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Scenari per il prossimo futuro dell’eurozonadi Vincenzo Pagano Le elezioni politiche di settembre in Germania hanno riconfermato la signora Merkel come cancelliera. La sua vittoria, rappresentante il dominio economico finanziario e tecnologico della Germania sul resto dell’Europa, è chiaramente nel segno della continuità. Ci sono due scenari: il primo, continuare sulla stessa strada. Il secondo, ma poco probabile, la Germania finalmente decide di intervenire e prendere le iniziative necessarie e costose per una vera politica di integrazione economica. Con la vittoria della signora Merkel si continuerà sulla stessa strada e i fautori di questa conduzione dell’eurozona ritengono di non aver nulla da rimproverarsi. Le problematiche del capitalismo contemporaneo rimangono e con euro o senza euro tutte le incognite di un modello basato sulla voracità della finanza rimarranno. Comunque, analizzando i paesi europei che hanno adottato l’euro e quelli che ne sono rimasti fuori, è evidente che i secondi sono stati capaci di difendersi meglio sia dalla crisi generale che dall’onda lunga della crisi oltreoceano. Come già spiegato nel mio saggio precedente non c’è l’aggiustamento macroeconomico fra i paesi in surplus e i paesi in deficit dell’Eurozona. Né s’intravede alcuna speranza di poter invertire questa situazione come appena testimoniato da studiosi che seguono attentamente gli eventi dell’Eurozona come Granville in Francia e Salvatore negli Stati Uniti. PROSPETTIVE PER IL PROSSIMO FUTURO L’Euro-zona è in una crisi strutturale e la recente conferma della cancelliera Merkel nelle elezioni tedesche spazza ogni dubbio sulla possibilità di invertire la rotta e quindi si andrà sempre di più verso la rottura dell’eurozona. Il potenziale superamento dell’euro avverrà per le seguenti ragioni: La vittoria della cancelliera Merkel significa soprattutto mantenere la status quo. L’euro deve sopravvivere come è nella sua forma attuale. Il che vuol dire una diminuzione significativa del tenore di vita per la maggioranza dei cittadini europei con punte di disoccupazione mai viste finora. Disoccupazione in aumento e povertà diffuse freneranno l’economia europea innestando scenari disperati con possibili rivolte sociali. L’euro così concepito sopravviverà ancora per qualche tempo ma solo tirando a campare e buttando sul lastrico le vite di milioni di europei. Alla fine l’euro perderà quella fiducia che ancora possiede perché come non ha potuto reggere alla crisi degli ultimi anni, o si è retto scaricando tutto sul popolo lavoratore con pagamento del debito, tagli alla spesa sociale e salari più bassi, così e di più deve fare per la prossima crisi. Infatti già s’intravede una nuova crisi economica all’orizzonte. La finanza la fa da padrone, come e più di prima; d’altronde non può essere diversamente in quanto anche gli investimenti industriali sono rivolti verso la finanza che è diventata una ONE WAY STREET. In Europa, soprattutto nei paesi periferici, ci saranno risvolti molto negativi in quanto queste economie hanno più bisogno di flessibilità che non vengono concesse dall’Unione europea la cui politica sarà sempre più basata sui vincoli di bilancio e fiscal compact. Un pò dappertutto in Europa c’è un crescente rifiuto di pensare in termini di Euro o Caos. Anzi, l’euro viene concepito come il fattore scatenante del caos europeo presente e invece di promuovere migliori relazioni fra gli europei, sta peggiorando l’integrazione fra i popoli europei. I messaggi di paura di una uscita dall’euro funzionano sempre di meno. Dopotutto siamo nel ventunesimo secolo e i popoli europei non si fanno abbindolare facilmente dai nuovi sacerdoti dell’euro che minacciano l’inferno in caso di uscita dall’euro come i loro predecessori medievali minacciavano le pene dell’inferno qualora i cristiani non si fossero comportati adeguatamente. Escludendo soprattutto la Germania e qualche altro paese, infine c’è sempre meno consenso verso i partiti europeisti. Questi partiti ancora rappresentano la maggioranza ma, con sempre meno consenso, non si può andar lontano. Sempre in Francia è più che evidente il crollo dei consensi verso Holland che doveva ribaltare la negatività attuale per una nuova alternativa europea. * GDP è l’acronimo di GROSS DOMESTIC PRODUCT, l’analogo del PIL (Prodotto Interno Lordo) in inglese (NdR) Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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