Ambiente e Natura

Il “Genio” e la grande bellezza

di Domenico Musco
Chiaia di Luna. Palm.

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È passato più di qualche qualche anno da quando iniziammo a lavorare sulla spiaggia di Chiaia di Luna con Salvatore Perrotta… qualche ombrellone dato a noleggio per ripararsi dal dardeggiare del sole, un paio di canoe per visitare le magiche grotte della baia… Le prime sdraio e i lettini che fecero il loro ingresso a Ponza, vennero ordinate da me e Salvatore…….

Erano begli anni, la spiaggia fruibile da tutti, locali e turisti; il ristorante di Giacomino fu la prima discoteca dell’isola con un juke box intorno al quale i ragazzi ponzesi facevano le prima conquiste di ragazze francesi ospiti presso la Torre dei Borboni, sede di una scuola internazionale di lingue…
In tempi più recenti, forse i più ricorderanno come sulla terrazza di Giacomino si servivano i migliori spaghetti dell’isola, quella delizia alle zucchine, ricetta insuperata e non replicabile malgrado gli sforzi…

La spiaggia qualche anno fa prima della rimozione dello chalet
La spiaggia qualche anno prima della rimozione dello chalet (per tutte le immagini: cliccare per ingrandire)

Qualche anno fa la struttura lignea di Giacomino  è stata demolita – gli era stato promesso che dopo l’abbattimento avrebbe potuto rifarla e sarebbe stata in sicurezza – e lui acconsentì, non era un gesto dovuto, con la speranza che avrebbe potuto riprendere a fare i suoi spaghetti, a campare la famiglia…
Cosa ne è stato di questa promessa è sotto gli occhi di tutti, così come la storia recente della nostra spiaggia, sempre bella, ma ogni giorno più vietata…

Senza essere noioso e soffermarmi sulle cifre esorbitanti spese per il riassetto della spiaggia, e senza elencare i numeri delle ordinanze emesse, aventi per oggetto la sicurezza di Chiaia, riassumo per sommi capi ciò che è successo alla spiaggia di Chiaia di Luna.

***

Dopo la prima chiusura, intervenne il “Genio” (il Genio Civile, magari fosse stato il genio della lampada!) che stabilì la messa in sicurezza con delle reti nello spazio immediatamente dopo l’uscita del tunnel.

Questo provvedimento si rivelò insoddisfacente così si decise di continuare la posa delle reti fino a circa 50 metri circa. dopo il ristorante di Giacomino: questo avrebbe garantito la sicurezza della spiaggia.
Venne anche deciso di deviare le acque piovane a monte della falesia per ridurre al massimo l’erosione della parete.

Per garantire che la rete tenesse, si procedette con l’installazione di una chiodatura – vennero usati chiodi lunghi alcuni metri – e vennero poi inchiodate delle funi d’ acciaio a scacchiera, assicurate con chiodi lunghi 5/6 metri, come ulteriore sicurezza per contenere un eventuale distacco di roccia.
Questi interventi vennero diluiti nel tempo, mentre la spiaggia rimaneva chiusa e aperta sporadicamente in estate.
Si decise poi di monitorare parete e rete, ma del monitoraggio non si trova traccia nelle pratiche comunali.

Sempre per rafforzare la messa in sicurezza, arrivò la proposta di un tecnico della Regione che decise di impedire l’avvicinamento dei passanti alla base della falesia con una barriera di rete posta longitudinalmente fino a metà spiaggia.
Ma ancora nulla da fare: la spiaggia restava chiusa.

Passa il tempo e si scopre che le reti poggiate lungo tutta la falesia non sono più efficaci e che occorre metterne di nuove, rimuovendo le vecchie e sostituendole con nuove reti  assicurate alla parete con chiodi lunghi 15 metri, infissi nella roccia.
Spettacolare l’intervento dell’elicottero che trasportava i materiali nuovi e quelli di risulta, ma solo altre ferite al cuore di Chiaia e dei suoi estimatori che rimangono a guardarla dall’alto.
Ci avevamo sperato e creduto ma niente da fare: la spiaggia resta chiusa.
Il problema sembra essere ora il tunnel romano, dicono che non sia sicuro…

 ***

Nel corso di questa breve storia si sono succedute al governo del paese sette amministrazioni comunali. Ciascuna di esse ha dato la responsabilità di questi insuccessi – come del vergognoso dispendio di denaro pubblico – alle amministrazioni precedenti (certo non é una novità…).

