Attualità

Una processione lunga settant’anni

di Giuseppe Mazzella
In Chiesa dopo la processione

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Quest’anno, per una fortunata coincidenza, ero a Ponza domenica 8 dicembre, ed ho potuto realizzare un desiderio che covavo da tempo: partecipare alla processione-cantata in onore della Madonna Immacolata.
Ne conoscevo la lunga tradizione, che si ripete da settant’anni, l’ideazione nata e voluta da Mons. Maria Luigi Dies; sapevo che era aperta ai soli uomini; ne avevo letto le cronache e visto alcuni filmati, ma non avevo mai avuto la possibilità di esserci. Ed è stata una vera rivelazione, una esplosione di sensazioni che nella buia notte stellata isolana sono sprizzate come scintille.

L’uscita dalla chiesa della Santissima Trinità del folto gruppo si è svolta un po’ in sordina, ma non appena la processione si è avviate per le vie dell’abitato, la voce stentorea e calda dei protagonisti storici ha dato il via ad una intensa partecipazione corale.
Io che non conoscevo le dolci melodie, molte delle quali sono state composte dallo stesso parroco Dies, ne ho subito afferrato la linea e mi sono fatto trasportare in un’onda di emozioni intense che vibravano in sintonia con quelle di tutti gli altri. Alcune melodie erano poi modulate con cori  a bocca chiusa, e per questo erano ancora più suggestive.  Abbiamo percorso a passo svelto la via che dalla Bellavista si inerpica verso la Dragonara e poi scende a Chiaia di Luna. Via via si aggiungevano altre persone, mentre un timido e rispettoso affacciarsi dalle finestre faceva ala alla processione.
C’era anche chi accompagnava il canto e chi scattavo foto. La processione, con in testa Don Ramon e i partecipanti più anziani che davano il la ai canti, ai quali a metà fila altri cantori con voce potente facevano eco. Chi, come me, non conosceva né parole né melodia cercava di accordarsi.
Da Chiaia di Luna la processione si è avviata a S. Maria, percorrendo il tunnel romano, in cui i canti, anche per l’effetto megafono, hanno raggiunto una forza che ci trascina e ci fa sentire leggeri. Prima tappa la Chiesa dedicata a San Giuseppe a Santa Maria, dove gli inni si susseguono. Ci rintempriamo al caldo della chiesa. Tra la folla anche qualche bambino e uno dei  decani della tradizione, Franco Schiano, si racconta e ricorda di aver partecipato la prima volta all’età di cinque anni, quando alla processione assieme a Dies non c’erano più di venti  trenta persone.

Il ritorno a Ponza centro è ancora più gioioso, anche perché adesso la strada è quasi tutta in piano. Tra noi anche persone anziane e molto malate, qualcuno segue in carrozzina. I canti riecheggiano ancora una volta nel tunnel e all’uscita sembrano squarciare il cielo che comincia a biancheggiare. L’alba è vicina. Gli addobbi natalizi e le luci che ci hanno accompagnato per tutto il percorso, tra viottoli e case, adesso cominciano ad impallidire. Una leggera brezza fa rabbrividire il mare. Abbiamo la sensazione di essere più comunità. Se ci si urta nel camminare si fa a gara a scusarsi, ci si sente più solidali e buoni.
Canti, sensazioni, la notte stellata, il silenzio del paese che dorme, la bellezza di vivere un’esperienza antica, tutto mi riporta alla mia infanzia, ad una visione di bellezza che temevo perduta per sempre. Il miracolo di sentirci tutti uniti, almeno per poche ore si completa nella Santa Messa e nell’apoteosi di altri canti ancora più belli e avvolgenti che esaltano questa mattinata di luce.

Alla fine, un ristoro organizzato in sacrestia con caffè, latte, e altre bevande e dolci preparati da mamme, mogli e sorelle, chiudono la cerimonia e ci convincono che possiamo sperare che, anche in tempi difficili come quelli in cui viviamo, il nostro destino di Ponzesi è ancora nelle nostre mani ed oggi l’abbiamo posto sotto la protezione della Madonna Immacolata.
A lei abbiamo dedicato la nostra fervente preghiera in questa splendida mattinata d’inverno.

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