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Il “Genio” e la grande bellezza

di Domenico Musco
Chiaia di Luna. Palm. [1]

 .

È passato più di qualche qualche anno da quando iniziammo a lavorare sulla spiaggia di Chiaia di Luna con Salvatore Perrotta… qualche ombrellone dato a noleggio per ripararsi dal dardeggiare del sole, un paio di canoe per visitare le magiche grotte della baia… Le prime sdraio e i lettini che fecero il loro ingresso a Ponza, vennero ordinate da me e Salvatore…….

Erano begli anni, la spiaggia fruibile da tutti, locali e turisti; il ristorante di Giacomino fu la prima discoteca dell’isola con un juke box intorno al quale i ragazzi ponzesi facevano le prima conquiste di ragazze francesi ospiti presso la Torre dei Borboni, sede di una scuola internazionale di lingue…
In tempi più recenti, forse i più ricorderanno come sulla terrazza di Giacomino si servivano i migliori spaghetti dell’isola, quella delizia alle zucchine, ricetta insuperata e non replicabile malgrado gli sforzi…

La spiaggia qualche anno fa prima della rimozione dello chalet [2]
La spiaggia qualche anno prima della rimozione dello chalet (per tutte le immagini: cliccare per ingrandire)

Qualche anno fa la struttura lignea di Giacomino  è stata demolita – gli era stato promesso che dopo l’abbattimento avrebbe potuto rifarla e sarebbe stata in sicurezza – e lui acconsentì, non era un gesto dovuto, con la speranza che avrebbe potuto riprendere a fare i suoi spaghetti, a campare la famiglia…
Cosa ne è stato di questa promessa è sotto gli occhi di tutti, così come la storia recente della nostra spiaggia, sempre bella, ma ogni giorno più vietata…

Senza essere noioso e soffermarmi sulle cifre esorbitanti spese per il riassetto della spiaggia, e senza elencare i numeri delle ordinanze emesse, aventi per oggetto la sicurezza di Chiaia, riassumo per sommi capi ciò che è successo alla spiaggia di Chiaia di Luna.

***

Dopo la prima chiusura, intervenne il “Genio” (il Genio Civile, magari fosse stato il genio della lampada!) che stabilì la messa in sicurezza con delle reti nello spazio immediatamente dopo l’uscita del tunnel.

Questo provvedimento si rivelò insoddisfacente così si decise di continuare la posa delle reti fino a circa 50 metri circa. dopo il ristorante di Giacomino: questo avrebbe garantito la sicurezza della spiaggia.
Venne anche deciso di deviare le acque piovane a monte della falesia per ridurre al massimo l’erosione della parete.

Per garantire che la rete tenesse, si procedette con l’installazione di una chiodatura – vennero usati chiodi lunghi alcuni metri – e vennero poi inchiodate delle funi d’ acciaio a scacchiera, assicurate con chiodi lunghi 5/6 metri, come ulteriore sicurezza per contenere un eventuale distacco di roccia.
Questi interventi vennero diluiti nel tempo, mentre la spiaggia rimaneva chiusa e aperta sporadicamente in estate.
Si decise poi di monitorare parete e rete, ma del monitoraggio non si trova traccia nelle pratiche comunali.

Sempre per rafforzare la messa in sicurezza, arrivò la proposta di un tecnico della Regione che decise di impedire l’avvicinamento dei passanti alla base della falesia con una barriera di rete posta longitudinalmente fino a metà spiaggia.
Ma ancora nulla da fare: la spiaggia restava chiusa.

Passa il tempo e si scopre che le reti poggiate lungo tutta la falesia non sono più efficaci e che occorre metterne di nuove, rimuovendo le vecchie e sostituendole con nuove reti  assicurate alla parete con chiodi lunghi 15 metri, infissi nella roccia.
Spettacolare l’intervento dell’elicottero che trasportava i materiali nuovi e quelli di risulta, ma solo altre ferite al cuore di Chiaia e dei suoi estimatori che rimangono a guardarla dall’alto.
Ci avevamo sperato e creduto ma niente da fare: la spiaggia resta chiusa.
Il problema sembra essere ora il tunnel romano, dicono che non sia sicuro…

 ***

Nel corso di questa breve storia si sono succedute al governo del paese sette amministrazioni comunali. Ciascuna di esse ha dato la responsabilità di questi insuccessi – come del vergognoso dispendio di denaro pubblico – alle amministrazioni precedenti (certo non é una novità…).

Restava la possibilità di arrivare a Chiaia via mare e farsi finalmente un bagno in santa pace, ma… niente da fare! Dall’alto la voce di un solerte vigile avvisa i coraggiosi bagnanti che la spiaggia è chiusa perché pericolosa!
Pericolosa? …Dopo tanti soldi spesi?
Sí, è pericolosa fin quando il Sindaco non firma un’ ordinanza che la dichiari sicura!