Restava la possibilità di arrivare a Chiaia via mare e farsi finalmente un bagno in santa pace, ma… niente da fare! Dall’alto la voce di un solerte vigile avvisa i coraggiosi bagnanti che la spiaggia è chiusa perché pericolosa!
Pericolosa? …Dopo tanti soldi spesi?
Sí, è pericolosa fin quando il Sindaco non firma un’ ordinanza che la dichiari sicura!

La spiaggia di Chiaia di Luna dal belvedere

Sembra evidente che la strada intrapresa dal “Genio” (ahimè, sempre l’altro, non quello della lampada) non ha portato buoni frutti.

Un ingegnere quando fa un progetto si basa su una premessa: se la premessa è sbagliata tutto il progetto è sbagliato, basti pensare che le reti di acciaio con la maglia da 10 centimetri hanno una determinata capacità di resistenza in caso di distacco di roccia.
Va bene per 10 tonnellate, ma se se ne staccano 11 che succede? La rete si stacca e ti casca in testa…
La maglia della rete è concepita per non fa passare le pietre di diametro superiore a 10 cm, lascia comunque passare quelle di 8 cm, …e se una di queste, cadendo da un’altezza di 90 metri  ti arriva in testa, certo bene non fa.

Allora è forse il caso di affrontare il problema in maniera diversa: occorre cambiare  il modo di pensare per evitare di ritrovarsi con tutta l’isola fasciata di reti, dall’Arco Naturale al cimitero, da Cala Feola a Frontone, che si prepara a fare la stessa fine di Chiaia. Un’altra vicenda che provocherà una ferita inguaribile.

 ***

A questo proposito mi domando: con quale criterio si sia deciso di intervenire con priorità su Frontone e non sul Cimitero, Cala Feola o la stessa Chiaia?
Sarebbe forse opportuno che su temi di tale importanza si potesse fare un piccolo referendum, per vedere cosa ne pensa la cittadinanza.
Basta mettere un banchetto, come quelli allestiti per la raccolta di firme sul Faro della Guardia e avere un parere da tutti …Per il Faro ha funzionato!

Ma la vera soluzione che intravedo – credo davvero sia l’unica percorribile – è che non è possibile che in Italia un Sindaco debba essere ritenuto responsabile di quanto succede a chiunque non rispetti la segnaletica di pericolo.

Occorre davvero chiudere tutte le aree con pericoli di caduta massi, o valanghe o slavine? Che ne sarà della Alpi, della Garfagnana, della costiera amalfitana e di tutte quelle aree appenniniche ove incombe un pericolo? Basti pensare all’area vesuviana ove è sempre possibile un risveglio del vulcano che distrusse Pompei… Quanti comuni vi sono? Quanti Sindaci da incriminare?

È possibile che in Italia un sindaco debba andare in galera per qualcuno che casca da un ciglio non protetto o se gli arriva un sasso in testa?

Occorre a mio parere fare pressione affinché si cambi la legge e ognuno diventi responsabile delle proprie azioni. Investire risorse affinché si stabilisca che è colpevole colui che si cerca il pericolo, ovviamente dopo essere stato avvisato con apposita segnaletica, e non il sindaco pro tempore o il tecnico di turno.

Pensare di deturpare la bellezza del nostro territorio, patrimonio di tutti, con la scusa della sicurezza è assurdo. Si pensi ad esempio a Cala Fonte e a come è diventata dopo il famoso intervento del “Genio”: un aborto di roccia rispetto alla bellezza di prima.

Cala Fonte com'era

Cala Fonte 2012.OK

 

Cala Fonte. Com’era e com’è oggi

Credo sia giusto porsi molti interrogativi e temere il peggio quando si pensa ai lavori previsti a Frontone….
Perché invece di toccare la roccia e fare muraglioni non si allarga la spiaggia con un’opera di ripascimento? Sappiamo che questa potrebbe essere la soluzione anche per Chiaia; ma sarà mai fattibile?
Gli antichi romani portavano a Capri con le loro navi la sabbia, per creare spiagge dove non c’erano; magari si potrebbe tornare a guardare a Ponza e al suo sviluppo come facevano i nostri arditi progenitori?

Ed è giusto inoltre, chiedersi quale sia il parere delle Associazioni poste a tutela del territorio in merito alla copertura con reti metalliche delle zone a rischio.

