di Sandro Russo
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“Una piccola impresa meridionale”, di e con Rocco Papaleo –
Ogni tanto escono dei film da cui uno esce (un po’) più contento di come c’era entrato, più aperto al nuovo e al bello, per il gioco leggero che il regista e gli attori intrattengono con il pubblico.
È il caso del recente film da regista di Rocco Papaleo (il secondo, dopo il successo di Basilicata coast to coast del 2010).
Le atmosfere un po’ strampalate, tardo-hippie, evidentemente sono nella poetica del nostro Rocco, sempre ben calate in una inflessione – non un dialetto – che si situa tra la Basilicata e la Puglia; qui con una ambientazione che di per sé è originale e fiabesca: un faro
Infatti nel vecchio edificio del Faro di proprietà della famiglia, si riunisce una variegata umanità costituita, oltre che dal protagonista stesso – il prete (spretato) don Costantino, sua sorella (separata) e il di lei marito (cornuto!) Riccardo Scamarcio, la domestica, di un paese dell’Est e sua sorella (prostituta): la bella Barbora Bobulova (miglior attrice protagonista e David di Donatello per Cuore sacro di Ozpetek (2005); si aggiunge quindi un improbabile gruppetto – appunto ‘la piccola impresa meridionale’ specializzata in restauri, di cui il faro ha urgente bisogno: – Ricorda qualcosa? – e la madre dello spretato e della separata (bella famiglia!): Giuliana Lojodice.
Tutto il cast: da sin. Giuliana Lojodice, Claudia Potenza, Sarah Felbenbaum, Rocco Papaleo, Barbora Bobulova, Riccardo Scamarcio, Giovanni Esposito, Mela Esposito, Giampiero Schiano (manca nella foto Giorgio Colangeli)
La trama è giocata con discreta varietà di situazioni in modo leggero, ma non solo come semplice pretesto per far ridere; sono affrontati con senso del ritmo ed equilibrio tra i diversi personaggi, molti temi caldi di questi tempi. La musica, poi, c’è sempre nei film di Rocco Papaleo, anch’egli musicista (chitarra e voce).
Ma è l’ambientazione del faro che mette conto di parlarne qui. Perché quel faro lo (ri)conosciamo… con i suoi ambienti, l’officina, la casettina a fianco e poi… la vista dall’alto del fanale e tutto quel mare intorno.
Al di là della finzione scenica, il film è stato girato in Sardegna, per la maggior parte nel faro (vero) di Capo San Marco.
Queste sono le sue coordinate:
Lat.: 39° 51.6′N
Long.: 08° 26.1′E
Costruzione: 1924
La portata del faro è di 18 miglia. Emette 2 lampi di 0,2s intervallati da una eclisse di 2s e una di 7,6s per un periodo totale di 10 secondi. Nella torre del faro, sul ballatoio, è presente un altro fanale di colore rosso posto a 55 m di altezza che emette un lampo di 2s di colore rosso ogni 3s.
La torre spagnola di S. Giovanni Sinis, Oristano
Capo San Marco è un promontorio nella parte meridionale della penisola del Sinis che chiude a nord il Golfo di Oristano, in Sardegna. Questo lembo di terra è orientato sull’asse Nord-Sud, e termina con una scogliera a picco, ove è situato appunto il Faro di Capo San Marco.
Il faro è in una zona di notevole interesse naturalistico e archeologico: infatti qui, nella penisola del Sinis, si trovano lo stagno di Cabras (il più grande stagno di acqua dolce della Sardegna), Tharros (l’insediamento fenicio dell’800 a.C.) e la torre di S. Giovanni risalente alla fine del ‘500.
“Al faro di Capo S. Marco è legata la straordinaria vicenda della signora Elisabetta Deriu, prima donna farista in Italia. Ancor prima di diventare guardiana di un faro, ai fari era particolarmente legata, in quanto suo marito era fanalista, e proprio in un faro (quello di Sant’Elia a Cagliari) nacque il loro figlio Vincenzo, attuale farista di Capo S. Marco. La signora Elisabetta rimase vedova nel 1967, con quattro figli e pochi mezzi: decise così di prendere il posto del marito. Dopo aver frequentato, nel 1969, un corso a La Spezia per imparare la tecnica e la manutenzione dei segnalamenti marittimi, all’età di quarantadue anni, Elisabetta Deriu è diventata la prima donna fanalista in Italia (…).
(…) Oggi la signora Elisabetta vive a Cabras dove conduce una vita normale, ma rimpiange gli anni al faro, e il filo dei ricordi di quegli anni incantati tra il mare, la natura e le stelle si materializza nei lavori al filè e mezzo punto croce da lei realizzati, che ancora ornano le pareti del faro dove vive suo figlio, tele alte anche tre metri, testimonianza del passaggio di quella donna determinata e testarda, la prima fanalista in Italia”.
Questa storia è stata recuperata in una cronaca del 2006 in un sito – http://www.farodihan.it/ – che raccoglie documenti, notizie e scritti di vario tipo prodotti da una comunità virtuale che ha in comune la passione per i fari.
Nello svolgimento del film il faro va effettivamente incontro ad una ristrutturazione… E meraviglia! …le ultime foto del faro che si possono trovare sul web corrispondono alle immagini del film.
La mia è soltanto un’ipotesi, ma può essere un suggerimento: non è che la locazione del faro per le riprese ha avuto il fine virtuoso di portare ad una sua reale ristrutturazione?
Mai porre limiti alla fantasia..!
Questo il gradevole trailer del film da YouTube:
Appendice del 6 nov. 2018
Spett. Redazione di Ponzaracconta
riguardo il vostro articolo “Il film del faro” vi facciamo i complimenti e ci permettiamo di segnalarvi un video da noi creato del luogo in questione nell’ipotesi possa essere utile ad arricchire ancor più il vostro articolo.
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Cordialmente
Alessio di “paradisosardegna”
Alessio (da "ilparadisosardegna")
6 Novembre 2018 at 19:51
Spett. Redazione di Ponzaracconta
riguardo il vostro articolo “Il film del faro” vi facciamo i complimenti e ci permettiamo di segnalarvi un video da noi creato del luogo in questione nell’ipotesi possa essere utile ad arricchire ancor più il vostro articolo.
Cordialmente
Alessio (di “ilparadisosardegna”)
Il bel video (da drone) è stato annesso all’articolo di base a cura della Redazione