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La tessitura e la donna: artigianato e mito. (2)

di Rosanna Conte

 Per la puntata precedente, leggi qui [1]

 

La tessitura, naturale prosecuzione della filatura, è stata percepita insieme ad essa come una conquista fondamentale fin dalla preistoria, vista la sua presenza  nei miti di diversi popoli, da quelli dell’estremo Oriente a quelli del nostro mondo occidentale.

In Giappone, ancora oggi, esiste una festività importante che ha la sua origine nel mito di una tessitrice, nato in Cina millenni or sono e importato nel mondo nipponico nell’VIII secolo d.C. con alcuni piccoli cambiamenti.

L’impareggiabile tessitrice divina Orihime – la nostra stella Vega – si innamorò talmente del bovaro Hikoboshi, la nostra stella Altair, da dimenticare il suo unico ed esclusivo compito: tessere gli abiti a tutti gli dei. Hikoboshi ricambiò questo amore appassionato dimenticando, anche lui, il suo compito di curare l’armento.

Il Triangolo estivo. Vega altair e Deneb [2]

Il triangolo estivo. Vega, Altair e Deneb

Per questo furono puniti dal re degli dei col divieto di vedersi.

La punizione non sortì gli effetti desiderati, cioè il ritorno alla tessitura di Vega e al pascolo di Altair, perché erano troppo addolorati per la separazione; allora gli dei decisero che, se si fossero impegnati di nuovo nei loro compiti, avrebbero potuto incontrarsi almeno una volta all’anno, il settimo giorno del settimo mese.

Naturalmente i due innamorati, pur di rivedersi, ripresero le loro normali attività. Così i Giapponesi, il 7 luglio, festeggiano i Tanabata Matsuri, cioè “La festa delle Stelle innamorate”.

Tanabata Matsuri [3]

Tanabata Matsuri

La tessitura ha dato le caratteristiche fondamentali alla divinità primordiale per eccellenza, la Grande Madre, Signora del tempo e tessitrice della matassa del fato. Datrice di forma, poiché crea il tessuto del corpo umano, l’archetipo della Grande Madre è sopravvissuto per millenni, tanto che qualcuno ne intravede le tracce arrivare fino al medioevo con la presenza della dama alla vestizione del cavaliere, una cerimonia che consolida la funzione di guida della donna dal terreno ed umano verso il divino.

Preesistente agli stessi dei, la Grande madre ha poi ceduto il posto ad altre figure mitiche di divine  filatrici che tessono il destino degli uomini e degli dei, come le Moire o Parche (di cui abbiamo già parlato nel testo sulla filatura: leggi qui [4]).

John Strudwick, A Golden Thread, 1885 (olio su tela) [5]

Ricordiamo che le Moire erano tre: Cloto filava lo stame della vita, Lachesi lo svolgeva sul fuso e Atropo, con lucide cesoie, lo recideva, inesorabile [Da questo mito deriva la denominazione imposta da Linneo all’Atropa belladonna, pianta della Famiglia delle Solanaceae, potenzialmente letale; da qui anche ‘atropina’, una droga vegetale e una sostanza di fondamentale importanza in farmacologia].

Anche le loro cugine nordiche, le Norne, sono tre e  tessono l’arazzo del destino;  per la mitologia norvegese la vita di ogni persona è una corda nel loro telaio e la lunghezza della corda è la lunghezza della vita dell’individuo.

Presso la fonte di Urdarbrunnr, vivono le Norne,
che tessono il filo del destino dei mortali.
Da quel luogo vengono fanciulle
di molta saggezza,
tre, da quelle acque
che sotto l’albero si stendono.

Ha nome Urðr la prima,
Verðandi l’altra
(sopra una tavola incidono rune),
Skuld quella ch’è terza.

Queste decidono la legge,
queste scelgono la vita
per i viventi nati,
le sorti degli uomini.

[cit. da “Il Canzoniere Eddico”]

Le Grandi Dee presso gli Egizi, Greci, Germani, Maya o i Navajo erano tutte esperte tessitrici – Neit, Iside, Minerva-Atena, Holda, Percht, Ixchel, Na’ashie’ii Asdzàà – e la forza simbolica della tessitura si ritrova nei miti dei popoli più diversi.

Ricordiamo tutti la giovane Aracne, abile tessitrice  della Lidia, che osò sfidare la grande dea delle arti, in una gara pubblica di tessitura. Era talmente brava che vinse la gara, ma Minerva, infuriata, le strappò la tela e la colpì con la spola.

Minerva e Aracne trasformata in ragno [6]

Minerva con Aracne trasformata in ragno

Aracne sconvolta scappò via e si impiccò, ma la dea, pensò che la morte sarebbe stata una punizione troppo lieve per la giovane impudente e, trasformatola in ragno, la condannò a tessere per l’eternità. dondolando dallo stesso albero a cui si era impiccata, filando non più con le mani, ma con la bocca.

La tessitura, in quanto creazione del destino, può appartenere solo agli dei!

 

[La tessitura e la donna: artigianato e mito. (2)  – Continua]