I divieti del PAI – che interessano ormai la quasi totalità della superficie delle isole ponziane – debbono servire da spinta per la ricerca di soluzioni innovative e non essere solo punitivi e lesivi del diritto alla fruizione di un bene comune che è quello del nostro territorio, sia a livello personale che economico.
Chi abita a Ponza non ha altra opportunità di lavoro che l’impiego turistico del suolo e del mare. Sarebbe il caso di smetterla di dipingere le attività turistiche come imprese di malaffare…

 ***

Intanto Chiaia di Luna resta lì, avvolta nella sua misteriosa bellezza e soffocata dalla sua triste storia e da tante, inutili “carte”…

Intanto quegli illustri esperti che parlano di sicurezza della parete rocciosa, al momento di assumersi la responsabilità dei lavori fatti proprio ‘per la sicurezza’, quella famosa firma non la appongono mai, trovando nuove scuse e sempre nuovi lavori da eseguire, riuscendo al massimo a dichiarare che i lavori eseguiti sono conformi al progetto. Ma l’apertura della spiaggia tocca al sindaco.

E si ricomincia da capo…

Chiaia di Luna al tramonto

8 Comments

8 Comments

  1. Nanni

    16 Dicembre 2013 at 21:29

    Non sono un tecnico e, quindi, la mia opinione conta poco.
    Tuttavia, in generale, non credo che una rete e dei chiodi, per quanto lunghi, possano contrastare la forza del mare che erode la base della montagna di Chiaia di Luna in occasione delle ponentate.
    Penso, invece, che un metodo naturale, come quello di una barriera di rocce posta a 100 metri davanti alla spiaggia, possa essere un rimedio duraturo oltre a rappresentare un valido rifugio che potrebbe decongestionare il porto.
    Ho visto delle esperienze in tal senso ad Ischia che consiglio di visitare, visto anche il gemellaggio.

  2. Silverio Tomeo

    16 Dicembre 2013 at 21:58

    La barriera sarebbe solo una cosa aberrante… Prima la messa in sicurezza e solo dopo, se riuscita, la riapertura.
    Poi non mi sembra che i concessionari storici di attività balneari siano i primi difensori possibili della spiaggia libera come bene comune.
    La teoria che “tutti amma campà” non mi sembra delle migliori, se stravolge, come stravolge, il volto dell’isola e la sua bellezza. A me anche i pontili mi sembrano troppi e sovradimensionati. I lavori di messa in sicurezza del dissesto idro-geologico, se ben fatto, farebbe uscire tanto di quel lavoro, mentre le grandi opere nessuno le finanzia, stravolgono il paesaggio e quindi non danno alcun lavoro in tempo di crisi.

  3. vincenzo

    17 Dicembre 2013 at 16:42

    Mi sembra caro Tomeo che qui il problema non sia solo la difesa del lavoro, cosa che di questi tempi di magra è sgradevole parlarne, ma il vero problema che Domenico ha cercato di focalizzare è quello dell’efficacia reale dei lavori di messa in sicurezza con apposizioni di reti.
    Se Chiaia di Luna resta chiusa dopo tutti questi anni, la colpa di chi è? Sara mai aperta? Con quali sicurezze? Chi si prenderà la responsabilità e quando?

    Ho scritto in un altro articolo che gli scienziati del campo, i geologi, le loro perizie le terminano scrivendo: “allo stato attuale la situazione si presenta in questo modo….” Ecco allo stato attuale e domani? Una roccia sottoposta a continui fenomeni esogeni cambia di continuo la sua struttura e infatti oggi si sceglie di mettere dei chiodi che domani non basteranno, come oggi scegliamo di fissare la rete ad un metro dal precipizio e domani scopriamo che il dilavamento ha creato un solco pericoloso per la tenuta della rete.

    Caro Tomeo noi non ci preoccupiamo di non poter lavorare ma ci preoccupiamo che tu non possa andare più a fare il bagno nella splendida rada di Chiaia di Luna, scusa se è poco.

