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C’è da preoccuparsi

di Francesco De Luca (Franco)

Dalla spiaggia di S. Antonio a Ponza [1]

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Vorrei invitare i lettori di Ponza racconta a considerare con serenità lo stato anomalo che vivono i Ponzesi nel corso dell’anno solare. Tanto anomalo, a mio vedere, da presentare i sintomi della “schizofrenia”. Perché due momenti nell’anno solare dell’isola sono palesemente antitetici: l’estate, o meglio, il periodo in cui il turismo evidenzia il suo flusso di persone, di merci, di denaro, di relazioni, e l’inverno, o meglio, il periodo in cui la comunità vive ristretta in sé in termini di relazioni e di scambio economico.

Tutto questo è risaputo. Vorrei però mostrare come il contrasto netto fra le due realtà frange la continuità psicologica dei ponzesi, ne taglia l’anima “normale”, lasciandola alla deriva della “schizofrenia” appunto. Una  schizofrenia psico-sociale, di cui evidenzio i caratteri.

Anzitutto vorrei far notare come la ricchezza, la varietà, la qualità dei rapporti sociali in cui il turismo immette il ponzese gli fa perdere il convincimento che il suo gruppo sociale d’appartenenza è quello isolano. L’interdipendenza con i suoi cari, i vicini, i compaesani, non può essere cassata dal fatto che si è allacciato un rapporto con il celebre penalista di Roma, o col chirurgo luminare o con il padrone di una catena di supermercati.

L’interdipendenza economica con gli altri membri del gruppo sociale non può essere annullata dal fatto che è il turista la fonte del reddito annuale. Anzitutto perché non è soltanto il legame economico quello che collega i membri di una comunità. Questa si sostanzia di vincoli di parentela, vincoli educativi, di crescita, di esperienze, di cultura. E ‘anche’ di vincoli economici.

Ecco un altro tratto schizofrenico! Si finisce per dar risalto ad un solo fattore, renderlo determinante, anzi esclusivo, e impiantarvi i comportamenti. Dividendo in due la vita psicologica.

Cosicché in estate si rompono tutti i ponti di interconnessione sociale (“…tanto non è l’ambiente isolano  quello che sorregge la mia esistenza finanziaria”) e si diventa estraneo fra estranei.
A settembre si tenta di riattivare i ponti ma qualcosa si perde lungo la via, e la comunità annacqua i tratti comunitari, per divenire un affastellamento di individualità che si trovano periodicamente a vivere insieme in uno stesso luogo, per un limitato lasso di tempo.

Alla luce di questa prospettiva altre  schizofrenie divengono evidenti.

L’universo economico, ad esempio, appare  una realtà dilaniata in due. L’inverno è il periodo di pura, totale, assoluta stagnazione. L’economia langue e affila strategie per rendere più produttivo il periodo opposto: quello estivo.

Quello estivo presenta tutti i tratti per essere economicamente produttivo ma… dura poco e in questo poco occorre considerare anche le interruzioni del tempo meteorologico.

Insomma riesce difficile far coesistere le due realtà, perché troppo distanti e troppo supine a fattori non dominabili.

Conseguono una serie di malanni che rendono la vita economica isolana fragile, precaria, sempre sul punto di naufragare.

La vita morale presenta anch’essa la patologia schizofrenica.

La continuità sociale spezzata in due incrina anche la struttura morale.

Si consideri il rapporto uomo-ambiente o, nel caso nostro, il ponzese con Ponza.
L’isola non è più il territorio in cui vivere e far vivere i propri figli nel rispetto della tradizione.
Il paese è diventato merce, dove si esegue esclusivamente l’attività della vendita per il guadagno, non esige d’essere rispettato bensì d’essere sfruttato.
È ciò che è avvenuto negli ultimi decenni. Istituzionalizzato, questo comportamento, dalle Amministrazioni comunali: vere società di affari. Illeciti, come  è dimostrato dalle inchieste penali.

Si consideri il rapporto uomo-uomo ossia, il ponzese con il vicino. Anche qui nessun rispetto, nessuna buona educazione, ma accaparramento illegittimo, sopraffazione, litigiosità. Come è attestato dalla ridondanza delle cause (penali e civili ).

Dove la schizofrenia ? Nel fatto che in privato si segue un codice comportamentale diverso da quello pubblico; in casa si professa una scala di valori che fuori la porta non vale più.

Una frattura, uno iato incolmabile, ossia “schizofrenia” patologica, finora non curata.