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Storielle ponzesi in pillole. (25). Ancora Peppe ’u cafonedi Michele Rispoli
Peppe ’u cafone, tanta intelligenza e poco cafone, durante la vacanza invernale dalle attività di pesca, coltivava fra l’altro anche il vigneto del suocero, ubicato sul Monte Guardia luogo chiamato ’a terra ’i vascie perchè era più bassa del Monte Guardia. Aveva una cantina, anzi per essere esatti un cellaio con soprastante casella, dove aveva disposto un letto e una cucina. Il terreno era un ottimo luogo di caccia ai tordi, frequentato tra l’altro da Giovanni ’i Giulio Matrone alias Giovanni Conte. Spesso, in particolar modo la domenica, dopo la battuta di caccia, ci riunivamo per il caffè. Avevamo meno di una diecina tordi, immediatamente spennati. Alla domanda: – Facciamo due spiedini? – risposi – No, li facciamo fritti, con aglio, olio, olive fresche e sale. Non occorre svuotarli, è sufficiente tagliare il becco e le zampe. La quota era di due tordi a testa. Diedi il via per mostrare come procedere. Aprii l’uccello, tirai fuori la pallina tutta chiusa delle interiora, salai e incominciai a mangiare. Guardò i nostri piatti con le interiora dei tordi, e allungando la forchetta, disse: – Che miseria, nu’ sapite propie mangia’..! Avìte lasciate ’u ‘mmeglie!
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