Ricorrenze

Spedizioni per l’Aldilà

di Irma Zecca
Dalla Creazione di Michelangelo

 .

È proprio il periodo giusto per raccontare una storia ponzese che ha origini antiche.

Quando muore una persona, durante la veglia a casa del defunto si può assistere ad una vera e propria richiesta di recapito oggetti.
In casa arriva generalmente una persona non più giovanissima che chiede alla famiglia del defunto se può mandare ad un suo congiunto deceduto tempo prima un fazzoletto, una penna, un paio di occhiali, una qualsiasi altra cosa richiesta dal defunto stesso.
Per esempio, in sogno io rivedo un mio parente o amico che mi dice o mi fa capire che è dispiaciuto di non avere più quella determinata cosa che io possiedo o so come procurarla. Al primo prossimo defunto, di cui conosco la famiglia, chiedo il piacere di mettere nella bara ciò che voglio ‘spedire’.
A voi giovani e a voi non ponzesi che non sapete di questa usanza, voglio raccontare una breve ma significativa storia da me vissuta.

Sono alla veglia funebre di un conoscente e verso le ore 23,00 arriva una signora con gli occhi pieni di lacrime con in mano un tulle nero tutto ricamato, quelli che usavano le donne per coprirsi il capo durante la Messa.
– Sentite, m’avita fà u piacer p’ammore ’i Dio… Chistu tulle era ’i mamma mia… m’è venuta ’n’suònn’ e ha ditt che ce manca… Ie ce l’aggia manna’..!

La signora si commuove e non riesce più a parlare.
Nella stanza si alza la cognata del defunto (che non è ponzese) abbraccia la signora e la conforta, prende il tulle e le dice: – Maria non piangere, ci penso io a mandarlo… sì, sì… – mi guarda e sottovoce:  – Irma, ma come lo mandiamo?

In quel momento mi scappa un sorriso e immagino il suo pensiero, sicuramente ci crede tutti matti. Poi le spiego l’usanza e le dico che basta metterlo nella bara e nient’altro.          

Il giorno dopo, prima dei funerali, si avvicina e mi fa – Sai, questa mattina sono venute altre due persone “per le spedizioni”, ma ormai sapevo tutto; ho ritirato e riposto nella bara. Ma la cosa che ancora mi ha sorpreso è che Ricciolino (il titolare dell’impresa funebre ponzese – NdR) prima di sigillare il coperchio ci guarda e fa: “Avita manna’ chiù niente?”.
Voi ponzesi andate oltre …i vostri morti fanno anche i corrieri. ..Però che romanticheria…

Queste credenze popolari certamente fanno sorridere, ma riflettendo… siamo fatti di materia e quindi siamo portati a materializzare anche tutto quello che non conosciamo, come ad esempio quello che c’è dopo la vita.
Questa “romanticheria” come la definisce la signora, io la trovo bellissima: è la materializzazione dell’affetto verso i nostri cari che non ci sono più.
Cosa c’è dopo la morte? Il cristiano crede nella vita eterna, altre religioni credono nella rincarnazione, altre in cose ancora diverse; c’è chi afferma che dopo la morte c’è solo il nulla… Rispetto tutti, ma confesso che anch’io ho mandato una rosa del mio giardino a mio padre che le amava tanto…
Mi chiederete: a che cosa serve? Serve a non troncare quel filo sottilissimo che ci lega ai nostri cari..
La preghiera, il ricordo, un cero, un fiore…  Perchè continuare a vivere nel cuore di chi lasciamo non è morire del tutto!

 

 

Nota della Redazione.

Anubis. Tradizioni antico Egitto

“Gli saranno dati pani e birra e quantità di carne sull’altare di Ra . Sarà alloggiato nei campi Iaru ove gli sarà dato grano ed orzo: egli sarà fiorente come lo fu sulla terra (dal libro dei Morti degli antichi Egizi” – Qui sopra un’immagine di Anubis, la divinità che proteggeva le necropoli ed il mondo dei morti.

