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Antologia dei film. (2). La miniera di bentonite (1939)

di Michela Petruccioli
Gerarchi fascisti in visita alla Miniera di Bentonite copia [1]

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Per la presentazione della serie e l’elenco generale, leggi qui [2]

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La presentazione e, per quanto possibile, l’analisi dei film che riguardano Ponza, inizia con un filmato de L’ Unione Cinematografica Educativa (da cui l’acronimo L.U.C.E.), la più antica istituzione pubblica destinata alla diffusione cinematografica a scopo didattico ed informativo del mondo (!).
Essa nacque nel 1924, più conosciuta col nome di “Istituto LUCE”, produsse e custodì la più vasta documentazione filmica e fotografica d’Italia dalla vigilia del sonoro, e che ancor oggi costituisce uno degli archivi storici più vasti e importanti che si conoscano.  Durante il “ventennio” – considerato dalla presa del potere di Mussolini, il 30 ottobre 1922, sino alla fine della sua dittatura, avvenuta il 25 luglio 1943 – l’Istituto Luce divenne un potente strumento di propaganda del regime fascista.

Istituto LUCE [3]

I cinegiornali, comunemente noti come «Giornali LUCE», erano dei cortometraggi di attualità ed informazione, modellati sull’esempio dei giornali illustrati più popolari, proiettati nelle sale cinematografiche prima della visione dello spettacolo, della durata di pochi minuti.
Il regista del documentario è Arturo Gemmiti (Sora, 1909 – Roma, 1991); giornalista per numerose riviste, iniziò la sua collaborazione con l’Istituto LUCE nel 1932. Mentre l’inconfondibile voce di Guido Notari (Asti, 1893 – Roma, 1957) ci descrive le poche ma interessanti sequenze del “Giornale Sonoro” della durata di 57’’:

 

Vengono mostrati:

– il cacciatorpediniere Cantore in navigazione verso Ponza

– sulla nave Fedele, Ciotola, il federale di Littoria ed altri gerarchi

– la frastagliata costa dell’isola

– le autorità vengono accolte dalla popolazione, soprattutto donne

– la miniera di bentonite bianca: viene usata come materia prima per l’acciaio, la carta, la porcellana e il sapone

– i carrelli che trasportano la bentonite, operai al lavoro

 

Osservando le sequenze del suo film, possiamo vedere come la storia di Ponza si intreccia e si incontra con altre storie, diverse realtà e personaggi, tutti uniti da uno scenario comune in quegli anni: il fascismo.

Il filmato inizia con la presentazione del Cacciatorpediniere Cantore in navigazione verso l’isola di Ponza.
La nave, costruita tra il 1919 ed il 1921, prese parte a varie crociere fino agli anni ’30. Dal 1937 al 1939 la Cantore rimase, sostanzialmente inutilizzata, a Taranto e Messina con la III Squadriglia Torpediniere (assegnata al dipartimento Militare Marittimo di Taranto); quindi, distaccata a Napoli, espletò intenso servizio di collegamento con le isole dell’Arcipelago Campano.
Nel 1939 la torpediniera venne sottoposta  a lavori di rimodernamento dell’armamento ma tre anni dopo salpò da Bengasi per scortare una nave cisterna; dyurante questa missione urtò una mina e affondò spezzandosi in due; la maggior parte dell’equipaggio vi  trovò la morte.

La sua navigazione verso Ponza del ’39 è un esempio degli  entusiasmi della dittatura fascista che non risparmiò certo l’Arcipelago Ponziano. Le decisioni della nuova classe dirigente si fecero sentire con forza anche sull’isola maggiore; ricordiamo infatti che è del 1928 l’istituzione sull’isola del confino di massa destinato agli oppositori politici del regime, che sarà trasferito all’isola di Santo Stefano proprio nel 1939.

Quando il Cacciatorpediniere arrivò, Ponza aveva subito da qualche anno (1934) dei lavori di ristrutturazione del bacino portuale con la sistemazione della banchina e dello scalo. Ad accogliere il Cantore e le autorità presenti, quel 28 giugno 1939, c’era parte della popolazione, soprattutto donne.
Tra i passeggeri della nave ricordiamo Pietro Fedele (nato a Traetto, l’odierna Minturno, nel 1873, morto a Roma nel 1942) che fu ministro dell’Istruzione Pubblica dal 1925 al 1928, e Vincenzo Ciotola (nato a Napoli nel 1885) che in quell’anno era Prefetto di Littoria.
Proprio la fondazione della città di Latina fu uno dei progetti  mussoliniani legati al risanamento dell’Agro Pontino. Già dal 1931 Mussolini era stato chiaro: voleva risanare quella terra e inaugurare nuove città in quella vasta area che si estende tra Roma e Terracina. I lavori si svolsero in tempi record; la prima pietra di Littoria venne posta a giugno del 1932 e a dicembre dello stesso anno fu inaugurata. Ricordiamo che nell’Agro Pontino, dopo Littoria, sorgeranno le città di Sabaudia (1934), Pontinia (1935), Aprilia (1938), Pomezia (1939).
Latina in particolare, diventata provincia, fin dal 1934 fu legata a Ponza, “la Capri di Littoria”.
Infatti nel dicembre di quell’anno, il regime ebbe l’idea di trasferire l’Arcipelago ‘Pontino’ (sic!), prima compreso nella prefettura di Caserta, alla nuova Circoscrizione di Littoria.
Questo cambiamento fu accolto molto male dalle popolazioni locali; Ponza d’altra parte era sempre stata vicina alla Terra di Lavoro (Caserta) sia dal punto di vista amministrativo, sia per ragioni di radici storiche e culturali, del tutto partenopee.

Anni di grandi cambiamenti quindi, non sempre positivi.
Nel 1935 troviamo infatti un altro evento di rilievo: l’apertura della miniera S.A.M.I.P. (Società Azionaria Miniere Isole Pontine) nelle zone di Cala dell’Acqua, e Cala Caparra, sul versante nord-occidentale dell’isola, fortemente sostenuta dall’ingegner Francesco Savelli (1890 – 1944; personaggio di rilievo scientifico internazionale che per una crudele beffa del destino morirà alle “Fosse Ardeatine”: leggi qui [4], nella biografia che ne traccia Ernesto Prudente).

Proprio il nostro film ci consente di vedere, a quattro anni dall’inizio delle attività, le miniere di bentonite e caolino con i loro operai.
Certo la realtà delle Miniere è vestita per l’occasione di parole rassicuranti e promettenti gloria e ricchezze.
Il filmato dell’Istituto Luce evidenzia con entusiasmo l’autarchia italiana nel settore ed i molteplici impieghi della “terra bianca”.

La voce di Guido Notari conclude le immagini con una rassicurante osservazione  “le miniere… danno vita e lavoro ad oltre 300 fra operai e naviganti”.

Una certa perplessità e tanta amarezza scaturiscono da questa considerazione; le miniere diedero qualche speranza, ma certo poche ricchezze ai ponzesi; sicuramente non un ‘cambiamento di vita’ (come accadde poi con il turismo), ma duro lavoro (e anche quello era merce rara, al tempo), sofferenze ed una profonda spaccatura. L’isola sfruttata, lacerata e tormentata. E i ponzesi con essa.

 

I giacimenti di bentonite e caolino. Italia 1939. Documentario Istituto Luce. Durata 57’’

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A chi vuole rinverdire le atmosfere di quel tempo (di qualche anno dopo, in realtà), consigliamo di (ri)ascoltare “La Canzuncella della Cava di Bentonite” [6] raccolta dalla mitica ‘Ortensia” da Federica Raddi e presentata sul sito il 20 agosto 2011