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Storielle ponzesi in pillole. (47). Cialìdi Michele Rispoli . Cialì, alias Gennaro Di Meglio di Le Forna, fin da ragazzo aveva fatto parte della famiglia di Totonno Primo, Antonio Feola. Girava sempre con una borsetta al braccio dove portava due porta-monete: uno della signora Silvia Vitiello e l’altro della signora Francesca, delle sorelle Albano Cialì era molto legato alla famiglia Feola, tanto da definirsi un loro ‘protetto’. Il suo pianto isterico commoveva tutti. Le signore che erano andate a far visita la famiglia e rendere onore al defunto, vedendo Cialì in quelle condizioni, gli sussurravano: – Gennarì’ …nun chiangnere , calmate ’nu ppoco..! Gennarino rispondeva: – Dicite ’i nun chiagnere..!? E chest’ è niente! …aite ’a vede’ mo ca vvene sòrema d’i Fforne..!
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Anni ’50. Festa di San Silverio.
Il Dottore Silverio D’Atri, medico condotto di Ventotene, rientrato a Ponza per quell’occasione, si reca in Chiesa ad ascoltare la Santa Messa.
Mentre sta per ricevere l’ostia consacrata, gli si avvicina ancheggiando Cialì e gli chiede: “Déttò, a quant’ i vvennene ‘e carcioffe a Vientutene?”
“Te lo dirò dopo … ” Risponde il medico alquanto confuso, sotto lo sguardo severo del sacerdote officiante.