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Passeggiate nel cielo tra mito, religione e scienza. (6). L’orsa maggiore e Arturo

di Antonio Francesco Piras
Orsa maggiore e minore [1]

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 – Povera Callisto, povera amica nostra! – pensano le compagne – Diana non avrà pietà di te: hai tradito il giuramento!
Lo sguardo della dea si posa un attimo sulla fanciulla. Non c’è più traccia dell’antico affetto, solo rancore e condanna: – Vattene di qui e non tornare mai più – le grida – non sei degna di bagnarti in queste acque sacre, non sei degna di noi!
Callisto non cerca di spiegare, di dire che non è sua la colpa: fugge via disperata, senza dire una parola e si rifugia in un bosco lontano.
Qui nasce il suo bambino, bello e robusto. Lo chiama Arturo perché nato in Arcadia.

La moglie di Giove, intanto, si era accorta dell’inganno e aspettava la vendetta. Così scese nel bosco e si presentò a Callisto, che teneva fra le braccia il figlioletto.
– Tuo figlio vivrà, non temere: sono la regina dell’Olimpo e non mi vendico sui bambini – disse la dea – Tu sola pagherai per l’affronto che ho subito. Così dicendo l’afferra per i capelli e la scaraventa a terra.
– Le tue bianche braccia hanno affascinato Giove, vero? Ecco, ora sono coperte di peli neri e ispidi, le tue mani delicate che hanno toccato il mio sposo diventano lunghe ed hanno unghie ricurve. Il tuo bel visino che l’ha stregato, si deforma e si allarga. La tua voce gentile non commuoverà più nessuno perché è diventata roca e fa solo paura. Solo la mente rimarrà quella di sempre, perché tu possa ricordare che non si inganna la moglie di Giove!
Giunone ha appena finito di parlare e davanti a lei non c’è più la bellissima Callisto, ma una vera orsa che alza verso il cielo le zampe adunche: chiede aiuto a Giove, il vero colpevole, e lo accusa per la sua ingratitudine.
Ah quante volte, non osando riposarsi nella solitudine della selva, viene a vagare davanti alla casa e per i campi che un giorno furono suoi! Quante volte è inseguita tra le rocce dai latrati dei cani e fugge tremando – lei, la cacciatrice – per paura dei cacciatori!
Spesso, vedendo delle belve, si nasconde dimenticandosi cos’è ora, e pur essendo orsa rabbrividisce se scorge degli orsi sui monti e si spaventa quando vede i lupi.

Sono passati quindici anni e il figlio di Callisto, allevato dalle divinità dei boschi, è divenuto un giovane cacciatore, bello e coraggioso.
Un giorno mentre insegue cervi sul monte Erimanto, si trova improvvisamente davanti un’orsa gigantesca, che si ferma di colpo, guardandolo.
Arturo non riconosce sua madre e fa un passo indietro, spaventato: quegli occhi scuri lo fissano senza fine in modo così intenso, così misterioso! Callisto ha riconosciuto suo figlio e dimenticandosi di essere orsa si avvicina per abbracciarlo. Il giovane inarca la freccia pronto a trapassarle il petto.

Arturo e l'orsa [3]

Ma il padre Giove vigila e dopo tanta solitudine, tanto dolore, un premio: madre e figlio si sollevano in aria e un vento rapido e leggero li colloca in cielo, l’uno vicino all’altra, trasformati in due costellazioni eterne e luminose! L’Orsa Maggiore e Arturo (Boote).

Quando Giunone viene a conoscenza della notizia, va su tutte le furie: la sua rivale trasformata in stella è assunta in cielo vicino al figlio e si guardano per l’eternità.
Piangendo lacrime di rabbia, si reca da Oceano e Teti, dei del mare, che l’avevano allevata da bambina e chiede loro aiuto: – Sono stata umiliata ed ingannata, miei cari! Non posso cambiare la volontà di Giove, ma vi prego, esaudite almeno questo mio desiderio: impedite all’Orsa di scendere a bagnarsi nelle vostre acque limpide e pure! Tenetela relegata nell’alto del cielo.

Puntamento di Arturo dalla coda dell'Orsa Maggiore [4]

Puntamento di Arturo, dalla coda dell’Orsa Maggiore

Oceano e Teti acconsentono: per questo l’Orsa Maggiore non tramonta mai nel mare, come le altre costellazioni, ma rimane sempre visibile nel nostro cielo.
Giunone, finalmente placata, torna sull’Olimpo sul suo cocchio tirato dai pavoni a lei sacri, decorati con innumerevoli occhi lucenti.
I pavoni avevano questo ornamento da quando era morto Argo il mostro dai cento occhi. Ma questa è un’altra bella storia  che vi invito a leggere da soli perché non è collegata a nessuna costellazione, a differenza della nave Argo usata da Giasone nella conquista del vello d’oro.

Pavone [5]

Agli amanti delle stelle e dei miti mando un caro saluto e spero di poter scrivere qualcosa prima delle Feste.
Per non sbagliare, anticipatamente vi auguro Buone Feste.

Antonio Francesco Piras

Relative star sizes [6]

 Dimensioni relative di vari pianeti e stelle (cliccare per ingrandire)

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[Passeggiate tra le stelle. (6). Continua]