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Lettere dal confino (7). Incontro sul periodo fascista

di Paolo Iannuccelli

Ritratto fotogr. di Pietro Nenni [1]
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Tratto da “Latina Oggi” di sabato 7 Settembre 2013
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Dagli scritti una mappa dei confinati

Il sito internet «Ponza racconta» ha organizzato per sabato 14 settembre, alle h. 18, «Lettere dal confino, a spasso per Ponza», per delineare una mappa del confino politico attraverso gli scritti – in gran parte inediti – degli uomini e delle donne che sono stati confinati durante il periodo fascista.
I partecipanti si raduneranno presso l’hotel La Baia per cominciare un percorso davvero interessante.

Sarà curioso osservare il balcone dal quale Pietro Nenni, nell’agosto del 1943, osservava con il cannocchiale Benito Mussolini carcerato in una villa nel borgo marinaro di Santa Maria, oppure la linda residenza dove vivevano la loro storia d’amore Giorgio Amendola e la sua compagna Germaine, il giardinetto di Camilla Ravera, poi nominata dal presidente Pertini senatrice a vita.

Trent’anni prima Mussolini e Nenni erano in carcere insieme.
«Eravamo legati da un’amicizia» – scrisse Nenni – «che pareva dover sfidare il tempo e le tempeste della vita, basata com’era sul comune disprezzo della società borghese e della monarchia. Oggi eccoci entrambi confinati sulla stesa isola: io per decisione sua, egli per decisione del re e delle camarille di corte, militari e finanziarie che si sono servite di lui contro di noi e contro il popolo e che oggi di lui si disfano nella speranza di sopravvivere al crollo del fascismo».

Il confino sulla maggiore delle isole ponziane durò sino al 1939, poi molti oppositori furono trasferiti nella vicina Ventotene.

I confinati si organizzavano nella loro vita angusta, vivendo in freddi ed umidi cameroni nella via Roma. A qualche confinato proveniente da lunghi anni di carcere era consentito prendere in affitto un piccolo appartamento; tra questi Sandro Pertini e per dieci mesi Altiero Spinelli, uno dei padri dell’idea di Europa federalista. Le strutture fondamentali della solidarietà tra i confinati erano le mense, una per ogni schieramento politico: i comunisti ne avevano due perché erano i più numerosi, poi gli anarchici, gli ex comunisti, i membri di Giustizia e Libertà. Erano gestite dai commensali, mettendo in comune tutte le risorse, comprese quelle che arrivavano con i pacchi spediti dai parenti.

Ai confinati veniva riservata un’accoglienza calorosa e fraterna da parte della popolazione ponzese; molte donne si sono poi sposate e fidanzate con esponenti politici.
Ai parenti era concesso raramente di andare a Ponza a visitare i congiunti, accadeva una volta l’anno ed era un avvenimento elettrizzante, una cosa gioiosa.

 

Da “Latina Oggi” del 7 sett. 2013. Scarica qui il relativo file in formato .pdfpag38zapping [2]


Ponza. Panorama dal Parco della Rimembranza.2 [3]

 

Locandina Evento Confino [4]