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Sub di Ponzadi Jean-Claude Di Bernardo Per gli altri articoli di Jean-Claude, cercare nell’indice per Autori: Di Bernardo
Fino a quarant’anni fa, più o meno, Ponza ha conosciuto “l’âge d’or” della pesca sub. Non dico che potevi prendere una cernia ’ncopp ’u summariell’ a Sant’Antonio ma a cinque o sei metri sì. Tra la Ravia e Frontone, ho preso la mia prima cernia di un paio di chili. Dalle parti dello spaccapurpe, si vedevano tanti pesci e si prendevano cernie, ombrine, saraghi e non parlo di Palmarola che era un vero paradiso. Ma era ancora l’epoca delle barche a remi e dei pochi turisti e sub. Ricordo che quando avevo appena iniziato a pescare si faceva quasi il giro dell’isola a remi. Ma poi sono arrivati i fuoribordi e i turisti che scendevano quasi tutti armati con pinne, maschere e fucile Cernia, l’inquinamento …e i pesci se ne sono andati in profondità. Ponza ha avuto sub di grande valore. Io ne ho conosciuti tanti ma due in particolare considero i migliori – che nessuno si offenda, perché non sono stato a pescare con tutti i sub di Ponza –: Gavino e Vanni. Gavino ci ha lasciati ma Vanni pesca ancora o almeno tre-quattro anni fa pescava ancora. Gavino aveva certamente un caratteraccio ma era sempre un compagno simpaticissimo che parlava volentieri di tutto, sempre pronto a fare uno scherzo e che ti raccontava nei minimi particolari come aveva preso chella piezz’ e sfaccimme di cernia. Vanni, lui non era un solitario come Gavino quando era giovane. Pescava quasi sempre con Nino Baglio, bravissimo anche lui. Aveva un’apnea di un paio di minuti a una ventina di metri. Sempre elegante. Non lo vedo da tre anni ma allora pescava ancora. Aveva trovato un sistema per battere tanto mare senza stancarsi. Pescava ‘a traina’. Non con una lenza, ma nel senso di farsi trainare da sua moglie che guidava la barca piano piano. Quando vedeva uno scoglio interessante o qualche pesce, si fermava, scendeva, sparava, metteva il pesce nel frigo e continuava. Vanni si è messo a pescare con un fucile Champion con gli elastici, munito di un mulinello, così se prendeva un pesce un po’ grosso fuori tana, lo poteva lasciar filare. Prese una volta un piccolo tonno alle Formiche che recuperò quasi un miglio fuori. Gavino, lui, mi raccontò che avendo sparato una ricciola enorme si fece trascinare per un centinaio di metri e finalmente il pesce si staccò lasciando un pezzo di carne attorno all’arpione. Se avesse avuto un mulinello, certamente avrebbe potuto recuperarlo. Gavino e Vanni sono i miei due sub preferiti ma ne ho conosciuto altri con i quali ero anche amico e che erano bravissimi, come Salvatore ’i panzatuoste. Un’altra volta che si era liberato per caso, partimmo per Palmarola con una barchetta fuoribordo, con un ragazzo a cui facevo lezioni di francese. Il tempo non era tanto bello. Ci siamo fermati sotto la Forcina e in poco tempo abbiamo preso una diecina di chili di pesci. Lui più di me, s’intende. Ma in pochi minuti il cielo si fa nero, si prepara ’a buriana e noi scappiamo. Vento, mare, pioggia… i pesci nuotavano nella barca insieme ai paioli. A un certo punto, a metà strada il motore si ferma. Salvatore smonta la candela, senza arnesi con le sue piccole dita, la pulisce e la rimonta tranquillamente …e così ripartiamo. Ho visto pescare Giuseppe De Luca; anche lui era un ottimo sub. Nino anche lui era (ed è) un ottimo sub. Ricordo che una volta a Palmarola mi aiutò a recuperare un sarago enorme (58 centimetri) che avevo sparato da un buco troppo piccolo per tirarlo fuori. Lo fece uscire lui con la freccia e il fucili da dove era entrato il pesce …Io mancavo un po’ di fiato. Tutti questi sub erano capaci di pescare sui venti metri senza problemi. Ma oggi pure per chi può andare a questa profondità è impossibile fare le pesche di una volta. Così molti ‘si portano i polmoni appresso’, ma questo non è più pesca è vandalismo. Ma continuo a pensare che sia più ‘sportivo’ prendere una trigliuzella di cento grammi in apnea che una cernia di dieci chili con le bombole. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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