Aneddoti

Storielle ponzesi in pillole. (41). ’A calcolatrice

di Michele Rispoli

Calcolatrice manuale

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Una signora ponzese, chiamiamola Assuntina, venne a sapere che al porto c’era un negozio di generi alimentari che praticava dei buoni prezzi. Insieme ad un’amica vi si recò per fare alcuni acquisti.
Assuntina era una perfetta donna di casa, accorta, non sciupona; come si suol dire guardava il centesimo.

All’epoca molti negozianti, per fare i conti, si servivano dell’addizionatrice manuale. Battevi il prezzo, un colpo di manovella, e la cifra veniva stampata sul rotolo di carta.
Assuntina fece cinque acquisti: farina, zucchero, caffe, olio, e pasta.
Messa la merce in borsa, il venditore, batte’ il prezzo di ogni singolo acquisto. Totale lire 7.000.
Assuntina pagò ed uscì dal negozio, pensando al totale: 7000 lire, cinque cose… qualcosa non le quadrava.

Una volta a casa, tirò fuori lo scontrino, cioè il pezzo di carta con stampati i costi della merce; controllò, cinque battute, totale 7000.
Non si convinceva, era troppo, pensava che gli acquisti fatti non potevano costare più di 5000 lire.
Però la macchina non sbaglia.

Assuntina chiamò Ernesto, vicino di casa: – Ernè’ ’uarde ’nu poco chistu cunt’…
Ernesto controllò e rimase senza parole. Erano riportati i prezzi giusti dei cinque acquisti però il totale era maggiorato di 2000 lire.
Fatti tutti i controlli, si capì che, anche se il biglietto riportava i cinque acquisti, in realtà ne erano conteggiati sei. Vi era in memoria una battuta di 2000 lire, che veniva scaricata solo sul totale.

Assuntina capito il trucco risceso in piazza, si recò dal commerciante e gli disse che c’erano 2000 lire in più.
 – Famme vede’ – il commerciante prese il biglietto e disse – Tu hai comprato cinque cose e cinque sono segnate.
Assuntina disse: – Allora fai la somma di queste cinque cose e ti renderai conto che ci sono duemila lire in più.

Il commerciante, vistosi scoperto – chissà quante volte aveva usato quel trucco! – prese il biglietto e lo strappò in mille pezzi, distruggendo la prova del furto.
Disse: – Tu pienze ch’a la calcolatrice mia è mariola?

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