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Da dove ricominciare?

di Claudia Polla Mazzulli

Bellezza a Ponza [1]

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A volte il clima che si respira nella nostra società non è salubre. E’ inquinato da una mentalità che non è cristiana e nemmeno umana, perché dominata dagli interessi economici, preoccupata soltanto delle cose terrene e carente di una dimensione spirituale. In questo clima non solo si emargina Dio ma anche il prossimo, e non ci si impegna per il bene comune”. Abbiamo un’urgente necessità di “… una nuova generazione di uomini e donne capaci di promuovere non tanto interessi di parte, ma il bene comune”.

Queste parole pronunciate da Benedetto XVI, profondo conoscitore delle urgenze dell’uomo di oggi  e ritenuto universalmente uno dei più grandi teologi e pensatori del nostro tempo, riassumono perfettamente lo stato attuale di pesanti problematiche sociali, economiche, politiche e spirituali che attanagliano il mondo in generale, più in particolare il nostro Paese. Nello specifico, queste problematiche toccano anche Ponza che, purtroppo, le vive e le subisce da troppo tempo senza cenni di una visibile e sollecita soluzione. L’isola, con le sue naturali bellezze e potenzialità, attira molte attenzioni nel bene e nel male. La sua conformazione, la sua storia ricca di fatti e personaggi che vi si sono avvicendati, lo straordinario paesaggio naturalistico attraggono e invitano alla riflessione spirituale che tocca le eterne questioni dell’uomo. Ma purtroppo Ponza attrae con forza anche interessi ben al di là della dimensione spirituale, che  mirano soprattutto a soddisfare ambizione, sete di potere e denaro, per lo sfruttamento a scopo utilitaristico delle bellezze dell’isola trascurando l’impegno per il bene comune.

Ci troviamo in uno stato di grave recessione economica, la continua chiusura di molte aziende è sempre più preoccupante, la disoccupazione aumenta vertiginosamente, si spegne sempre più l’idea della speranza a livello di vita personale e collettiva specialmente nei giovani, ci si disaffeziona sempre più all’interesse e all’impegno politico oramai in mano ad una casta sempre uguale a se stessa ma in senso peggiorativo.

C’è un urgente bisogno di cambiamenti radicali, del risveglio di ideali, di rinnovamento soprattutto della mentalità, della visione del mondo, dell’impegno sociale e politico. C’è un’esigenza di qualità umane morali e spirituali da impegnare al servizio del bene comune che è inscindibile dal bene privato, che contribuisca al superamento delle problematiche che causano stanchezza, egoismi e divisioni a tutti i livelli. C’è bisogno di uomini e donne moralmente integri ed eticamente impegnati, disposti a riconoscere la verità e a viverla senza cedere al compromesso immorale e alla falsità, decisi nel rifiutare il vantaggio egoistico utile al proprio tornaconto. Ma per un sincero impegno al servizio del bene comune è doveroso essere umili, capaci di mettersi all’ascolto degli altri e rifuggire il desiderio di potere e di denaro.
Il manuale del buon politico di don Sturzo riporta molto chiaramente il concetto: “Chi è troppo attaccato al denaro non faccia l’uomo politico né aspiri a posti di governo. L’amore del denaro lo condurrà a mancare gravemente ai propri doveri”.
Esattamente il concetto che hanno accuratamente evitato di applicare molti “ominicchi – protagonisti” che si sono avvicendati sulla scena politica centrale e locale dei nostri tempi!

Quello su cui è fondamentale riflettere è che il  potere non deve essere strumento di dominio utile ad accrescere la propria autorità, non deve essere finalizzato al conseguimento del tornaconto personale o del proprio entourage a disprezzo di qualsiasi legge o convenzione.
Il vero potere è dell’uomo nobile, il Vir dell’antica storia, colui che usa la forza per i grandi ideali, moralmente integro e capace di mettersi al servizio della comunità e dei più deboli.
Questa attitudine deve maturarsi in un lungo processo di vita secondo modelli culturali di alto valore che attingono alla Fonte della natura dell’uomo, alle sue esigenze spirituali che non possono essere separate da quelle materiali ma che, anzi, contribuiscono ad assegnare a queste il giusto peso e distacco da ogni smodata avidità.

Ci sono stati uomini di pensiero che hanno saputo testimoniare con la loro vita pubblica e privata come sia possibile agire con disinteresse verso il denaro e il potere, con un’autorevolezza morale loro riconosciuta anche da chi non la pensava allo stesso modo. Scrive Igino Giordani nel suo Diario di fuoco, il 5 agosto 1948: “Tutti questi ululati, da comizi e da assemblee, tutta questa frenesia d’ambizioni e d’intrighi, tutte queste ambasce per sciagure e per quisquilie, caleranno nel silenzio, recinte di buio, appena verrà la morte: e un’ombra uguale pareggerà uomini grandi e uomini piccoli, avversari e amici, la natura e la memoria. Le antipatie, onde ci laceriamo, le ideologie onde ci dimeniamo e le imposture e le convenzioni, la retorica e il tradimento, tutto crollerà nell’annientamento, dissolvendosi, in un attimo, nel nulla…”.
Questo era il clima in cui Giordani (scrittore e saggista cristiano, laico militante, contraddistinto dalle forti tematiche su Dio e l’uomo, religione e politica, economia e morale, storia e cultura) provava a sperimentare il suo ideale, che era la scelta convinta del primato del servizio al bene comune, da testimone della politica vissuta come forma alta della carità disinteressata.
Scrive ancora il 24 gennaio 1960: “Ad apertura di giornale, si leggono notizie e considerazioni sui dissensi in politica, i quali son generati da contrasti in economia, e da ambizioni varie… E si apprendono discorsi e operazioni per mettere ordine e riportar unità, ma con scarso frutto. Penso che ci vorrebbe una carica d’amore, in quel mondo dove imperversa l’egoismo: l’amore rifarebbe in tutti “l’uomo nuovo”, metterebbe in tutti Cristo: e Cristo è uno; e la politica diverrebbe una costruzione della Città di Dio”.

A ben vedere le cose non sono mutate da allora ma forse è più forte la consapevolezza di non poter  più stare a guardare, rintanati nel proprio egoistico mondo solitario.
Dobbiamo sognare (ma tutti insieme affinché il sogno si realizzi) che sorgano tra noi uomini con un cuore nuovo, saldi nell’impegno di rinnovamento etico della nostra società a tutti i livelli.
E’ questo il bisogno primario: che si realizzi una rivoluzione (spirituale) come quella auspicata da Charles Péguy: “La révolution sera morale ou ne sera pas”.
Questo pensiero mi fa riflettere sulla storia del monaco eremita Raniero da Ponza, uomo di alto profilo spirituale e dalla forte vocazione monastica,  pacificatore, fedele alla sua povertà che, alla fine della sua esistenza, dopo aver rifiutato onori e cariche, tornò sulla sua isola per dedicarsi alla vita contemplativa ed essere più vicino a Dio.
Giacché con la sua bellezza, l’atmosfera di Ponza, assaporata con amore, predispone alla riflessione profonda e alla pacificazione dello spirito.

Ritornando alla realtà delle cose e alle parole citate in apertura di Benedetto XVI, esempio di profonda coerenza tra fede e ragione, si può ritenere che in un mondo contaminato nell’anima, infiacchito da eccessi e dall’indifferenza ai bisogni dei deboli, la sola politica valida per ricominciare sia quella di cambiare nella verità il nostro cuore.
Con l’aiuto del Signore.

Trasparenze a Ponza [2]

(*) – Entrambe le foto sono di Nicole Baio