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Ritratti fornesi. Lo chef executive Aniello Avellino auspica la nascita di una scuola di cucina ponzese

di Giuseppe Mazzella

Aniello Avellino.1 [1]

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Aniello Avellino appartiene ad una famiglia numerosa, di sei figli.
Il padre Silverio, prima pescatore a Ponza, per guadagnare di più dovette presto allontanarsi dall’isola, navigando come nostromo su navi, come la “Vincenzo Onorato”, che trasportavano merci in tutto il Mediterraneo. Aniello, seguendo l’istinto paterno, dopo aver studiato a Milano presso la Scuola Alberghiera “Ortiga”, e dopo i primi stage, ha cominciato a lavorare nella stessa città.
E di là ha avuto inizio una folgorante carriera.
Dal ristorante Don Abbondio al famoso Savini a Milano all’Hotel Quirinale di Roma, che al tempo assicurava i pasti alla Presidenza della Repubblica, la sua è stata una carriera in continua ascesa.
Non aveva ancora venti anni che al “Quirinale” fu promosso primo commis turnante. Poi ha preso il largo, girando il mondo.
Tra le tappe più importanti il Caesar al “Pizza Palace” a Rio de Janero, dove era direttore, a responsabile del El Toulà di Roma e di quello di Tokio e Pechino.
In tutti i Paesi in cui ha lavorato si è fatto molto apprezzare, promuovendo la cucina italiana nel mondo.
Altre tappe significative il Vietnam, l’Australia, gli Stati Uniti, gli Emirati Arabi con incarichi prestigiosi nei raffinati Hilton, Intercontinental, Sheraton e Mariott.
Incarico dopo incarico saliva rapidamente la scala del successo. Un successo che gli ha permesso di conquistare “La Forchetta d’Oro” a Montecarlo, uno dei più prestigiosi riconoscimenti internazionali.
In occasione dell’Asian Summit del 2000 fu incaricato di coordinare il personale per tutto il periodo del meeting internazionale.
A 64 anni, dopo una vita costellata di successi, è voluto tornare per un breve periodo alla sua isola natale, lavorando in un ristorante di Le Forna, quasi una sorta di omaggio alla sua isola che ha portato sempre nel cuore.

Aniello Avellino.2 [2]

Lo incontro nella sua casa del Montagnone e così si racconta:

– Per la verità è da anni che penso di rientrare nella mia isola e comunque in Italia. Non solo perché ho un’età prossima alla pensione, ma per ottimizzare la mia esperienza internazionale e farne dono a chi vuole seguire la mia professione. Il mio sogno è avere, magari a Ponza, la possibilità di creare una scuola culinaria. Io che sono dell’isola, ho potuto osservare che non ha ancora fatto il salto di qualità che merita. Per poterlo fare, non basta il mare straordinario che abbiamo e la bellezza paesaggistica, ma occorrono servizi adeguati e tra questi una cucina a livello che, recuperando la nostra antica tradizione, le dia lustro e la valorizzi.

– In che modo si può migliorare l’accoglienza turistica? – domando.
– Innanzitutto preparando lo staff e i proprietari degli esercizi turistici ad un’accoglienza di ospitalità qualificata. Io che ho avuto la fortuna di girare per il mondo, grazie alla mia professione, ho potuto rilevare che il successo di un luogo dipende non solo dalla bellezza, ma dai comportamenti degli operatori turistici e dal loro livello di professionalità.

– Infatti – osservo – Ponza ha una scuola superiore di ragioneria e non una scuola alberghiera.

– È veramente una cosa strana che Ponza, isola a vocazione turistica e marinara, non abbia un insegnamento finalizzato al miglioramento dei servizi turistici. In effetti, nella mia mente, nei lunghi anni lontano da Ponza, ho accarezzato l’idea di mettere su una scuola magari privata di cucina e di educazione turistica, che comprende il project financing e il planning di sviluppo e tutto quello che è necessario per una programmazione adeguata, in grado di assicurare una professionalità executive.

– E questo – osservo – in riferimento alle condizioni e alle tendenze che cambiano nel tempo.
– Certamente, bisogna conoscere le richieste di mercato, le nostre potenzialità e le nostre caratteristiche, per costruire un’offerta adeguata e di prestigio internazionale. Solo così Ponza può allungare il periodo turistico, oggi troppo compresso in soli due mesi e superare l’isolamento di cui soffre da troppo tempo.

Vietnam Daewoo1 [3]

A scorrere il suo cursus honoris leggo dei tanti riconoscimenti internazionali avuti, purtroppo solo fuori Italia, anche se qualche anno fa una timida promozione della sua professionalità fu fatta conoscere alla Regione Lazio e al Comune di Ponza.

– La verità è che non vorrei disperdere la ricchezza che mi ha dato la professione. Ponza non può accontentarsi di gestire le attività turistiche con approssimazione e superficialità. E’ arrivato il momento di farla crescere e per fare questo è necessario preparare un management moderno e aperto alle innovazioni.

Dalla sua casa del Montagnone lo sguardo abbraccia tutta la parte nord dell’isola. Nei suoi occhi si legge il sogno di dare a Ponza una nuova opportunità perché sia sempre più all’altezza della competizione con le altre più famose e organizzate isole italiane.

Vietnam Daewoo2 [4]

 

Tokyo [5]