- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Calda estate

di Francesco (Franco) De Luca 

anni sessanta [1]

“Estate, sei calda come i baci che ho perduto“, così cantava Bruno Martino negli anni dell’adolescenza.

Avvinceva questa canzone per l’andamento jazzistico della scrittura musicale e per quel grido di repulsione (odio l’estate!) che nascondeva il più viscerale attaccamento alla “stagione”.
Odio l’estate!, soddisfaceva la pulsione a rinnegare i dogmi tradizionali, ma palesava appieno l’insoddisfatto desiderio a vivere l’ estate.

Ieri, come oggi, rovente, e perciò invitante al fresco del mare.

Di caldi baci in quegli anni erano prodighe le ragazze che vennero dal nord Europa. Poi dalla Francia.
Tanti sono gli uomini, oggi attempati, che in quegli anni hanno amoreggiato con le ragazze che il Club Azure faceva transitare per Ponza. Ospiti degli alberghi La Torre, Bellavista, Gennarino a Mare.

i mitici anni sessanta [2]

Quei flussi mutarono la provenienza sociale dei turisti. Sino ad allora erano stati danarosi industrialotti, o attori del cinema, o blasonati decaduti a visitare le case e spiagge isolane. Il loro trascorrere le vacanze era pacato e signorile.

Quello che introdussero le frotte di studentesse europee fu invece un trascorrere le vacanze in cerca di emozioni autentiche, mediterranee.
A questo pensarono i giovani ponzesi e fornesi che divennero accompagnatori solerti di giorno e appassionati amanti di notte.

Intere generazioni di giovani hanno rodato le loro strategie amorose con le francesine, le svedesi, le americane.

C’era la Bussola giù, sulla banchina Di Fazio, c’era il Mariroc, c’era il Timone, dove qualche volta compariva il giovane Arbore in cerca di talenti musicali.

la torre dei borboni [3]

Alla Bussola si esibì l’esordiente Pippo Franco, al Mariroc “ Nico e i gabbiani”.

Quando si parla di quei tempi con chi li ha vissuti è un fiorire di aneddoti, storielle, di imprese audaci.

Allora iniziò il sogno di Ponza “isola turistica”, e da lì iniziarono le trasformazioni che, da borgo di pescatori, tesero a modificare l’urbanistica, i bisogni, la psicologia di Ponza e dei Ponzesi.
Lo fece ciascuno venendo dietro al suo sogno. NON lo fece nessuna Amministrazione, lasciando ai privati l’onere di adeguare il tutto alla nuova economia. Fu una miopia colpevole. Che brucia a chi avrebbe dovuto provvedere e non lo fece. E che mette in bocca a Giuliano Massara le parole che giustamente ha scritto.

I baci che si sono perduti, oggi è sciocco, quasi scurrile, richiedere.

Anche il tempo perduto non ha senso rinvangarlo.
Forse una presa di coscienza più sincera, questo possiamo provarci a elaborarla. Oggi.

ponza il porto di sera [4]