- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Quell’emergenza giovani

di Luisa Guarino

Giovani [1]

.

Sono stata molto combattuta se scrivere o no questo pezzo, perché ho sempre cercato di rifuggire dai luoghi comuni, ma dopo le più recenti vicende che hanno coinvolto Ponza, in un’escalation che cresce anno dopo anno, voglio provare a dire qualcosa, magari banale ma che possa essere in qualche modo ‘consolatoria’ per la nostra isola, a dispetto dei momenti difficili che essa sta vivendo. E parto dal ‘bollettino di guerra’ dei giorni a cavallo di Ferragosto, o da quelli ancora precedenti riguardanti la presenza in massa dei cosiddetti ‘pariolini’, i giovanissimi romani di buona famiglia che dopo gli esami di maturità si riversano in massa sull’isola, combinandone di tutti i colori.

Il fatto è che questi giovani che affollano i locali e le strade di Ponza non sono diversi dai loro coetanei di tutt’Italia e non solo: o almeno da una buona parte di essi. Basta scorrere le pagine dei quotidiani locali per vedere cos’è successo ‘in terraferma’: danni e violenza nel centro di Cori; una spiaggia di Sabaudia appena attrezzata per poter ospitare anche i cani distrutta per accendere falò peraltro proibiti da una precisa ordinanza del sindaco; un ragazzo trovato morto al Lido di Latina la mattina di Ferragosto forse per un mix fatale di alcol e droga; una lite furibonda fra due gruppi di giovani a San Felice Circeo al termine dei festeggiamenti in onore del patrono San Rocco; ultimo (ma certo non ultimo) una maxi rissa scoppiata sere fa tra ubriachi nel centro di Cisterna: i residenti esasperati chiedono la chiusura dei pub della zona. La stessa ‘soluzione’ che forse invoca chi abita nella cosiddetta ‘zona dei pub’ nel centro di Latina.

Anche a Ponza c’è chi sollecita la chiusura dei locali, o di alcuni locali.
Ma può davvero essere questa la soluzione? O bisogna ‘innalzare’ la media dell’età di chi viene in vacanza sull’isola, magari vietandola ai minori di trent’anni?

Il fatto è che purtroppo i giovani – ma anche gli adulti, tutta la società purtroppo – sono cambiati: la popolazione si è livellata verso il basso, con l’apparire che si è sostituito all’essere, con il denaro che la fa da padrone su tutto e su tutti.
Il business che sta dietro le cose è troppo grande e importante per poter pensare a un’inversione di tendenza: alcol, droga, chi li ferma più?
E l’aggressività latente si scatena con niente, resa più pericolosa e devastante dalla presenza sempre più frequente di armi.
I locali pubblici, in cui un tempo si andava per ballare e ora per lo sballo, sono sempre stati circondati da un’aura di mistero e di pericolo anche quando così non era: figuriamoci adesso.

Mariroc [2]
Ricordo con tenerezza un po’ amara i tempi del Mariroc, dove con mio marito trascorrevo molte serate nel fine settimana: una volta nostro figlio, che avrà avuto cinque anni, a forza di sentirne parlare ci ha chiesto: “Ma come mai a me non mi ci portate mai? Cos’è? Un locale malfamato?”
Certamente, quello non era davvero un locale malfamato, tutt’altro…

Ma come sono cambiate le cose! E non si intravede una via d’uscita. Chiudere? Proibire? I giovani possono riunirsi dovunque, all’aperto, nelle case, per strada, sulle spiagge, e ingurgitare ciò che vogliono: inveire, minacciare, assalire.
Come possiamo impedire loro di distruggere e di distruggersi?
Come se non bastasse, proprio la mattina di Ferragosto, con l’incidente in cui ha perso la vita il giovane Davide, Ponza si è trovata a fare i conti con quelle che in tutt’Italia vengono definite ‘stragi del sabato sera’, gli incidenti stradali in cui sono sempre ragazzi a morire, a cavallo del week-end e delle feste.
Anche questo purtroppo ci allinea alla media nazionale.

Non siamo più un’isola felice, né in senso letterale né metaforico.
E il ‘mal comune’ non può consolarci, perché ci addolora sempre di più.