  4. Silverio Tomeo

    17 Dicembre 2013 at 18:26

    Caro Vincenzo, a me sembrava che si parlasse non solo della bellezza ma anche della remuneratività, cose che possono anche andare d’accordo, ma non è detto affatto! L’ho scritto che auspico la riapertura di Chiaia di Luna come spiaggia libera ed accessibile, previa messa in sicurezza se riesce, ma se altrimenti? Allora amen!
    Domenico non si ricorderà di me, io invece me lo ricordo a Chiaia di Luna, a gestire lettini, ombrelloni e gite in barca, ed anche quando attaccava manifestini di benvenuto a Craxi a Ponza, poco prima che cadesse definitivamente in disgrazia, e già si sapeva. Con Craxi e poi con Berlusconi qualcuno sperava nella deregulation più completa? Meno limiti edilizi, più cemento, niente vincoli europei alla pesca, meno tasse, meno “lacci e lacciuoli” all’iniziativa privata? Credo di sì, e penso che a Ponza una “classe affluente” ingrassata attorno al turismo estivo abbia formato da anni un blocco sociale in grado di esprimere e condizionare le amministrazioni via via succedutesi, sino al disastro finale e alla situazione attuale. Questo detto in breve.
    Non esistono più le classi? Esistono solo i ceti sociali? O la upper class, la overclass, la middle class? Aumentano le diseguaglianze, e la redistribuzione del reddito affluisce in alto, questa è la situazione. Se Ponza è ridotta a un villaggio turistico totale e ha collezionato disastri amministrativi negli ultimi decenni, come la mettiamo? Si ha il coraggio di questa riflessione di fondo? O ci accontentiamo delle lagne sui vincoli, la mancanza di fondi per le grandi opere, la marginalità della condizione isolana?
    So che hai la risposta pronta su tutto, beato a te, ma un dibattito pubblico serve necessariamente a far circolare dubbi, punti di vista, idee, ma solo se ce ne sono davvero.
    Chiaia di Luna è un bene comune, l’isola è un bene comune, il mare, l’aria, l’acqua, la democrazia, la cultura, i diritti, sono da considerare beni comuni.

  5. Antonino Di Stefano

    17 Dicembre 2013 at 23:39

    Ma lasciate che la natura faccia il suo corso, se vuole cancellare una spiaggia la cancelli, se vuole far crollare un costone di roccia lo faccia. L’importante è che sia la natura a fare questi stravolgimenti e non la mano dell’uomo, come avviene normalmente con cementificazione selvaggia e disboscamenti. Sono per avvisare le persone sui rischi che corrono ad andare a farsi il bagno dove vogliono, ma niente di più, come accade per le sigarette, ti avviso che fanno male. Al massimo come per le sigarette vieterei la pubblicità e lo speculare sui rischi delle persone che ci vanno a fare il bagno .

  6. Giovanni Conte-Matrone

    18 Dicembre 2013 at 21:35

    Il duplice commento di Tomeo alla argomentata presentazione della vicenda di Chiaia di Luna è un tipico cattivo uso delle inforrmazioni, viziato da ideologismo preconcetto, fatto per allontanarsi dalla comprensione e soluzione di un problema.
    Infatti non entra nel merito degli aspetti pratici e tecnici, ma sproloquia sui massimi sistemi e sulle classi sociali, e procede attraverso un attacco personale.
    Neanche si capisce perché “i concessionari storici di attività balneari” non possano essere “i primi difensori possibili della spiaggia libera come bene comune”. Sono proprio loro che la conoscono meglio (come gli isolani la propria isola!) …e un loro seppur modesto contributo potrebbero anche darlo – purché, s’intende, “rieducati” in appositi campi di indottrinamento “alla cinese”, quelli che sembra di vedere in trasparenza nell’intervento del nostro ineffabile bacchettatore.
    Sembra che l’isola si stia sfaldando per l’opera degli operatori turistici, non per la sua natura geologica!
    Ma per restare allo specifico, il pericolo delineato è ben reale! Lasciando le cose all’inerzia, è possibile, anzi probabile che Frontone diventi un “mostro” paralizzato dalle leggi e dalla burocrazia, simile a quanto abbiamo visto sotto i nostri occhi per Chiaia di Luna.
    Ma sugli aspetti tecnici e normativi ancora nessuno ci ha spiegato con chiarezza cosa potrebbe accadere.

  7. Silverio Tomeo

    19 Dicembre 2013 at 00:06

    Qualcuno per riaprire Chiaia di Luna vorrebbe “chiudere” il mare con sconce barriere? Questo è il problema, altro che deportazioni in Siberia… Nessuna opera devastante per frenare il corso della Natura, né a Frontone né altrove, ma solo interventi non invasivi se e quando possibili, e tanta cura dell’ambiente naturale che è un bene di tutti. Diceva la bonanima di mio zio Silverio: “Le porte sono aperte”, vale a dire le porte per l’emigrazione. Lui aveva memoria di quando vennero chiuse grazie a Mussolini. Se a qualcuno non piacciono i giudici di Latina, se non gli piace Legambiente, se non gli piacciono ambientalisti e paesaggisti, ebbene: emigrasse, e in fretta!

  8. Giovanni Hausmann

    6 Gennaio 2014 at 17:17

    Per motivi tecnici di inserimento delle foto, il commento di Giovanni Hausmann all’articolo di Domenico Musco è stato scorporato dalla sezione “Commenti” e viene presentato come articolo autonomo (leggi qui).

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