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Pastori e Angeli

di Carla Bielli
Natività [1]

 .

Quando la luce mi ha abbagliato mi sono buttato addosso a zio Beniamino. Piangevo piano perché mi avevano preso tutti in giro la mattina quando mi ero ferito al piede e avevo gridato e pianto. Invece stavolta era lo Zio Beniamino a gridare forte, e anche gli altri, per lo spavento.
Ma le parole dell’angelo raggiunsero tutti e li calmarono, anche quelli che gridavano più forte. E le parole non avevano suono. Io vidi, come se lo immaginassi, un bambino piccolo piccolo, appena nato, come era il mio fratellino appena nato, due mesi fa vicino a mamma. Ma questo era in una mangiatoia.
Si alzarono tutti in piedi, zio Beniamino mi teneva per mano, e io non avevo più paura; avevo tanta voglia di vedere questo bambino e subito mi accorsi che anche per gli altri era così.

Ma le pecore non ne volevano sapere di mettersi in cammino prima dell’alba. Tutti insieme facemmo più fracasso degli angeli e alla fine ci mettemmo in marcia nella notte: una grande nuvola bianca si muoveva nel deserto verso Betlemme.

Fu facilissimo arrivare a quella stalla ed io andai subito alla mangiatoia: era vero, il bambino era proprio lì, aveva belle fasce, profumava di latte come il mio fratellino.
Lo volevo prendere in braccio, ma sapevo di non poterlo fare senza chiedere il permesso. Alzai gli occhi e vidi la mamma e un uomo anziano vicino a lei. Il nonno, pensai, invece mi dissero poi che era il padre. Si stava bene lì. Le pecore si erano sparpagliate intorno senza allontanarsi. La paglia della stalla era pulita e calda.

Lo zio si avvicinò all’uomo anziano e gli parlò degli angeli. Lui ascoltò e guardò verso il bambino sorridendo. Poi parlò alla mamma.
Lei prese in braccio il bambino e lo mostrò a tutti, uno per uno.
Quando tornò verso la mangiatoia io tesi le braccia e lei mi dette da tenere il bambino. Io so tenere i neonati, ho una sorella e un fratello più piccoli e li ho tenuti spesso in braccio per aiutare mamma.
Questo bambino lo avevo visto prima, tale e quale in quello che diceva l’angelo, ma tenerlo in braccio era mille volte più bello.
Aveva le manine piccole piccole e con una mi acchiappò subito un dito. Gli occhi erano chiusi e mi sarebbe piaciuto tanto che li aprisse e mi guardasse.
E’ il ‘Salvatore’ aveva detto l’angelo, ma che voleva dire?
E proprio mentre risentivo quella parola muta, un calduccino mi inondò le braccia: il ‘Salvatore’ aveva fatto la pipì.