Appriezzo

Quella moda ‘made in Ponza’

di Luisa Guarino

Amarcord

 

Leggendo qualche giorno fa il racconto di Irma Zecca legato in qualche modo all’argomento dell’Appriezzo, e intitolato “Un’altra storia” (leggi qui), ho pensato alla ‘moda’ di qualche anno fa che ha visto signore e signorine ponzesi tirare fuori da bauli, comò e cassetti camicie da notte e sottovesti di mamme e nonne, tutte rigorosamente in lino o cotone, ricamate e di tessuto bello spesso.

Con il tocco di colore contrastante di una collana o una cintura-fusciacca o in total white  sono state abiti da passeggio, copri-costume, qualunque cosa per il giorno e la sera.
Poi, un po’ la moda è passata, un po’ quegli abiti, come dice la stessa Irma, non hanno retto ai ripetuti lavaggi in lavatrice, fatto sta che non si sono visti quasi più.

Quest’apparizione è bastata però a solleticare i miei ricordi proprio a proposito di alcune ‘mode’ strettamente legate all’isola, e che andavano al di là delle tendenze nazionali, insomma un look più squisitamente “made in Ponza”. Spero che qualcuno riesca a seguirmi in questo amarcord.

E cominciamo dagli anni più lontani, i ’60, quando molti abiti, bikini e addirittura borse venivano realizzati, a mano o a macchina ma rigorosamente sul posto, con tessuti definiti ‘Positano’ per la loro provenienza: cotoni  solitamente a fondo scuro, blu, rosso, nero, con minuscole fantasie di fiorellini  e motivi geometrici. I vestiti più originali avevano un profondo oblò sulla schiena, ma ad altezza strategica, in modo da permettere di indossare il reggiseno senza che si vedesse.

Ai piedi, di rigore i sandali cosiddetti ‘ragno’ di cuoio bianco, o le scarpe basse di corda e tela, di cui non  ricordo il nome.
Negozio di riferimento, quello di Rosetta ’i  Meniello, alla Punta Bianca, dove ora c’è la boutique “Lunata”.

Negli anni successivi, specialmente quando cominciavano i primi freschi o ti coglievano a tradimento pioggia e vento, non c’era uomo, ragazzo o bambino che non indossasse la tipica maglia a collo alto blu scuro, meglio se corredata da berretto di lana ‘d’ordinanza’, di solito blu con pon pon rosso: questi capi si acquistavano da Nannina ‘i Parabule, su Corso Pisacane e non lontano dalla Punta Bianca, nei locali dov’è attualmente la Pasticceria napoletana.

Se poi vento e pioggia si facevano più impetuosi, ecco allora venire in soccorso dei turisti le tipiche giacche gialle impermeabili di tela cerata  in perfetto stile ‘capitani coraggiosi’ che si potevano trovare da Totonno (’i Meniello), alla Punta Bianca.

Un’altra moda riguarda i braccialetti realizzati ‘in proprio’ con il cordoncino di plastica o di cordicella di tutti i colori, detti ‘scoubidou’, ma credo che quella non fosse una cosa prettamente ponzese. All’inizio degli anni ’90 un breve attimo di notorietà l’ha vissuta anche il cosiddetto ‘cappaglio’, incrocio tra cappello e ventaglio: confezionato con i raggi in legno e tessuto di cotone stampato, quest’accessorio se aperto a metà era un ventaglio, mentre aperto del tutto e bloccato con un gancio era un freschissimo cappello. Chissà se qualcuno lo ricorda ancora? Io ne ho uno in fondo a un cassetto: all’epoca si trovavano da “Brezza di mare” su Corso Pisacane, vicino alla tabaccheria D’Atri.

 

Oggi le cose sono completamente cambiate. La maggior parte degli articoli in vendita, salvo qualche rara eccezione, non solo sono uguali al resto d’Italia e del mondo ma sono anche uguali tra di loro: effetto della globalizzazione.
Qualche T-shirt o felpa diversa, ma mi riferisco solo a quelle stampate con il profilo dell’isola o comunque con riferimento a Ponza, si trovano da T-shirt Makers, sul corso, oltre la Punta Bianca, poco distante dalla macelleria-tavola calda.

Mentre l’unico brand originale è la linea “Confinato a Ponza”, della boutique ‘Arietella’, che si trova pochi metri prima, lungo lo stesso corso.
Immagino che questo mio excursus modaiolo sia incompleto e magari poco informato. Invito quindi chi ne sa di più o ricorda altro a completare informazioni e racconto.

Ponza racconta infatti è bella anche per questo: perché fornisce spunti e lega con un ideale fil rouge persone e accadimenti diversi e lontani, sia trattando argomenti frivoli che seri.

 

 

 

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