egli diventava un Cigno. Fingendo di sfuggire al rapace, il divino cigno si rifugiò sul seno di Nemesi che, lungi dal respingerlo, lo abbracciò intenerita. Era così dolce e tranquillo, quell’uccello, che l’incauta si addormentò senza sospettare nulla. Mentre Nemesi dormiva profondamente, il dio abusò di lei per poi volare via.
A perenne ricordo audace impresa (!?) ovvero di questo trucco ben riuscito, Zeus collocò le immagini del Cigno e dell’Aquila nel cielo.
Interessanti da osservare la nebulosa del Nord America e la nebulosa Velo del Cigno ossia quel che rimane di una stella esplosa in supernova più di 5000 anni fa.
A ovest del Cigno c’è questa piccola costellazione, ma è inconfondibile grazie alla brillantissima stella Vega e a un rombo di stelle che rappresentano la Lira o arpa, ossia lo strumento musicale di Orfeo, lo sfortunato innamorato di Euridice.
Il Triangolo estivo e i suoi rapporti con Cigno, Vega e Lira
Vega è la quinta stella per luminosità di tutto il cielo.
Una curiosità: fu la prima stella ad essere fotografata tra il 16 e 17 luglio del 1850.
Quando guardiamo verso Vega, non solo la vediamo com’era 27 anni fa, perché questa stella si trova a 27 a.l. (anni luce) da noi, ma puntiamo anche lo sguardo nella direzione verso la quale si muove il sole con tutto il suo corteo di pianeti, incluso il nostro.
Fu William Herchel il primo a stabilire il moto assoluto del Sole alla velocità di crociera di 70 mila km orari.
Nonostante ciò raggiungeremo Vega tra 500 milioni di anni.
E in ogni caso mancheremo l’appuntamento per due buoni motivi.
Il primo é che anche Vega si muove, e in direzione traversale alla nostra, per cui quando noi arriveremo dove ora brilla Vega, essa non ci sarà più.
Il secondo è che Vega avendo una massa il triplo del Sole, ha un’evoluzione molto veloce per cui durerà meno di 400 milioni di anni, e terminerà la sua vita prima che il Sole sia giunto nei suoi paraggi.
Di interessante da vedere: tra le stelle Sulafat e Scheliak si trova accovacciata la Nebulosa Anello M57. Per il moto di precessione degli equinozi (1), essa fu la stella polare di 14300 anni fa e tornerà ad esserlo tra 11500 anni.
Il vertice del triangolo estivo è occupato da Altair della costellazione dell’Aquila.
La costellazione dell’aquila è collegata a diversi miti, uno dei quali rappresenta l’uccello nel quale si trasformò Giove per rapire un giovane bellissimo del quale s’innamorò perdutamente.
Si chiamava Ganimede e lo fece diventare il coppiere degli dei. In un altro mito fu Venere a trasformasi in aquila per aiutare Zeus a sedurre Nemesi.
Anche gli arabi videro un rapace e chiamarono la costellazione “al nars al tair”, cioè l’aquila volante, donde il nome Altair, la stella principale.
Altair è una stella bianco azzurra e occupa il 12° posto per splendore tra tutti i corpi celesti.
Ruota su se stessa molto velocemente.
Una rotazione completa dura solo 6 ore e 30′ mentre il sole impiega 26 giorni.
Un punto all’equatore si sposta a 250 km al secondo contro i 2 km/s del nostro Sole.
La conseguenza è che Altair, per la forza centrifuga, è fortemente schiacciata ai poli e tende a perdere materia lungo il piano equatoriale.
Il diametro è una volta e mezzo quello del sole, per cui la luminosità è 9 volte maggiore.
C’è un zona di questa costellazione “Nova Aquile 1918” particolarmente favorevole alla comparsa di ‘nove’.
Fra le tante la più spettacolare rimane quella apparsa nel 1918. Per una notte fu la stella più luminosa del cielo dopo Sirio.
Una ‘nova’ è una stella che esplode in seguito al crollo dei suoi strati superiori e nel collasso emette un accecante lampo di luce. All’acme, la nova divenne mezzo milione di volte più luminosa del sole.
Dai suoi gas che si espandono nello spazio sta nascendo una nebulosa planetaria.
La distanza di Nova Aquile è di 1200 anni luce. Ciò significa che l’esplosione osservata nel 1918 in realtà è avvenuta nell’VIII secolo dopo Cristo. Prima di Carlo Magno.
Curiosità: la sonda Pioner 11 partita nel 1973, che si sta dirigendo verso la costellazione dell’Aquila, si avvicinerà ad Altair tra 1 milione di anni.
Per concludere vi ricordo che dopo il tramonto del Sole è ancora possibile individuare il triangolo estivo guardando verso sud-ovest, ma, ancora per poco perché questo asterisma sta lasciando il posto al triangolo invernale che comprende Orione, una delle più belle costellazioni di tutto il cielo.
Il triangolo invernale: in basso c’è Sirio, in alto a sinistra Procione, in alto a destra Betelgeuse e, a fianco, la costellazione di Orione
A tutti i Lettori di Ponza racconta e agli appassionati astrofili, auguro Buone Feste.
Francesco Piras
(1) – La precessione degli equinozi risulta da un movimento della Terra che fa cambiare in modo lento ma continuo l’orientamento del suo asse di rotazione rispetto alla sfera ideale delle stelle fisse.
L’asse terrestre subisce una precessione (una rotazione dell’asse attorno alla verticale, simile a quella di una trottola) a causa della combinazione di due fattori: la forma non perfettamente sferica della Terra e le forze gravitazionali della Luna e del Sole.
Di conseguenza, anche la posizione dei poli celesti cambia: infatti, tra circa 13.000 anni sarà Vega e non l’attuale Polaris, nota comunemente col nome di Stella Polare, a indicare il polo Nord sulla sfera celeste [da Wikipedia (semplificato ) – a cura della Redazione]