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Zi’ ’Innàr’ ’i mar’e copp’. (3). Zi’ Innàr’ e ’a Resibbia

di Franco Schiano
Guarigione miracolosa [1]
                                                                                                          .

Riprendiamo dal sito dell’Associazione Cala Felci, sezione “Racconti, Storia e Tradizioni” e con l’assenso dell’Autore, questo scritto su Zi’ Innàr’.
La Redazione

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Zi’ Innàr’ era un contadino dal portamento dignitoso e fiero che abitava sopra i Conti nella casa che si trova proprio sotto la Grotta del Serpente.

Non era un granché acculturato, come d’altronde la maggioranza dei contadini ponzesi agli inizi del ’900, ma il suo eloquio – educato, cerimonioso, farcito di santi, madonne e citazioni bibliche – lo facevano sembrare detentore di un sapere ben più elevato di quello effettivamente posseduto.
Eppure Zi’ Innàr’ di cose ne conosceva tante. Oltre ad essere un eccellente contadino possedeva la grande sapienza della “medicina dei”: in parole povere era un guaritore appartenente alla categoria spiritual-religiosa.
Egli guariva qualsiasi male per mezzo di riti religiosi.

Nascosto tra vecchie carte ingiallite è arrivato fino a noi il rito con il quale Zi’ ’Innàr’ guariva la “resibbia” che era un’infezione cutanea  molto temuta e diffusa in quel tempo probabilmente a causa delle scarse condizioni igieniche [‘a resibbia: l’erisipela – vedi Nota 1)].
I sintomi erano arrossamento della pelle con piccole macchie dal colore più intenso.

Duomo di Milano. Il Cerano. Miracolo di Aurelia Degli Angeli.1610 [2]

Duomo di Milano. Giovanni Battista Crespi detto ‘Il Cerano’ (1610). Miracolo di Aurelia Degli Angeli

L’ammalato si recava a casa di Zi’ Innàr’, il quale prendeva un ciuffetto di lana tagliata al momento da una pecora, lo immergeva nell’olio e poi lo riscaldava sulla “squarcessa” che era una bugia di porcellana a due manici con al centro una candela accesa.

Bugia a due manici [3]

Con il batuffolo di lana così preparato segnava i bordi dell’infezione cutanea e poi faceva delle croci all’interno. Il tutto mentre ripeteva per tre volte questa preghiera:

“Quand’ Gesù Cristo ieve cammenann’,
scuntaie a Resibbia:
– Resibbia maledetta donne vaie?
Vaco addò ’nu cristiano p’u  fa muri’ spasemann’,
però nun m’accide e num’m’ammazza’.
Piglia ’nu cierno ’e lana pecurina
augliata c’u nomm’ ’e Dio
Mamma Maria e la Resibbia se ne va p’a via”           

 

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Nota 1) – L’erisipela è un’infezione acuta della pelle, che coinvolge il derma profondo ed in parte l’ipoderma, causata da batteri piogeni (produttori di pus); il principale responsabile è un tipo di streptococco, ma talora risulta in causa uno stafilococco o altri germi meno comuni.
In passato l’erisipela era una malattia estremamente grave, con un tasso di mortalità che negli anziani e nei bambini sfiorava il 100%. Nelle prime incisioni dermatologiche ottocentesche vengono riportate le prime fedeli immagini dell’erisipela.

Il Cerano (il pittore barocco Giovanni Battista Crespi) nel 1610 dipinge nei “quadroni” del Duomo di Milano il miracolo di Aurelia degli Angeli, affetta appunto da erisipela. L’episodio, con una bella descrizione della malattia, è narrato nella “Vita di Giussano” (1610): “Aurelia delli Angeli di Milano aveva la gamba sinistra molto guasta dal male del canchero, con alcuni buchi profondi in essa, per la carne, e li nervi marciti, uscendo dalle invecchiate piaghe di tre anni, insieme con molta copia di materia carognosa, tanto gran fettore, che l’istesso Cirurgico veniva quasi meno nel medicarla. La gravezza di questo male gli teneva addosso la febbre continua, non potendosi trovare medicamento potente a sanarla (…)”

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 [Zi’ Innàr’ ’i mar’e coppa. (3). Continua]