Ambiente e Natura

Reminiscenze dal passato, proposta per il futuro

proposto da Martina Carannante

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Molto abbiamo parlato della volontà di dare una degna toponomastica alla nostra isola tanto da promuovere, proprio in queste pagine la rubrica “Troviamo nuovi nomi alle strade di Ponza” (leggi qui) accolta con entusiasmo da molti lettori.

Già una decina di anni fa, in ambito scolastico e tramite un concorso letterario ideato da Francesco Cordella tramite la sua associazione Top Spin,  si era parlato di affiggere delle targhe e rivalutare gli angoli più remoti dell’isola; di tempo ne è passato, e l’iniziativa continua ad esser valida anche se scarsamente recepita dalle amministrazioni.

L’associazione Top Spin proponeva ogni anno agli alunni della scuola secondaria un concorso letterario incentrato su figure, aspetti, momenti riguardanti Ponza e ponzesi.
Per nell’anno 2003 le vincitrici del concorso letterario: “Diamo un nome e una targa alle strade di Ponza”  furono due ragazze di Le Forna, ora più che ventenni,  Giuseppina Aversano e Arianna Feola.
Qui di seguito riproponiamo il loro scritto che anche dopo tanti anni sembra molto attuale.
a cura di Martina Carannante

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di Giuseppina Aversano e Arianna Feola

cala inferno

Nel mezzo del cammin di nostra vita” …ci ritrovammo in una selva oscura, senza vita e senza nome.

Camminammo a lungo in modo tale da verificare la bellezza di quel luogo e ci sopraggiunse la voglia di avere maggiori informazioni sulle origini di quel posto meraviglioso. Incontrammo un anziano signore e gli chiedemmo di raccontarci la storia di quel luogo.
Egli iniziò col dirci che quella strada prendeva il nome di “Cala Inferno“, dall’omonima caletta ad essa sottostante.

L’origine del nome è forse dovuta alla fatica “infernale” di chi aveva scavato i circa trecento scalini che portano al mare. Quest’opera fu realizzata per permettere di portare le merci importate alla zona di Le Forna. Il vecchio, ci fornì anche l’ipotesi che il nome derivasse dall’affascinante, ma allo stesso tempo pauroso spettacolo che si vede nei momenti di forti mareggiate. Continuando il suo racconto, ci fornì anche qualche leggenda legata al luogo: una di questa, legata proprio al nome del luogo è data dal fatto che gli abitanti del luogo, spesso e volentieri, avvistavano cose insolite quali diavoli, fantasmi e “munacielli”.

Si narra che proprio lì era di casa un licantropo che si trasformava in lupo nelle notti di luna piena. Egli aveva una fidanzata alla quale diceva sempre di aprire la porta di caso solo quando sentiva bussar due volte.  Una sera, durante il suo mutamento, diede più di due tocchi alla porta, ma l’amata ancora intontita di sonno aprì senza pensare, e venne sbranata.  Gesù, allora, decise di punire l’uomo condannandolo alla pietrificazione; infatti sulla parete della cala, si notano incise due espressioni: una di un cane che piange e l’altra che ulula.

Conclusosi il racconto ringraziammo l’anziano e gentilissimo signore per la sua disponibilità e proseguimmo la stradina che in discesa ci portava verso il mare.

Arrivate alla meta constatammo che quella era proprio la cala più bella dell’isola. Quello che oggi appare visibile è il cunicolo dell’antico acquedotto romano; esso era in uso fino alla seconda guerra mondiale. Il tufo, cambia colore verso l’estremità di “Punta Nera” passando dal bianco ad un rosso scuro che dà all’acqua profonde tonalità.
Di fronte a “Cala Inferno” sorge un unico faraglione chiamato “Calzone del parroco” ; tale nome deriva dalla somiglianza dello scoglio all’indumento del religioso.

Grazie a questa esperienza e alla  nostra curiosità, siamo riuscite ad ampliare le nostre conoscenze.

Noi crediamo nella buona volontà del Comune e speriamo che un giorno esso possa mettere delle targhe con scritto il nome delle strade, in modo tale da non esser più considerate “vie senza nome e senza vita”, bensì delle vere strade con carattere e personalità. ”

cala_inferno_ponza

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Nota a cura della Redazione
Visto che siamo su Le Forna, segnaliamo le due distinte frane che si sono avute in questi giorni. Una a Cala Caparra, dopo l’incrocio del Cuore di Gesù e la seconda a Cala Inferno, dove è collassata una grotta un tempo fucina di Ceolin, fabbro dell’infanzia di Giuseppe Mazzella, che ne ha scritto qui.

 

1 Comment

1 Comment

  1. Giuseppe Mogavero

    27 Dicembre 2014 at 05:42

    Mi congratulo con voi per la riorganizzazione della toponomastica dell’isola.
    Ho scritto queste due righe, a voi che vi impegnate nella storia dell’isola, con
    la speranza di sapere gli estremi del Diploma di Benemerenza concesso
    a Ponza per atti di abnegazione nel periodo 1943-1944.
    In nessun sito, in nessuna fonte d’informazione, si fa cenno a ciò.
    Ringrazio in anticipo per la risposta
    Giuseppe Mogavero

    Risponde la Redazione.
    Non ci risulta di nessuna iniziativa in atto in tal senso.
    Pubblichiamo la sua lettera nel caso i nostri lettori abbiano qualche reminiscenza in proposito. In tal caso potranno risponderle a seguito di questo commento o comunicare con la Redazione all’indirizzo del sito [email protected]

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