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Rivisitazione frivola di vicende isolane

di Francesco De Luca (Franco)
Animal farm [1]

 .

Il vero atto sintomatico fu quello: i Fornesi partirono da Le Forna  con una sedia. Una semplice sedia nuova e, arrivati sotto il Municipio, con a capo il loro eletto, lo ‘insediarono’ sul Comune. Praticamente lo incoronarono capo del paese (fine anni ’50).
Ma era un figlio di Le Forna, era il primo fornese a diventare sindaco. Attraverso una consultazione elettorale, s’intende: regolare ma decisa, senza colpi di testa ma vigorosa.

Dalla costituzione dell’Unità d’Italia i Fornesi, quelli della zona periferica dell’isola, priva di porto, di posta, di farmacia, quelli che avevano sempre visto maneggiare la cosa pubblica dai ponzesi del porto, con uno spirito solidale e rivendicativo, riuscirono a insediare a capo della cittadinanza uno di loro: un fornese.

E gli diedero ogni mandato: vuoi che la necessità lo imponesse, che l’opportunità lo consigliasse, che il capriccio lo privilegiasse.

Era quasi un vanto quello che le Delibere passassero all’unanimità dei voti.
Tanto è vero che si andava al Consiglio comunale per assistere allo spettacolo dell’alzata di mano, in contemporanea, di tutti i Consiglieri di maggioranza.
O meglio, proprio in contemporanea no. Il segretario leggeva la disposizione da votare, seguiva l’alzata di mano del sindaco, e poi tutti i consiglieri appresso.

Uno spettacolo. E, tanta era la partecipazione, che scrosciava in coda l’applauso dei presenti.

Per anni la stessa scena si ripeté. Tanto da divenire una farsa. Una misera, avvilente farsa.

Alla quale si pensò di dare un seguito. Fu così che l’opposizione contrastò il programma in atto eleggendo consiglieri di minoranza che sapessero interpretare le ragioni dell’opposizione in modo altrettanto teatrale.

Ci fu così un periodo – anni ’60 – che boriosi capipopolo tenessero in Consiglio interventi infarciti di dialetto e volgarità. A totale diletto dei presenti che uscivano da quegli incontri sazi per aver assistito a vere lotte: da qui un manipolo muto e silenzioso, ma compatto e scattante nell’alzare la mano (dopo quella del capo, s’intende), e da lì una sciorinata di frasi, di quelle senza peli sulla lingua.

Goduria di altri tempi. Anch’essi orribili.

Animal farm. G. Orwell. 1943-45 [2]

 

Immagini riferite a “La fattoria degli animali” – Animal farm – di George Orwell 1943-’45