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Elucubrazioni di Pasquale. (5). Le altre Torri

di Pasquale Scarpati
5. Silvano Braido. Isola-tronco [1]

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Il secondo gruppo di torri

Altre torri invece non hanno alcun tipo di aperture se non alla base. Sembra facile entrarvi, ma le porte sono pesantissime, più di quelle delle casseforti di un caveau di una banca e un forte vento le spinge dall’interno verso l’esterno. Pertanto coloro che vi abitano, per difendersi da questo vento che circola incessantemente, hanno pensato bene di mettere guarnizioni molto spesse dappertutto; porte stagne ben serrate si frappongono al cammino.
Di conseguenza non riescono a sentire nulla sia per il vento che porta via tutte le parole, sia per gli altri accorgimenti usati per difendersi dallo stesso vento.

Il terzo gruppo di torri
La maggior parte delle torri non ha porte che rinserrano l’uscio principale, per cui entrare non è difficile.
I residenti sono così numerosi che non riescono a stare tutti, ancorché stipati, all’ultimo piano; si distribuiscono perciò su tutti i piani, or di qua or di là, in anguste stanze, in cui penetra un debole fascio di luce da una piccola feritoia in alto, per cui stanno sempre nella penombra.
Non vi sono mobili, né letto, né suppellettili, soltanto una piccola scrivania su cui sono posti una candela sempre spenta, un vecchio librone con le pagine bianche, un vecchio astuccio di penna, tarlato, con  un pennino ed un calamaio con due, dico due, gocce d’inchiostro: per prima cosa non bisogna calcare troppo la mano altrimenti l’astuccio si spezza, poi perché bisogna scrivere  sul librone solo e soltanto due paroline; i residenti, infatti, sono talmente svogliati che non amano leggere più di due parole e non vogliono neppure fare lo sforzo di alzarsi.
Vivono stando perennemente seduti su sedie a rotelle un po’ particolari: una comoda alta spalliera non reclinabile, il sedile con un grosso buco al centro, come quello degli antichi seggioloni dei bambini o delle sedie degli anziani, i braccioli muniti di un pulsante su cui poggiano strane mani meccaniche, usate per portare il cibo alla bocca dopo che le stesse mani meccaniche lo hanno spremuto da tubetti di plastica.
Le stanze sono intercomunicanti, con tante porte sui lati che si aprono automaticamente non appena la carrozzella si avvicina.
All’ingresso delle torri non vi sono porte, invece le stanze sono chiuse da leggere porte tamburate perché chi sta all’interno possa sentire quando qualcuno si avvicina.
Comunque per entrare è obbligatorio bussare con le mani o, in subordine, coi piedi, però in modo leggero; è vietato bussare con la testa che, essendo più pesante, provocherebbe un rumore insopportabile e conseguenti mal di testa: nulla deve turbare l’esistenza placida e silente degli abitanti della torre, ed enormi cartelli che vietano i rumori sono distribuiti ovunque.

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Illustrazione di copertina: dipinto di Silvano Braido

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