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Ritratti fornesi. Ida Romano e il suo giardino

di Giuseppe Mazzella

Ida Romano [1]

 .

Quando le telefonarono dal Comune di Ponza per annunciarle il premio assegnatole per il progetto “La Porta fiorita”, Ida aveva pensato ad uno scherzo.
 – Con tanti begli ingressi e giardini che ci sono a Ponza, proprio al mio vanno a pensare!
E invece era vero. Era il 2011. Del resto di quel giardino, curato con amore, si era già innamorato il pittore statunitense Howard Behrens (nato nel 1933 – vivente – più famoso per le sue vedute di Capri e Venezia) che ne aveva tratto due belle litografie che hanno fatto il giro del mondo.

Litografia.1 [2]

Litografia.2 [3]
Quando le disegnò, confessa Ida, lei neanche se ne era accorta.
Ora che ha 83 anni e difficoltà nei movimenti, per cui da troppo tempo non si sottopone neanche ai controlli medici periodici, e di questo si lamenta perché la sua casa è collegata alla carrozzabile solo da una lunga fila di scalini.
Ha una ragazza rumena che le da una mano; dal tono di voce perentorio, però, si capisce subito che è ancora lei a imporre le direttive.

Ida Romano ha alle spalle una vita lunga e operosa, con un padre navigante, Salvatore Romano, vissuto fino a 95 anni e una madre, Lucia, altrettanto longeva.
La stessa longevità che auguriamo a lei e con buona salute.
Nonostante gli acciacchi e l’età, lo spirito è vigile e la memoria pronta.
Ama ricordare le pagine belle della sua infanzia, quando con le sue amiche costruiva bambole di pezza e si improvvisava cuoca, cuocendo povere cose in tegamini sottratti alla cucina di casa.
– Come erano belli quei tempi, in cui tutto era più semplice e l’affetto non solo tra i familiari, ma tra tutti noi del vicinato, rendeva la vita serena e felice! – esclama con un sospiro – Quando era estate, io con le mie amiche, con una lunga sottana nera cucita in casa, facevamo i bagni sotto la nostra scogliera, dove c’eravamo solo noi – ricorda ancora.

Del resto aveva imparato a dare valore subito alle cose, a cominciare dal naufragio del padre Salvatore alla fine degli anni quaranta del Novecento, nelle fredde acque della Danimarca, quando di 28 persone dell’equipaggio fu l’unico a salvarsi.
– Ormai – ricorda Ida – era allo stremo e si era rivolto a San Silverio, chiedendoglì di salvarlo o di farlo morire subito, quando passò un aereo radente il mare. Mezz’ora dopo una nave lo traeva in salvo. Quando tornò a casa volle portare con sé la mutandina, ormai del tutto lacera, di cui si era salvato solo l’elastico per mostrarcela.

Di questo miracolo Salvatore volle dare testimonianza al parroco di Ponza e al vescovo di Gaeta. Ecco perché quando si sposò  il 22 gennaio 1950 nella chiesa di Le Forna, ad officiare don Gennaro Sandolo, il parroco di Ponza don Luigi Dies in omaggio alla fede del padre, volle onorarla con l’Ave Maria di Schubert, da lui stesso cantata ed accompagnata all’organo.

Fam. Ida Vincenzo [4]

– Quando mi sposai il matrimonio fu celebrato per me e Vincenzo e per un’altra coppia di sposi, Silverio Mazzella dei Conti ed Autilia. Fu una cerimonia bellissima di cui ricordo ogni particolare – ci tiene a precisare.
– In quel tempo – ricorda – il sacrestano era “Piede Piede”, la cui figlia Civitella ereditò la funzione e quella di suonare le campane, prima di “Scarapucchiello. Il pranzo fu fatto, secondo tradizione, a casa di mio padre e la sera furono invitati tutti i parenti per il ballo. A suonare la fisarmonica c’era Silverio i “Mamena” e Angelino i “Ciomma”, mentre a cantare era Silverio di Ponza, detto Scarpellino.
– E il viaggio di nozze? – le domando.
– A quel tempo non si usava. Si stava una settimana chiusi in casa. Per la verità, e per questo scherzavo spesso con Vincenzo, il mio viaggio di nozze lo feci a Zannone. Una decina di giorni dopo il matrimonio, io con mio marito e i miei familiari andammo, infatti, a Zannone, a tagliare e a trasportare il legname che ci era stato assegnato dal Comune di Ponza, per le nostre esigenze.

Il giardino di Ida [5]

– La mia vita si è svolta a costruire e ad abbellire la casa e ad accudire alle vicende domestiche, mentre Vincenzo navigava. Questa casa e il mio giardino sono per me il rifugio della mia vita, dove ancora oggi trovo pace e serenità, dopo la scomparsa di mio marito.

Una pace e serenità, di cui si innamorarono subito i primi turisti che scoprirono questa parte dell’isola.
– Il mio primo contatto con ‘i turisti’ fu con una coppia che mi fu presentata da Gennaro Silvestri, che era amico di mio padre. La signora, che era stata al mare al “Fontone”  (oggi le chiamano le Piscine Naturali), ebbe un colpo di sole e la ospitai in casa mia per due o tre giorni fino a che si riprese. Furono i primi clienti ai quali cucinavo anche, io timida ed inesperta. Quei signori erano importanti produttori di caffè e per due anni mi vidi recapitare un grosso pacco di caffè in regalo. Da allora ho avuto sempre clienti affezionati e innamorati della mia casa e del mio giardino che continuavo a curare e abbellire anno dopo anno.

Tanto da vincere il premio.
– Non so se lo meritava il premio che mi è stato assegnato, ma certamente per me è il più bello.