- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Le botteghe diffuse degli Scotti

di Vincenzo (Enzo) Di Fazio

contadina di Valle di Cogne Aosta foto di Pepi Merisio [1]

(contadina di Valle di Cogne, Aosta – foto di Pepi Merisio) 

Di questi tempi, intorno agli anni 50/60, le campagne degli Scotti ed i terreni della Guardia più prossimi alle abitazioni producevano tantissimi ortaggi di stagione e frutti come gelsi, fichi, uva e fichi d’india.
Non tutti questi prodotti erano consumati in famiglia essendone una parte riservata alla vendita.
Capitava così di vedere di buon mattino scendere per la strada degli Scotti persone con cesti pieni di pomodori o fichi destinati alle botteghe del porto.
Tale compito, di norma, era affidato alle donne in quanto tipicamente femminile era considerata la capacità di vendere e trattare. Come qualità riconosciuta sempre alla donna, cui non sfuggivano mai le esigenze della dispensa, era quella di profittare della vendita per ottenere in cambio olio, pasta, farina, sapone ed altro.

Tra queste figure, ormai non più tra noi, ricordo in particolare Mariuccia ‘i Migliano, una vecchietta vestita sempre di nero capace di portare sulla testa un cesto enorme pieno di roba. Il peso veniva attutito da un cuscinetto di stoffa, imbottito di crine o di paglia o anche di rimasugli di stoffa, frapposto tra il capo e la base del cesto.

donna scalza con cesto sulla testa [2]

(donna scalza con cesto sulla testa)

Era quello un modo abituale, tra le donne dedite ai campi, di trasportare balle di fieno e fascine perché consentiva l’uso anche delle mani.

La fotografia antropologica di quel periodo, influenzata anch’essa dalle correnti neorealistiche, ci ha lasciato tantissime testimonianze con figure simili a Mariuccia. Erano gli anni in cui il mezzo fotografico traeva dal mondo contadino motivi e spunti per raccontare la vita.
Rinaldo Della Vite (1926 – 2009) è uno dei fotografi che ha meglio colto quei momenti come dimostrano queste foto scattate, nel 1962, in occasione di un viaggio in Basilicata.

Frusci borgo di campagna foto di Rinaldo Della Vite [3]

 

Frusci immagini di vita contadina foto di Rinaldo Della Vite [4]

donne di Frusci foto di Rinaldo Della Vite [5]

 

Borgo di campagna di Frusci foto di Rinaldo Della Vite [6]

(donne contadine di Frusci, borgo di campagna della Basilicata – foto di Rinaldo Della Vite)

Mariuccia era proprio piccolina e per molto tempo ho pensato che non fosse cresciuta per via del peso dei cesti o delle tante balle di erba che le avevo visto portare sulla testa. Curva nel corpo, denunciava, nella sua apparente instabilità, tutto l’aggravio dei lavori fatti nei campi.
Ricordo Mariuccia per un altro particolare. Camminava a piedi scalzi e, dovete sapere, che la strada degli Scotti, in quegli anni, non era per niente agevole sia per la presenza di sassi sia perché, in alcuni tratti, era proprio malandata per l’azione erosiva provocata dalla furia del torrente (‘u lave) che, in caso di acquazzoni, scendeva dalla Guardia come fiume in piena.
Quella sua abitudine aveva provocato delle screpolature alle piante dei piedi ma le aveva anche rese dure e callose; così il suo andare era sicuro e spedito.
Quando dall’alto del cortile di casa la salutavo mi rispondeva, senza fermarsi, in maniera secca e decisa “Bongiorne e salute”, un modo tipico di ricambiare il saluto delle persone anziane e del mondo contadino che nella salute vedeva il bene essenziale della vita.

Le prime botteghe ad essere servite erano quelle degli Scotti di basso… proprio così, le botteghe degli Scotti di basso.
Tra la via Scarpellini e l’inizio della salita Scotti ve n’erano ben quattro, tutte “organizzate” nelle case di abitazione.

La prima, situata poco più giù della zona ove oggi c’è il ristorante Monte Guardia, era gestita da Mario Coppa (“Mariettine”), nella casa dove, in fitto, viveva con tutta la famiglia. Proveniente da Ischia, Mario aveva conosciuto proprio sull’isola la moglie Concettina, anch’essa fruttivendola e di origine ischitana (ne parla Rita Bosso  nel suo articolo “Cartoline tra Ischia e Ponza 1leggi qui [7])             .
Quella casa è tuttora lì senza aver subito nel tempo sostanziali modifiche. Erano gli ampi spazi esterni, costituiti da un bel cortile (‘a curteglie) e da un giardino a rendere più agevole l’attività.
Fuori erano sistemate in apposite cassette la frutta e le verdure; in un angolo di una delle tre grosse stanze della casa, un po’ a terra, un po’ su scaffali di fortuna, trovava posto di tutto: dalla crusca (‘a vrenne) al granone per le galline, dalla farina all’olio, ai “pezzi” di sapone per il bucato.
Mariettine è stato lì per molti anni aiutato nel suo lavoro dall’infaticabile moglie Concettina cui era demandato l’onere di badare ai figli che, nei miei ricordi, per come si muovevano e scorrazzavano tra il cortile e la casa, sembravano di più di quelli che erano.

portone casa dove abitava Mariettine [8]

(il portone d’ingresso alla casa dove abitava Mariettine)

casa in Via Scotti dove era la bottega di Mariettine [9]

