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Margherita e il principe

segnalato dalla Redazione

lino [1]

 

E’ appena stato pubblicato, per i tipi di Demian Edizioni, il romanzo “Margherita e il Principe”, del nostro amico e collaboratore Lino Catello Pagano.
Ne pubblichiamo qui di seguito le prime pagine con la presentazione dell’Autore.
Congratulazioni a Lino.

Margherita e il principe. Copertine [2]

 

Ho voluto raccontarvi Ponza, attraverso gli occhi di una ragazza triestina, che vedeva per la prima volta un’ isola ancora vergine, non contaminata dalla modernità.
Vuole essere un omaggio alla mia bellissima isola. 

 

Ci conoscemmo all’università di Trieste, mia città natale.

Lui veniva dalla Croazia e apparteneva al ramo monastico degli Asburgo; il primo impatto fu uno scontro nelle scale dell’istituto, lui quasi mi cadde addosso e subito si scusò: “Mi perdoni signorina, non volevo” e lì facemmo le presentazioni, disse:  “Molto lieto mi chiamo Filippo”; io, un po’ rossa in viso, risposi: “Mi chiamo Margherita” così sottovoce che dovetti ripetere due volte il mio nome.

Per me era stato un colpo di fulmine:  era un ragazzo bellissimo, vestiva benissimo, mi sarebbe piaciuto scontrarmi altre cento volte per guardarlo da vicino.
Mi ero iscritta ad Architettura e non sapevo che anche Filippo aveva fatto la stessa scelta; ci ritrovammo per la prima volta nella aula e, dal suo modo di fare, si capiva che anche lui aveva avuto il suo bel colpo di fulmine: appena mi vide venne a sedersi al mio fianco. Ero emozionata, dovevo avere le guance di un rosso acceso, balbettavo, lui non mi fece notare niente, si comportò da gentiluomo.

Stavamo sempre insieme, si usciva, ma tra di noi non succedeva niente perché sapevo che alla fine della laurea lui sarebbe tornato in Croazia e si sarebbe dimenticato di Margherita; così, avevo deciso di non iniziare nessun rapporto con Filippo, se non di pura amicizia.

Gli anni passavano e il fatidico giorno della laurea arrivò: giunsero i familiari dalla Croazia per l’evento, si vedeva che erano persone ricche.

Finita la cerimonia Filippo  venne a invitarmi per passare la giornata assieme ai suoi.
Dovetti rifiutare a malincuore, anche io avevo invitato tutti i miei amici nella nostra villa di famiglia ad Opicina, grande e molto bella.
La festa che avevamo organizzato risultò una delle belle degli ultimi anni; dopo, ognuno ritornò ai propri doveri e alle proprio case, Filippo l’indomani rientrò nella sua Croazia; non avendomi visto, mi mandò un biglietto per posta: scriveva che  mi pensava, ma che aveva dovuto far rientro a casa per problemi familiari, e che mi avrebbe scritto.

Gli anni passarono, e nessuna lettera arrivò; ci perdemmo di vista, io non ho mai voluto sposarmi, di spasimanti ne avevo tanti, ma avevo voglia di girare il mondo e di conoscere gente.

Sono nata a Trieste e ho una sorella maggiore di nome Francesca, abbiamo sempre vissuto in questa città un po’ asburgica; Francesca ha un figlio, il mio nipote Giusto, come il patrono della città.

Dopo la disgrazia capitata in casa, la morte dei miei genitori sepolti da una valanga in montagna, la nostra vita diventò difficile: vendemmo la villa di Opicina ad un prezzo ottimo, e con la somma a me spettante comprai un attico di fronte, al Grand Hotel Duchi D’Aosta: era grandissimo, situato in uno dei palazzi che dominano  Piazza dell’Unità d’Italia, ultimo piano vista mare.

 

Metto al collo e porto volentieri delle collane di conchiglie trovate negli anni e riunite da me, conchiglie senza valore che per me valgono più di tutti i diamanti del mondo.  Le ho raccolte su una delle spiagge più belle al mondo, a mio parere, sull’isola di Ponza; ci arrivavamo da Formia con un vaporetto che faceva sognare, il Mergellina.

Ponza è la mia isola, l’ho scoperto quando, per puro caso, incontrai Filippo in Piazza dell’Unità, seduto al bar con degli amici.
Mi sentii chiamare: “Margherita”, mi voltai col battito del cuore accelerato perché conoscevo quella voce.
(…)

 

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