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La posta dei Lettori. Punta Fieno e parracine

La Redazione
Postaa [1]

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Continua la corrispondenza con il giovane Antonio Stavole che sta preparando una Tesi su alcuni aspetti di Ponza  (leggi qui [2])

61 [3]

Salve,
sono ancora una volta a chiedervi informazioni per la mia Tesi.
Il professore mi sta assillando perchè vuole che io scriva nella mia tesi anche il motivo del perché ‘Punta del Fieno’ si chiami in questo modo.
Io un’idea me la sono fatta ma chiedo aiuto a voi, onde evitare di scrivere cose non vere.
Grazie ancora una volta,
Antonio Stavole

Fieno. Terrazzamenti copia [4]

Antonio,
non crediamo ci sia bisogno di scomodare troppi esperti o Bibliografia specifica per rispondere, stavolta.

I toponimi attuali dell’isola sono stati in gran parte stati attribuiti dai coloni ischitani (per lo più contadini) e da Torre del Greco (soprattutto pescatori) che rispettivamamente dal 1734 e dal 1772 hanno cominciato ad abitare l’isola ai due estremi.

Al tempo la lingua di terra che aggetta a mare e la zona più a monte – di cui chiedi informazioni – era un terreno brullo e assolato, buono solo per farci il fieno (Punta Fieno appunto!). 

I terrazzamenti (parracine) fatti per rendere possibili le varie coltivazioni, in primis quella della vite, sono borbonici e secondo alcuni andrebbero considerati monumento storico e come tali preservati (sulle parracine, leggi anche qui [5]).

Ma questo e altro trovi sul sito, digitando ad esempio – Punta Fieno – nella funzione CERCA NEL SITO

Contenti di esserti utili. 
Cordiali saluti 
La Redazione

Parracine al Fieno [6]

Vi ringrazio ancora.
Quello che riportate sui terrazzamenti, ahimè, è vero. Le nostre catene rappresentano un esempio unico nel suo genere, riscontrabile solo in pochissime zone della penisola sorrentina.
I borboni a mio modo la sapevano lunga ed hanno trovato l’unico modo possibile per coltivare una parete inclinata come lo sono le nostre.
Il mio professore ha scritto un manuale sui terrazzamenti in cui ci sono 4-5 pagine solo su Ponza, corredate di foto e di accuse varie per l’abbandono cui spesso sono soggetti.
Lo stesso poi mette in relazione la precarietà delle nostre falesie con l’abbandono delle catene che le sovrastano in altezza e, nei capitoli che andrò a creare, dovrò anche darne spiegazione. Ovviamente l’incidenza dei terrazzamenti è minima, così come lo è quella degli agenti atmosferici. Beh vedremo cosa ne uscirà…

Mi piacerebbe darvene conto in futuro, per adesso mi limito soltanto a ringraziarvi cordialmente.
Antonio Stavole