Un’altra bottega la si trovava, scendendo, là dove la strada improvvisamente si restringe, conosciuta ancora oggi come “‘u stritte” (ne ho parlato in un altro pezzo dal titolo “I guardiani del tempo e la cortesia del paneleggi qui [10])
Come oggi, anche allora l’ingresso era parzialmente nascosto dietro un muro e vi si accedeva, in maniera non proprio agevole, attraverso alcuni scalini essendo la casa situata al disotto del livello della strada.
Lì c’era Ersilia Parisi presso la quale trovavi soprattutto la crusca ed il granone, ma anche i maccheroni da spezzare avvolti nella carta azzurra, la farina rossa, le gallette, i fagioli nei sacchi di iuta con la sassola per prenderli, il barattolone con la conserva sfusa.
Aveva qualcosa di cupo quella bottega per la scarsa luce che vi entrava e per l’umidità che si percepiva sostandovi. In effetti il sole non vi arrivava quasi mai sia per l’ingresso così sacrificato sia perché confinava con un’altra stanza anch’essa abbastanza buia.

 ingresso bottega di Ersilia Parisi [11]

 (l’ingresso al locale ove era la bottega di Ersilia Parisi)

la casa ove era la bottega di Ersilia Parisi come appare salendo per u stritte [12]

(la casa ove era la bottega di Ersilia Parisi come appare salendo per ‘u stritte)

Confesso che vi andavo di rado anche se ero affascinato da una bella stadera (‘u valanzone) che Ersilia adoperava con perizia girandola da una parte o dall’altra secondo le cose da pesare.

[13]

Oggi quel vano è parte di una bella casa ristrutturata nel rispetto dell’architettura dell’isola con ingresso da via Scarpellini.

Tutt’altra cosa la terza bottega, quella di Giuseppina Conte, detta ‘a Castellona dalle origini della madre che era di Catellammare di Stabia. Questa bottega si trovava, dopo aver percorso tutto ‘u stritte, in piena zona Scarpellini in un bel palazzo d’epoca vicino all’attuale Hotel del Capitano.

il palazzo ove era la bottega di Giuseppina a Castellone [14]

 (la casa ove era la bottega di Giuseppina ‘a Castellona)

l'ingresso della bottega era alla prima porta a destra [15]

(l’ingresso della bottega, la prima porta a destra)

La bottega di Giuseppina era rappresentata da un’ampia stanza con un bancone nel mezzo e un retrobottega per uso deposito.
Era una sorta di piccolo emporio dove c’era di tutto.
Da un lato i generi alimentari compreso i salumi, dall’altro gli articoli di merceria come i grembiuli per la scuola completi di fiocchi e colletti.
Ricordo sul bancone una bella affettatrice, tra le prime arrivate a Ponza.
Giuseppina, diligentemente, aveva fatto una scelta preferendo dotarsi di più cose di ingombro limitato rispetto ai voluminosi contenitori come i sacchi di crusca e di granone.
Non disdegnava però di mettere in bella mostra sul bancone, quando glieli portavano, i fichi degli Scotti appena colti.
Quella bottega era molto frequentata sia per la varietà delle merci che vi trovavi che per la gentilezza e l’affabilità di Giuseppina.
Oggi quel locale è parte di un’abitazione inserita nello stesso palazzo d’epoca che appare bello come allora grazie anche ad una recente opera di attento recupero della facciata.

Pochi metri più giù, infine, a pochi scalini da corso Pisacane, c’era la bottega di Giuseppina ‘a vedova. Non ricordo d’esserci mai andato perché arrivati lì significava essere già al porto e respirarne l’aria; si era, così, spinti a fare altri pochi passi per immergersi nella vita “cittadina” e raccogliere notizie da portare sugli Scotti.
Chi ha memoria di quei tempi mi racconta che anche la bottega di Giuseppina ‘a vedova era ben fornita di farine di ogni tipo compresa quella rossa, di barattoli di salsa, di sapone liquido ed in pezzi, di legumi, nonché delle primizie di Mariuccia.

Quel locale oggi ospita uno studio professionale; peccato che è stata rimossa la vecchia porta di legno unica cosa che poteva forse ancora raccontare del passato di quella bottega.

ove era la bottega di Giuseppina a vedova come appare scendendo da Via Scarpellini [16]

 (la bottega di Giuseppina ‘a vedova come appare scendendo da Via Scarpellini)

sulla destra salendo dal porto il locale ove era la bottega di Giuseppina a vedova [17]

(sulla destra salendo dal porto il locale ove era la bottega di Giuseppina ‘a vedova)

Gli Scotti rispetto a quegli anni sono cambiati notevolmente. Percorrendo la strada , carrozzabile fino alla parte alta dove dimorano le ultime case, ci si imbatte in due ristoranti, tre B & B e diverse case vacanze. Le aie sono diventate aree di parcheggio così come molti giardini prima coltivati.
I gelsi non li coglie più nessuno, cadono insanguinando il terreno; i fichi spesso seccano sugli alberi per la gioia delle cinciallegre e degli storni.
Non è rimasto quasi più niente del mondo contadino; il porto, attraendolo, ne ha ormai prosciugato le risorse e, irrimediabilmente e per sempre, minato l’identità.

corso Pisacane a due passi da via Scarpellini [18]

 (corso Pisacane a due passi da Via Scarpellini)