Mentre l’usanza di dotare il defunto di beni terreni ha origini antichissime, si voleva sottolineare come la tradizione di ‘inviare’ oggetti nell’aldilà non è così diffusa e universale: si ritrova nella tradizione napoletana (da cui questa ponzese è derivata), meridionale in genere, e anche nella cultura sarda

2 Comments

2 Comments

  1. Rita Bosso

    2 Novembre 2013 at 08:22

    Qualche anno fa, nell’oreficeria Regine, entrò una signora per acquistare orecchini per la figlia; aveva idee molto chiare, ma alla fine non riusciva a decidere tra due modelli. Le dissi che li avremmo sostituiti se alla figlia non fossero piaciuti, e lei:“Eh, figliema… sta abbascio ‘a Battaria”. Allora mi racconto’ che, quando la figlia era morta, lei l’aveva vestita con la massima cura, abito da sposa, scarpe, calze ma aveva dimenticato gli orecchini; tra qualche giorno la salma sarebbe stata esumata per la sepoltura definitiva, e lei voleva rimediare alla dimenticanza.

  2. polina ambrosino

    2 Novembre 2013 at 13:52

    La prima volta che mi capitò di veder mettere in una bara oggetti cari al defunto, fu alla morte del padre di una mia amica: amorevolmente lei consegnò al suo papà gli occhiali, le sigarette, un mazzo di carte napoletane, una lenza. Restai molto colpita da questa cosa. Io, quando anni prima persi il mio papà, non sapevo che si usasse fare cosi, e lui partì senza portare nulla con sè. Ma mio padre era uno che non amava avere “impicci appresso”, come diceva sempre, e infatti non ho mai avuto il sentore che volesse ricevere qualcosa da noi quaggiù.
    Invece, incredibilmente, qualcosa è accaduto quando persi mia sorella.
    Si era in una clinica, lei se ne andò alle 9 del mattino, circondata da infermieri amorevoli e alla presenza di mamma. Io ero andata a comprare alcune cose li vicino. Al mio ritorno stavano sistemandola e ci fecero uscire dalla camera. Mia madre diede loro abiti e scarpe. E fu allestita la camera ardente al piano di sotto. Nel frattempo tutti i suoi oggetti personali erano in una valigetta che fu presa da alcuni parenti giunti quella mattina. Il giorno dopo giungemmo a Ponza con la nave e furono fatti i funerali.
    Oltre me, mia madre e quei parenti presenti in clinica, nessuno aveva visto mia sorella.
    Due giorni dopo il suo funerale, scesi per fare la spesa e incontrai una persona che mi disse: “Scusami se te lo chiedo: ma quando tua sorella è morta, le hai messo gli occhiali che lei portava sempre?”… restai di sasso… No, non le avevo messo gli occhiali e mai, in vita sua,lei era stata senza… Le spiegai cosa era successo: nella concitazione del momento, la valigetta con le sue cose non l’avevamo a portata di mano per cui non le avevamo messo gli occhiali. Allora lei mi spiegò: “Io l’ho sognata: stava bene, ma era tutta vestita di nero (cosa che mia sorella non usava fare poichè il nero non le piaceva) e stava aspettando qualcuno seduta sul muretto di Giancos, di fianco a Villa Cristina… Tu devi mandarle gli occhiali, assolutamente!”… Nello stesso giorno in cui mi fu raccontato tutto questo, morì una signora abitante sopra Giancos, che fu portata in spalla fin giù e presso la Villa Cristina messa nel carro funebre. Mia sorella, evidentemente, aspettava gli occhiali da quella signora. Ma io non feci in tempo e lei dovette aspettare circa un mese quando gli occhiali le furono portati da un’altra signora. Ora tutto ciò può apparire assurdo e inverosimile. Ma accade. E non ho nessuna intenzione di mettere in discussione i messaggi che arrivano da altre dimensioni.

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