Racconti

Elucubrazioni di Pasquale. (6). Usi e costumi degli abitanti

di Pasquale Scarpati
6. Silvano Braido. Uccello-conchiglia

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Usi e costumi degli abitanti

Si vocifera, però, che nelle notti di novilunio gli abitanti delle torri amino andare, tutti insieme, in un ristorante per cenare lautamente. Scendono rapidamente perché conoscono tutte le scorciatoie. In questa città c’è un unico ristorante che per insegna ha le tre scimmiette; i commensali banchettano per tutta la notte poi, prima che  l’imbianchino ad oriente passi il pennello, escono di corsa. Qualche temerario sbuca all’improvviso da un angolo di strada e lancia un lampo. Queste persone sorprese, prima rimangono attonite poi, una volta che si sono riprese dallo stupore e dallo spavento, fanno un gran fracasso inveendo contro il poveretto; qualcuno, accecato dal lampo, momentaneamente perde la direzione ma conosce molto bene tutte le strade perciò, tranquillamente e  soprattutto alla chetichella, ritorna  là da dove è venuto oppure, aiutato dagli amici, sale in un’altra torre, e, ovviamente, si va a collocare sempre all’ultimo piano.

 

L’alternativa alle torri

Quelli che non possono o non vogliono affrontare le torri o l’andirivieni delle strade hanno un’altra possibilità: possono fruire di cassette, simili a quelle dove si imbuca la posta. Ce ne sono a migliaia lungo il perimetro delle mura o alla base delle torri. Hanno una lunga e larga feritoia perché si possono imbucare plichi e lettere di tutte le grandezze che contengano istanze, petizioni, proposte, lamentele, considerazioni, comunicazioni, proteste ed altro.
All’interno delle feritoie sono nascoste, per la quasi totalità, lame affilatissime; solo un punto ne è privo e pertanto si crea colà un piccolo varco; la sua posizione, però, muta da cassetta a cassetta. Quando il latore  è andato via la lettera, imbucata, viene immediatamente ridotta in pezzi piccolissimi che, poi, cadendo a terra (perché il fondo della cassetta è bucherellato come quello del tegame in cui si cucinano le caldarroste),v engono subito dispersi dal vento come le foglie su cui la Sibilla Cumana scriveva il suo responso.
C’è però chi conosce dove è il varco libero, e la sua missiva non subirà la triste sorte delle altre.
Gli  abitanti nelle torri non amano scendere per prendere la “posta”; ogni tanto qualcuno di loro viene incaricato di prelevarla. Poiché scende contro voglia, sia avvia e cammina molto lentamente, più lentamente di Perpetua chiamata da don Abbondio; quando finalmente raggiunge le cassette, tira fuori da una vecchia bisaccia un sacco, bucherellato a causa della sua vetustà: vi infila i fogli e le petizioni rimaste integre e lentamente ritorna da dove è venuto.
Essendo il sacco bucherellato, molte di quelle missive si perdono lungo il percorso, specialmente quelle più piccole; rimangono ovviamente quelle più voluminose. Mentre “il postino” rapidamente va a riposare dopo il faticoso lavoro, il sacco con il contenuto  rimasto viene ammucchiato insieme agli altri, alla rinfusa, in capienti montacarichi che, come gli ascensori lumaconi, si muovono solo quando sono stracolmi.
Come bradipi, essi si arrampicano lungo i binari molto lentamente; ogni tanto lungamente sostano quasi per riposare dall’estenuante fatica.
Qualcuno dal basso, notando questa flemma, si mette  a gridare, ad inveire e, non potendo agire in nessun modo, anche a bestemmiare.
Un guardiano, accorso velocemente, prima lo redarguisce per i modi, come dire, non proprio urbani – in questa città, infatti, non è consentito né gridare né inveire anche a ragion veduta; facendolo, si passa automaticamente dalla parte del torto – poi lo allontana affermando che l’assenza del manovratore è dovuta esclusivamente alla burocrazia, per cui non si sa per quanto tempo il montacarichi resterà fermo.
Per questi motivi trascorre tantissimo tempo e quelli che, un po’ ingenuamente, avevano pensato di risolvere così il loro problema, per tutti i giorni della loro vita aspetteranno una risposta. Che potrebbe arrivare dopo lunghissimo tempo, ma non è detto che sia esaustiva.
Molte volte capita che invece di una risposta si ricevono ulteriori quesiti, per cui è d’uopo riandare di nuovo in città.
Purtroppo per alcuni l’attesa sarà vana perché si è perso ciò che avevano scritto; ma questo difficilmente lo verranno a sapere a meno che qualcuno, tornando dalla città, non abbia visto i resti sparsi per la strada e soprattutto li abbia riconosciuti.
Ma l’eccezione conferma la regola: anche in questo caso ci sono delle lettere e/o dei plichi che hanno una corsia preferenziale. Vengono trasportati da speciali macchine, in modo celere e soprattutto sicuro ai piani alti.
Somigliano un poco  alle lettere raccomandate.

Silvano Braido. Gli abitanti
Immagini di copertina e nel testo: dipinti di Silvano Braido

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[Elucubrazioni di Pasquale. (6). Continua]

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