La spiaggia di Chiaia di Luna dal belvedere [3]

Sembra evidente che la strada intrapresa dal “Genio” (ahimè, sempre l’altro, non quello della lampada) non ha portato buoni frutti.

Un ingegnere quando fa un progetto si basa su una premessa: se la premessa è sbagliata tutto il progetto è sbagliato, basti pensare che le reti di acciaio con la maglia da 10 centimetri hanno una determinata capacità di resistenza in caso di distacco di roccia.
Va bene per 10 tonnellate, ma se se ne staccano 11 che succede? La rete si stacca e ti casca in testa…
La maglia della rete è concepita per non fa passare le pietre di diametro superiore a 10 cm, lascia comunque passare quelle di 8 cm, …e se una di queste, cadendo da un’altezza di 90 metri  ti arriva in testa, certo bene non fa.

Allora è forse il caso di affrontare il problema in maniera diversa: occorre cambiare  il modo di pensare per evitare di ritrovarsi con tutta l’isola fasciata di reti, dall’Arco Naturale al cimitero, da Cala Feola a Frontone, che si prepara a fare la stessa fine di Chiaia. Un’altra vicenda che provocherà una ferita inguaribile.

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A questo proposito mi domando: con quale criterio si sia deciso di intervenire con priorità su Frontone e non sul Cimitero, Cala Feola o la stessa Chiaia?
Sarebbe forse opportuno che su temi di tale importanza si potesse fare un piccolo referendum, per vedere cosa ne pensa la cittadinanza.
Basta mettere un banchetto, come quelli allestiti per la raccolta di firme sul Faro della Guardia e avere un parere da tutti …Per il Faro ha funzionato!

Ma la vera soluzione che intravedo – credo davvero sia l’unica percorribile – è che non è possibile che in Italia un Sindaco debba essere ritenuto responsabile di quanto succede a chiunque non rispetti la segnaletica di pericolo.

Occorre davvero chiudere tutte le aree con pericoli di caduta massi, o valanghe o slavine? Che ne sarà della Alpi, della Garfagnana, della costiera amalfitana e di tutte quelle aree appenniniche ove incombe un pericolo? Basti pensare all’area vesuviana ove è sempre possibile un risveglio del vulcano che distrusse Pompei… Quanti comuni vi sono? Quanti Sindaci da incriminare?

È possibile che in Italia un sindaco debba andare in galera per qualcuno che casca da un ciglio non protetto o se gli arriva un sasso in testa?

Occorre a mio parere fare pressione affinché si cambi la legge e ognuno diventi responsabile delle proprie azioni. Investire risorse affinché si stabilisca che è colpevole colui che si cerca il pericolo, ovviamente dopo essere stato avvisato con apposita segnaletica, e non il sindaco pro tempore o il tecnico di turno.

Pensare di deturpare la bellezza del nostro territorio, patrimonio di tutti, con la scusa della sicurezza è assurdo. Si pensi ad esempio a Cala Fonte e a come è diventata dopo il famoso intervento del “Genio”: un aborto di roccia rispetto alla bellezza di prima.

Cala Fonte com'era [4]

Cala Fonte 2012.OK [5]

 

Cala Fonte. Com’era e com’è oggi

Credo sia giusto porsi molti interrogativi e temere il peggio quando si pensa ai lavori previsti a Frontone….
Perché invece di toccare la roccia e fare muraglioni non si allarga la spiaggia con un’opera di ripascimento? Sappiamo che questa potrebbe essere la soluzione anche per Chiaia; ma sarà mai fattibile?
Gli antichi romani portavano a Capri con le loro navi la sabbia, per creare spiagge dove non c’erano; magari si potrebbe tornare a guardare a Ponza e al suo sviluppo come facevano i nostri arditi progenitori?

Ed è giusto inoltre, chiedersi quale sia il parere delle Associazioni poste a tutela del territorio in merito alla copertura con reti metalliche delle zone a rischio.

I divieti del PAI – che interessano ormai la quasi totalità della superficie delle isole ponziane – debbono servire da spinta per la ricerca di soluzioni innovative e non essere solo punitivi e lesivi del diritto alla fruizione di un bene comune che è quello del nostro territorio, sia a livello personale che economico.
Chi abita a Ponza non ha altra opportunità di lavoro che l’impiego turistico del suolo e del mare. Sarebbe il caso di smetterla di dipingere le attività turistiche come imprese di malaffare…

 ***

Intanto Chiaia di Luna resta lì, avvolta nella sua misteriosa bellezza e soffocata dalla sua triste storia e da tante, inutili “carte”…

Intanto quegli illustri esperti che parlano di sicurezza della parete rocciosa, al momento di assumersi la responsabilità dei lavori fatti proprio ‘per la sicurezza’, quella famosa firma non la appongono mai, trovando nuove scuse e sempre nuovi lavori da eseguire, riuscendo al massimo a dichiarare che i lavori eseguiti sono conformi al progetto. Ma l’apertura della spiaggia tocca al sindaco.

E si ricomincia da capo…

Chiaia di Luna al tramonto [6]