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Storielle ponzesi in pillole. (50). Il capitano Migliaccio

di Michele Rispoli

Totano gigante [1]

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Il capitano Migliaccio, a seguito di un incidente a mare tipo Concordia, non pote’ più navigare perché gli tolsero la patente.
Quindi fu costretto a stare a casa e occuparsi di vigne; spesso si dedicava alla pesca dilettantistica.

Possedeva un canotto che conservava come reliquia in una grotta della spiaggia di Chiaia di Luna. Ma da solo non poteva varare la barca, aveva bisogno di almeno una persona, quindi, quando andava a pesca, portava sempre un ospite.
I preferiti erano: Negrone, Luigino, Mangiacarcioffole, ecc…

Il capitano Migliaccio era uomo molto tirato e possessivo; si racconta che a fine pesca, dopo aver assicurato la barca nella grotta, ripartiva il pescato con il suo ospite.
Le parti però non erano uguali; il pescato veniva da lui spartito per numero e non per peso, ed usava questo metodo:
– Uno a me, uno alla barca, uno a me, e uno a te… Uno a me, uno alla barca, uno a me e uno a te…
Quindi i tre quarti erano del capitano e l’ospite non era ricompensato neanche della fatica del varo e del tiro a terra.

Una volta pescarono un totano di grandi dimensioni e peso.
Allora disse: – Uno a me, uno alla barca, uno a me, niente a te.
Al che – sembra che sia capitato proprio con Mangiacarcioffole – questi, prese il totano per lo sticchione (il fodero) e scappò.

Il capitano, data la grandezza del totano, riuscì a prendere la testa con i tentacoli.
Uno tirava da una parte e uno dall’altra. Il totano si spezzò e il capitano Migliaccio rimase c’a capa e i ciern’ in mano.
L’ospite scappò dicendo: T’aggie fatt’ fess’..!