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Temporale tropicale

di Carla Bielli
Tropici.1 [1]

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JIM
– Ha piovuto, sono zuppo. Ancora piove. Meglio, sentirò più fresco, meglio così, meglio così.
Le guance irte di barba e gli occhi gonfi emersero dalla copertaccia impataccata e Jim si adagiò di nuovo sul fondo della barca in una posizione diversa, più comoda, almeno così sperava. Ruttò. Borbottava come un uccello che scuote le penne e dice la sua, poco convinto, posandosi dopo un lungo volo.

Di piovere a dirotto aveva smesso, ma il temporale incombeva ancora.
Fece in tempo ad accorgersi che l’odore del mare era cambiato e anche l’odore della spiaggia. A sbuffi leggeri lo raggiungevano là nel fondo della barca.
Gocce di pioggia veloci e intermittenti arrivavano a bagnargli i capelli e il viso. Richiuse subito gli occhi, Jim, il capogiro da sbornia e il beccheggiare della barca scatenavano un secondo temporale, anzi una tempesta nel suo stomaco.
Cercò l’immobilità nelle viscere e nei pensieri e s’immerse nei suoni.
No gli odori, gli odori no. Il puzzo di salmastro della coperta e di alcol mal digerito gli stagnava tutto intorno, come una bolla infrangibile sempre più impenetrabile ai nuovi profumi del mare e della spiaggia.
Borbottava allontanandosi, il temporale …lo immaginò come uno spaventapasseri litigioso e gigantesco, dal passo incerto e pesante.

Proprio come lui, quando poche ore prima, già ubriaco, ma ancora sveglio. Aveva salito incespicando le scale e bussato alla porta di Mary, eppoi ancora picchiato i pugni su quella porta chiusa e gridato.
Avevano aperto e Mary era apparsa spettinata, affacciandosi con quell’espressione dispettosa.
Lei piccola dietro le spalle di Sam; lui enorme, in canottiera, gli impediva di entrare. Rideva Mary – Ti avevo detto di non venire stasera, vai via, ubriacone! – aveva sibilato e Sam l’aveva spinto e afferrato strettamente per il colletto e non c’era stato bisogno che dicesse niente.

Come era sconnesso il viale delle palme nane, mentre cercava di tornare indietro.
Aveva inciampato un paio di volte e si era graffiato le mani afferrandosi alle foglie dure e pungenti.
E intanto il caldo gli faceva gocciolare il sudore dal viso e dalle ascelle, gli appiccicava i pantaloni alle gambe.
Sì, alla barca era arrivato, ma non riusciva a ricordarsi come. Si era bagnato fino alla cintola per entrarci dentro, questo se lo ricordava, ma tutto il tempo aveva sentito caldo. Poi più niente.
E ora si svegliava, i vestiti fradici, la bottiglia vuota. Il temporale era ormai in fuga. Socchiuse gli occhi: le nuvole svolazzavano nere e veloci e squarci di luce si accendevano qua e là nel cielo. No, gli occhi doveva tenerli chiusi, la nausea lo travolgeva.
Muto e costretto sul fondo della barca, come un modellino imprigionato dentro una bottiglia di rhum vuota e mal lavata, Jim ricominciò a russare e a smaniare.

Tropici.2 [2]

Mary
– Ehi, carina,non penserai mica che possa andare avanti così, se ritorna io me ne vado e te la vedi tu con lui!
– Glielo avevo detto di non venire, è inutile che ti scaldi tanto, l’hai visto anche tu: è un ubriacone.
– Sì, ma già mi asfissia il caldo, ecco poi anche quello a fare tutto questo baccano!
Dai, non te la prendere, vieni, andiamo in terrazza, sta per piovere, fuori si sta meglio. Senti com’è fresco il mio bicchiere, ecco ora te lo passo sulla fronte, ti piace se ti faccio così? Dai, bevi un sorso… – gli si appiccicò mentre allungava il braccio e lo faceva bere e lo guardava dal sotto in su e rideva in un modo speciale.

Sam perse tutto il risentimento, quasi si rimpicciolì e si aggraziò per aderire al corpo di Mary.
Il temporale arrivò. Le folate di vento ringhiose e rabbiose strattonavano le tende. All’interno della stanza tutto era immobile, e specialmente Mary, sul letto, distesa accanto a Sam, il quale, nudo, dormiva occupandolo quasi tutto.
E le veniva in mente Jim, quando, qualche mese prima rideva insieme a lei, mentre un po’ brilli e abbracciati camminavano per il viale dalla spiaggia alla casa di Mary. Facevano il gioco di non pestare le righe tra le mattonelle: ogni sbaglio un bacio.

Sì quel giorno aveva riso tanto Mary e le era piaciuto guardare Jim che dormiva accanto a lei nel letto.
Ma ora rivedeva Jim in cima alle scale, gli occhi sbarrati e arrossati che guardavano lei, anche se era di Sam il pugno che gli stringeva il colletto della camicia.

Mary si alzò attenta a non fare rumore, andò verso la finestra e guardò fuori.
Il temporale se ne andava; il vento era quasi cessato: qualche folata gentile portava il profumo del mare e della sabbia, profumo più fresco e più umido di prima.

Mary sospirò, si sedette sul terrazzo e chiuse gli occhi

Conchiglie tropicali [3]